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La notte dell'oblio

Autore: Serena Agresti
Testata: Flanerì
Data: 26 ottobre 2012

Ancora leggi razziali, delazioni, forni. Ed è giusto. È giusto che se ne scriva e che se ne legga perché noi dimentichiamo troppo facilmente. L’uomo ripone il (mis)fatto nella casella storica e va avanti. Intanto, dopo sessant’anni appena, sentiamo di movimenti xenofobi e partiti estremisti che si diffondono in Europa in maniera sempre più preoccupante.
Il nuovo libro di Lia Levi La notte dell’oblio, edizioni e/o, narra la scelta del silenzio di una madre, Elsa, che si reinventa sarta nella Roma del dopoguerra, ma che, per tutelare le figlie e il ricordo del coniuge, decide di nascondere loro la verità sull’arresto del marito Giacomo, tradito dal commesso italiano interessato al loro negozio di stoffe. Purtroppo però, la storia non concede sconti e torna intempestiva a turbare la quiete fragile di questa famiglia. Dora, la figlia minore, «colei a cui è mancato il tempo per crescere piano come fa un tronco che pensa lentamente», meno bella della sorella Milena, ma più viva e consapevole inizia a sentirsi finalmente parte del mondo quando si innamora di Fabrizio, figlio del delatore. Dora esplode e grida tutta la sua rabbia nell’impossibilità di ottenere giustizia, rompe «l’allucinata quotidianità» e il silenzio, quello che «trasmetteva una specie di dolore arido che sbarrava l’ingresso ai sogni». L’amore puro e fiducioso fra due giovani innocenti si rivela impossibile.
Una tragedia moderna, senza scampo come quelle antiche, causata dal bisogno di dimenticare il dolore e la sopraffazione totale subita da un popolo che si vergogna e dall’urgenza di una riappacificazione nazionale suggellata dall’amnistia di Togliatti per tutti i reati commessi dal ’43 alla fine della guerra. L’Italia, che ha tradito e fa capolino dalle spalle della Germania assassina, rimuove e non racconta col rischio incombente dell’oblio e intanto vittime e carnefici vivono negli stessi edifici e percorrono le stesse strade.
Un libro subito coinvolgente che scorre placidamente, ma con la tensione avvincente di un thriller. Lia Levi conferma la grande capacità di narrare, quasi con leggerezza, le verità di un periodo terribile che ha visto con i suoi occhi da bambina, che ha rielaborato da adulta e che trasmette senza pedanteria.