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Alla fine di un giorno noioso di Massimo Carlotto

Testata: Unoenessuno
Data: 1 giugno 2011

Mamma mia, che libro!
Non si salva nessuno in questo libro in cui è protagonista quel Giorgio Pellegrini, onesto imprenditore nel veneto laborioso. Ex terrorista e poi infame per uno sbirro corrotto, è riuscito a rifarsi una verginità penale con l'aiuto dell'onnipresente avvocato Sante Brianese.
Uno che conta nella comunità, tanto da arrivare a doventare senatore della repubblica.

Non si salva la politica locale, dedita alle mazzette da spartirsi in festini spesso accompagnati da prostitute di professione.
Non si salvano gli imprenditori: arruffoni, meschini, alla ricerca del modo per fregare la legge. Più dei signorotti medioevale che non onesti cittadini di un paese democratico.

Escort, corruzione, politici e poliziotti corrotti. Escort che il giro di soldi attorno alla prostituzione non si pongono troppi problemi dallo sfruttare colleghe straniere, provenienti dal sudamerica o dalla Cina, per dare un tocco di colore.
Tutto gira attorno alla Nena, il ristorante dalla clientela ricercata che ospita nella saletta "bonificata" gli incontri di Brianese e dei suoi sodali.
Rispetto al precedente capitolo ("Arrivederci amore, ciao"), compare un nuovo protagonista: la ndrangheta, al seguito di qualche politico del nord, che cerca nuovi canali per il riciclaggio. Canali come la ristorazione, appunto. Ndrangheta il cui modo di operare una volta dentro un'impresa, viene spiegato molto bene.

"Vede signor Pellegrini, il Veneto si regge su un blocco di potere definito, composto dalle varie associazioni degli industriali, i padanos, il partito in cui milita Brianese e settori responsabili dei sindacati. Nessuno è particolarmente simpatico all'altro, ma sono le reciproche convenienze a cementare la loro alleanza. Mi segue?" [pagina 169]

Nonostante siano passati 10 anni di "buona condotta", si sia spostato con Martina (ma non abbia affatto perso il vizio di maltrattare le sue donne), Giorgio Pellegrini non ha perso il fiuto.
La puzza del pericolo, quando Brianese "alla fine di un giorno noioso", gli racconta che in un investimento fatto per lui, ha perso i suoi soldi.
Qualcuno, forse Brianese, lo vuole fottere, lo vuole cacciare dalla sua Nena, il suo regno.
Ma non ha fatto i conti con il suo senso creativo per il crimine. Con la sua cattiveria, il suo cinismo.
"Alla fine di un giorno noioso", si rivela tutt'altro che noioso.

Apre il libro la frase, scritta su un muro di Padova "Ruby rubacuori ce l'ha insegnato: fottere i potenti non è reato".
E nel mondo di Giorgio Pellegrini, autentico bastardo, deve aver sposato in pieno questo insegnamento.

"L'avvocato stava tornando in auge ma la prestigiosa carica di governo lo allontanava terribilmente dal Veneto e qualcun altro avrebbe gestito la sua rete di affari. Anche la poitica era un crimine creativo. Ne rappresentava l'eccellenza. Io ne ero escluso, ma avevo deciso di non abbandonare il campo. Ero nato per fottere il prossimo e mi piaceva maledettamente. Mi faceva sentire vivo. Avevo la netta sensazione di aver assorbito l'energia vitale di quelli che avevo eliminato, [..] Ora dovevo guardarmi attorno e costruire nuovi legami, alleanze, complicità. E crescere un politico".