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Una brutta storia

Testata: Corpifreddi
Data: 17 luglio 2012

La straordinaria opportunità che si viene a creare grazie all’organizzazione delle cicliche rassegne letterarie targate corpi freddi sta nella possibilità di scandagliare una vasta e variegata gamma di romanzi di genere italiani, immergendosi in un sottobosco mai così vivo, fertile e palpitante. Il tutto risulta ancora più eccitante e coinvolgente quando ti trovi ad avere a che fare con romanzi di questo calibro, le sorprese che non ti aspetti, vere e proprie mazzate tra capo e collo che ti sconquassano nel profondo.
Piergiorgio Pulixi, giovane talentuoso allievo cresciuto sotto le amorevoli cure e i saggi consigli del maestro assoluto del noir Massimo Carlotto e già membro del collettivo di autori Mama Sabot con i quali ha debuttato nel romanzo “Perdas de fogu”, scritto in collaborazione con lo stesso Carlotto, spicca ora maestosamente il volo solitario con un cazzutissimo, adrenalinico e coinvolgente noir di ampio respiro, un epico kolossal criminale che lo proietta a pieno diritto tra le nuove interessanti realtà del panorama letterario.
La vicenda raccontata è, parafrasando il titolo, “una brutta storia” di corruzione, di odio, di vendetta ma allo stesso tempo, paradossalmente, di coerenti (seppure perversi) codici di condotta, di inscindibili legami familiari, di amore possessivo e viscerale.
Biagio Mazzeo è un ispettore della narcotici corrotto e spietato. Con cinismo, crudeltà e dura imposizione territoriale sta costruendo un impero sotterraneo plasmato sul traffico di droga, sulle rapine, sullo sfruttamento della prostituzione, sul gioco d’azzardo illegale e altri loschi traffici. Insieme alla sua combriccola di fedeli sottoposti che ne seguono in maniera devota le linee di condotta marce sino al midollo, ha formato una vera e propria banda criminale che devasta e guerreggia con la silenziosa complicità dei poteri forti. Nella sua ricerca continua e forsennata del potere Biagio pesta i piedi alla persona sbagliata. Durante una rapina a scopo intimidatorio ci scappa il morto, per l’esattezza il fratello di un leader di una pericolosissima gang cecena, Sergej Ivankov. Il progressivo confronto sino all’inevitabile entrata in rotta di collisione tra le due bande scatenerà una spirale di violenza che ne stravolgerà i destini.
“Una brutta storia” è un romanzo che rimarrà nella mia memoria a lungo. Sono tantissimi i pregi e i punti di forza che lo elevano a opera di grande spessore: dalla deliziosa e potente impronta corale gestita in maniera impeccabile, dal perfetto e strategico congegno narrativo ad orologeria curato in tutte le sue connessioni e ramificazioni, sino alla profonda ed efficace caratterizzazione dei personaggi coinvolti nella vicenda, alcuni davvero indimenticabili. Non era facile gestire tutto questo materiale umano nella corposa economia di un romanzo che rasenta le 450 pagine fitte, garantendo allo stesso tempo scorrevolezza e mantenendo la soglia di attenzione del lettore costantemente alta. Pulixi ci è riuscito alla stragrande.
La scrittura semplice e lineare,  forse non spicca in eleganza ma è tutto sommato funzionale alla storia e alla materia trattata. Se mi è concesso un appunto ho notato che alcuni termini risultano ripetuti in maniera eccessiva, il verbo “sibilare”, per esempio, raggiunge una frequenza  francamente fastidiosa e irritante. Probabilmente anche una leggera sforbiciata ad alcune parti in esubero avrebbero donato se possibile ancora più fluidità al testo.

Significativa e d’impatto la bella cover del romanzo che ci presenta Biagio Mazzeo e Sergej Ivankov nell’atto di fronteggiarsi: due personaggi diversi nelle origini, nelle radici e nel percorso di vita ma, allo stesso tempo, perfettamente speculari nel mantenimento del dominio e nella salvaguardia del branco e della famiglia. Una lode doverosa alla neonata collana Sabot-age, diretta da Colomba Rossi, che con coraggio, professionalità e determinazione sta cercando con un progetto coerente e lungimirante di dare nuova linfa al genere e non.
Molto marcate le influenze dello scrittore, soprattutto dei padri tutelari della scuola hard boiled americana. Pulixi prende molto anche dal cinema poliziesco d’autore. Sarebbe curioso vedere cosa ne uscirebbe fuori da una trasposizione cinematografica ad alto budget.
Belle sensazioni mi ha dato anche l’esperienza umana in occasione dell’incontro con lo scrittore: Piergiorgio Pulixi è un ragazzo dotato, profondo, umile, sensibile. Con grande passione, entusiasmo e fame. E’ forte percezione che ne sentiremo parlare a lungo.

Articolo di Marco "KillerMantovano" Piva"


"Penso che in un certo modo Harris abbia fatto troppo bene il suo lavoro. Ha imparato come manipolare, come spingere sempre oltre il limite e, nel far ciò, è divenuto più duro di alcuni dei tipi a cui dà la caccia."(Denzel Washington alias Alonzo Harris in "Training Day")

Ci hanno abituati, quasi assuefatti, all'idea che dietro alcune divise ( e non solo quelle che rivestono i tutori dell'Ordine ) ci siano individui che per un motivo od un altro, abbiano oltrepassato e giornalmente travalicano quel sottile confine che li separa da coloro che chiamiamo criminali. Banalmente potrei citare una frase di E.Allan Poe, che contiene parte della verità : "Se guardi troppo a lungo nell'abisso anche l'abisso vorrà guardare in te". Parte della verità appunto, perchè personalmente credo che siamo tutti, senza discriminazione alcuna, costantemente in bilico su quella striscia sottilissima e che nessuna "protezione" è veramente efficace quando la vita ti risponde regolarmente di no e la "socialità razionale" vacilla.
Infatti occasionali per perdere quell'equilibrio di bravo ragazzo non basta il carattere, il passato con cui fare i conti o i mille argini creati da professioni di fede ed educazione. E' un'oscurità che cala spegnendo tutte le luci, è un dolore antico che vibra e risuona in una caverna paleolitica.
La notte dell'anima è breve in questi casi ma non ci sarà più un'alba uguale alle precedenti dopo e forse, nessuna. Ma quando non si tratta più di un fatto occasionale ma di un atteggiamento costante?. Se non parliamo di un serial killer o affini allora psicologicamente, per attuare un continuo annichilamento della coscienza ed il superamento della Paura ( quella con la P maiuscola ) ci sono altri fattori che entrano in gioco, primo fra tutti ( a mio parere ) la "condivisione" con altri : Il branco, la gang, la banda , i "fratelli d'armi" , i compagni di merenda. Persone che diventano la famiglia che non hai mai avuto, la tua costante ispirazione e la tua guida e molto di più..l'argine più robusto che tu possa mai "alzare" tra te e l'esondazione di quella solitudine che permea l'esistenza sin dal primo vagito.
Nella nostra "fragilità" una tale appartenenza è l'unico "distinguo" che fà la differenza. Quella dove il bene supremo diventa quello di chi scende con te nell'arena, di chi con il sangue e nel sangue lotta con te.
Tutti gli altri sono come ombre ai limiti dello sguardo, se non sono nemici da distruggere. Lo abbiamo visto nei film , nei racconti di soldati tornati da guerre e battaglie mondiali o del più piccolo angolo del mondo. Lo abbiamo visto accadere nella realtà .
Lo vediamo prendere forma anche negli occhi di Biagio Mazzeo, ispettore della Narcotici, ed i suoi "ragazzi" nel nuovo romanzo di Piergiorgio Pulixi " Una brutta storia".
Biagio ed il suo "clan" sono dei duri, duri più della strada stessa . Manipolano, ingannano, ricattano , alla stregua di quelle che comunemente vengono riconosciute come associazioni mafiose. Uccidono anche, quando serve. Senza quasi nessun rimorso, perchè la banda ed il colpo grosso che Biagio stà architettando sono le uniche cose importanti.
Hanno tutti attraversato quel famoso confine, andando oltre. Quasi ingestibili anche per i loro capi, che sanno, tacciono e coprono, per i "risultati" che la squadra porta, per il decoro dei successi, per la pacificazione delle strade che ottengono con lo stesso metodo di quelli che combattono. Sebbene il "quadro" di manchevolezze e di "abbandono" dello Stato e delle sue più alte istituzioni che dipinge il capo di Mazzeo, Antonello Verri rispecchia la realtà in cui agiscono e devono agire le forze dell' Ordine e sospingono le nostre simpatie di lettori e di ricercatori di giustizia verso la "famiglia Mazzeo ", ci sono momenti in cui ti fermi con la pagina aperta e ti chiedi quando quella sete di giustizia e di ordine, di rispetto e di legalità, sia stata svenduta, mercificata, corrotta da una sete più grande, quella di potere e ricchezza. Il colpo grosso, infatti, non sembra essere che questo, un modo per dettare definitivamente legge sulle strade della droga e raggiungere la ricchezza vera. Se anche comprensibilmente mossi, ognuno, per "sistemare" i propri affetti, viene da domandare dov'è la differenza tra i "buoni" ed uno come Sergej?
Perché ora, proprio nel momento in cui il gioco dovrebbe dare i frutti definitivi, giunge il "coperchio" che il diavolo non sa fare: Sergej , il boss della mafia russa il cui fratello è stato ucciso, per sbaglio, in una rapina organizzata proprio dai nostri. Sergej , l'altra faccia di Biagio Mazzeo.
Un bel romanzo questo di Piergiorgio Pulixi, una scrittura che avvolge e coinvolge, oserei dire "cinematografica".
Li "vedi " i suoi personaggi, li ascolti parlare, senti i loro pensieri come se scorressero sul gobbo di un film muto.
Li hai già incontrati, li hai "odorati" al  margine di una realtà che sai esistere e che speri non ti tocchi mai.
Li hai guardati negli occhi mille volte, sui giornali, allo stadio, sulle strade nel lampeggiare blu delle sirene.
Quello che leggi in queste pagine è qualcosa che sai al margine della coscienza, eppure sei "costretto" comunque ad interrogarti, a domandarti cosa e come faresti se quella divisa la indossasti tu.
Cosa comporterebbe nelle tue mani quel poco di potere e quante mani, invece,  con ben più grandi risorse  e ancora più grandi ombre nelle loro coscienze potranno continuare a varcare quel confine senza pagarne mai il prezzo.

"Ma voi pensate che spaccare la faccia alla gente sia una cosa che mi piace ? Prima di decidere chi sono gli innocenti e i colpevoli, dovrebbe almeno chiedersi come funziona. Il lavoro della celere. Ma in quei momenti hai il cuore che te batte forte, l'adrenalina che sale... a mille, la testa che te rimbomba che sembra che te va a scoppià dentro il casco non senti niente. Hai solo i tuoi fratelli accanto... Solo su i tuoi fratelli puoi contare." (Cobra – dal film “Acab”)