Cari Editori,
Ho appena letto La figlia oscura e anche se capisco e conosco le ragioni per cui l’autore preferisce restarsene a casa sua, sono dispiaciuta; perché questa volta il tema è così importante e affrontato in modo così nuovo che meriterebbe un’attenzione particolare.
Contrariamente a quanto scritto dai lanciatori nei vari articoli, il tema non è quello del rapporto genitori-figli, ma quello della maternità, unico e assoluto. Un tema importante, provocatorio, che va oltre la solita tiritera dell’universo femminile, che appunto, è universo proprio perché le Madri sono le custodi del limite fra il tutto e il nulla. Ho pensato alle Madri del Faust, al grande vuoto che le avvolge: la figlia oscura è una figlia senza madre e la madre è una bambola scomparsa. E’ la disperante condizione che ci avvolge tutti (tutti). La trama è solo un pretesto per descrivere le emozioni, le difficoltà, le durezze che il compito comporta. I personaggi sono invece un collage di frammenti rubati alla vita di tutti i giorni, di sempre, di molte donne, per questo così forti: sono veri costruiti di fatti e anime reali. IL mare e la spiaggia, come in LOST sono il palcoscenico della rappresentazione; uno spazio aperto in cui è facile entrare e prendervi parte. Io che sono mamma e non mamma mi sono riconosciuta più volte.
Leda, che si nasconde agli dei, si trasforma in oca e viene fecondata dal cigno Giove, depone le sue uova da cui nasceranno esseri mortali ed immortali. Leda è la femmina “creatrice” banale e potente, più di un artista.
Saluti a voi, da una vostra affezionata lettrice.
Miriam