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Capelli blu

Autore: Cecilia Oliva
Testata: Gli Amanti dei Libri
Data: 24 ottobre 2012

Capelli blu è un libricino di poche pagine, ma subito invitante: a partire dal titolo così bizzarro e dal disegno di copertina che, di un colore blu uniforme, privo di spessore, ci comunica immediatamente un’ aria di irrealtà. Così come in un sogno ci vengono forniti elementi reali che abbiamo immagazzinato nelle ore di veglia ma del tutto straniati, allo stesso modo la  narrazione sembra comporre elementi eterogenei, raccolti in condizioni di normalità ma ambiguamente trasfigurati e miscelati.

Un temporale in arrivo, la lampadina dell’ascensore che si fulmina, il commesso di un discount che torna a casa, una ragazza riversa davanti al suo portone. Ha un volto noto, ma i capelli sono blu. Il tutto condito con una vecchia canzone di Celentano come sottofondo.

« “[…] Ora è così, vado a letto, e dopo tre o quattro ore mi sveglio e non dormo più. Mi prende lo stomaco, non so, mi viene quasi da piangere, sarà lo sfinimento, non credo ci sia chissà quale motivo”. “Più probabilmente c’è qualcosa che non riesce a mettere a fuoco, uno scoglio a fior d’acqua che non si vede, ma che può mandare a fondo”.» (p.50)

La sensazione è esattamente quella suggerita dallo psicologo a Jilium, il nostro protagonista commesso di discount: in quella che sembra una qualsiasi trama da romanzo giallo, non riusciamo a mettere a fuoco qualcosa, che ha tutta l’aria di non essere un particolare irrilevante. Chi è la ragazza trovata sul portone di casa? Perché il suo volto ricorda qualcuno? È viva o morta? Ma  soprattutto, perché ha i capelli blu? Ecco allora che il giallo si tinge di noir. Attraverso una narrazione frammentata,che non segue la linearità del tempo, cogliamo un’atmosfera che via via si incupisce e l’interiorità turbata di un protagonista in crisi, che non sa più riconoscere il proprio centro. Perennemente sul punto di essere incastrato (o di incastrarsi goffamente con le proprie mani) Jilium è il perfetto antieroe del noir che, in coppia con l’amico Alvaro, riesce però a regalarci il gusto di molte ironiche risate.

« “Io non vorrei dire nulla, sei tu ad averlo detto: e se la ragazza fosse stata ancora viva e io l’avessi riaccompagnata a casa?”

“E tu non distingui una morta da una viva?!”

“Forse è lì che la memoria mi tradisce!” ». (p. 95)

Con il suo romanzo d’esordio Valerio Nardoni ci offre una lettura divertita e divertente, ma che allo stesso tempo ci lascia un filo di inquietudine. Come quando la mattina al risveglio ricordiamo solo poche immagini stralunate e non sappiamo dire se è stato un sogno o un incubo. Oppure quando ci svegliamo, chissà perché, con un motivetto in testa. Magari una versione nebulosa di una vecchia canzone di Celentano che fa così: Tu che piangi non sai che le trenta donne del West hanno il viso che hai tu! Quelle donne sei sempre tu… E di notte quando sogni di me non svegliarti ma continua a sognar…