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Quando penso che Beethoven è morto: andante con brio

Autore: Giancarlo Montalbini
Testata: Lettera
Data: 28 marzo 2012

Mi dicono che confessare la propria ignoranza sia un passaggio ineludibile per migliorarsi e per procedere almeno un po' sulla strada della conoscenza.
Facciamo dunque questo passo.
Non senza vergogna ammetto che, fino a qualche giorno fa, del grande Ludwig van Beethoven conoscevo solo l'Inno alla Gioia e Per Elisa nella versione pop di Alice.
A onor del vero sapevo anche che era sordo e che ha composto diverse sinfonie tra cui l'Eroica e la Patetica, nonché una Messa da Requiem. Ma si trattava di conoscenze frammentarie, buone giusto per qualche quiz televisivo.
Come dite? Mozart e Verdi hanno scritto una Messa da Requiem, ma non Beethoven? Faccio di nuovo ammenda.
E comunque qualcosa è cambiato da quando mi sono imbattuto nel libro di Eric-Emmanuel Schmitt dal titolo Quando penso che Beethoven è morto mentre tanti cretini ancora vivono.... All'interno del libro c'è anche un CD con una scelta di opere di Beethoven a cura dell'autore.
Opzione n.1: accendere l'impianto stereo e mettersi in ascolto.
Opzione n.2: cominciare a leggere e preparare il terreno prima di ascoltare i messaggi mandati da Beethoven.
Personalmente ho scelto la seconda opzione, ho preferito lasciarmi guidare passo passo da un esperto, capace tra l'altro di trasmettere il suo entusiasmo e la sua passione per la musica, per quella musica.
Quella che Schmitt ci racconta è a tutti gli effetti una storia d'amore. Lui che adolescente va a lezioni di piano, scale ed esercizi di scuola ripetuti all'infinito, e poi, quando ha preso confidenza con lo strumento, scopre Beethoven. Il primo bacio non si scorda mai e Schmitt non può dimenticare l'ouverture del Coriolano: "Contrasti, silenzi, la melodia che rumoreggia nei bassi, esita, si lancia, si arricchisce, modula. Da sorgente il rivolo diventa fiume, e il nostro pianoforte si ingrossa fino alle dimensioni di un'orchestra intera. Il cuore mi batte all'impazzata. Ho le orecchie rosse e gonfie, sono emozionato, sudo, respiro a fatica, mi immergo nell'armonia, mi sciolgo nella musica, sono felice".
Non è dato sapere se le note autobiografiche di Schmitt siano o meno autentiche, ma non è poi così importante perché il suo libro rimane comunque in tutto e per tutto un saggio, sulla musica e su Beethoven. Un saggio non per esperti e addetti ai lavori ma accessibile a tutti, anche a chi si avvicina al compositore tedesco per la prima volta, e questo in virtù di un linguaggio tanto chiaro quanto efficace.
Ed è subito evidente che l'uomo Beethoven è tutt'uno con la sua musica, portatori entrambi di un messaggio forte, entusiasmante, che riporta l'uomo al centro della scena, padrone e responsabile delle sue scelte.
"Chi è l'eroe? E' colui che non abdica, che non si astiene mai, che va avanti superando gli ostacoli. Beethoven è un eroe... sa di essere solo un uomo, sa che morirà, sa che il suo udito sta scomparendo e che nessuno vince mai contro la vita, eppure va avanti. Compone. Crea. Fino alla fine. Questo è il coraggio. La caparbietà, l'ostinazione a procedere nell'oscurità, la speranza che in fondo ci sia un po' di luce". Quella luce che, se facciamo silenzio in noi stessi e ci poniamo in ascolto, traspare dalle sue sinfonie.
Schmitt fa seguire questo saggio, che poi dà il titolo al libro, da un racconto nato come monologo teatrale; si tratta di una minuscola perla letteraria che certo regalerà un sorriso al lettore. I protagonisti sono sempre loro, Beethoven e la sua musica, capaci questa volta di trasformare la vita di tre simpatiche vecchiette. Riusciranno a trasformare anche la nostra?
Buona lettura e buon ascolto.