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Simi e il suo insospettabile manipolatore ne "La notte alle mie spalle"

Autore: Valerio Cattano
Data: 4 agosto 2012

Giampaolo Simi, originario di Viareggio, è fra gli scrittori a cui non sono mancati riconoscimenti. “Il buio sotto la candela” si è aggiudicato il premio Savarese; “Direttissimi altrove” e “Tutto o Nulla” (2001) sono arrivati in finale al premio Scerbanenco;  “Rosa Elettrica” è stato fra i romanzi finalisti del Premio Fedeli. Insomma, forse in un Paese in cui si legge di più, Simi sarebbe fra i narratori più apprezzati, perché la sua dote è quella di saper raccontare, attraverso i personaggi, gli aspetti malati della società.  Vi proponiamo una parte dell’intervista già pubblicata su www.toscanalibri.it  ed anche www.sienalibri.it con cui Donnareporter ha un rapporto di collaborazione nello scambio di interviste ed articoli.

Il protagonista del suo romanzo si chiama Furio Guerri; lo può descrivere?
“Distinto, riservato, un ottimo venditore, uno con le idee chiare, che ispira fiducia. Ma soprattutto un manipolatore. Così attento alle debolezze degli altri da sottovalutare le proprie”.

Riporto dalle note di copertina ancora in riferimento al protagonista: Adora stringere il guinzaglio, solo per avere il potere di esercitare la propria forza, con voluttà. A questo si somma la frustrazione e la pressione sociale della provincia. Insomma, dalla città alla campagna, la violenza la fa da padrona?
“Parlerei piuttosto di ossessione del controllo. Se gli altri fanno quello che lui desidera, se il mondo rispetta quello che lui pensa essere l’ordine delle cose, nessuno si farà male. Furio Guerri non è un violento e neppure un sadico. Non pratica abitualmente la violenza e infatti, quando infine lo fa, non sa padroneggiarla. È una caratteristica ricorrente di tanti episodi di violenza domestica, quotidiana”.

Nel romanzo “Rosa Elettrica” il personaggio principale era una poliziotta, stavolta ha scelto un predatore. Come si prepara nel delineare figure così diverse?
“Mi documento, naturalmente. Ma la cosa principale è afferrare la nota dominante del personaggio, l’asse portante da cui partono le sfumature. Infine c’è una cosa fondamentale: Rosa, la poliziotta, non sarebbe così interessante senza Cociss, il giovane boss suo antagonista. E così Furio Guerri: sono i personaggi che lo circondano a ritagliarlo in maniera nitida, a farlo diventare qualcuno di cui raccontare”.

C’è stato qualche episodio di cronaca italiana che l’ha influenzata nella costruzione della trama?
“C’è stato un episodio reale che mi ha raccontato mia sorella. Ma se lo dico qui, svelo un po’ troppo della trama”.

Lei ha partecipato alla raccolta “Crimini” assieme a coloro che sono considerati i migliori autori di genere; vuol dare un parere sullo stato di salute del noir italiano?
“Se per noir intendiamo romanzi che giochino su innovazioni strutturali e su un timbro originale della scrittura, mi dispiace, temo che il noir sia in agonia. Se nel noir racchiudiamo invece i thriller all’americana e il giallo della torbida e sonnacchiosa provincia, allora sta benissimo, è in cima alle classifiche”.