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Preghiere notturne

Autore: Gustavo Valle
Testata: Internazionale (El Clarín)
Data: 1 febbraio 2013

I viaggi, i trasferimenti, l’esperienza dell’alienazione in città remote o abbastanza singolari da lasciare nei personaggi il segno di un abisso soggettivo; individui che sembrano sradicati non solo dal loro paese d’origine, ma anche dalla loro dimensione più intima; soggetti che si barcamenano spesso tra mondi marginali o di frontiera. I romanzi di Santiago Gamboa sono generalmente costruiti a partire da questo materiale umano altamente infiammabile. Preghiere notturne non fa eccezione e conferma che l’universo romanzesco dell’itinerante e del limitrofo ha – e non poteva essere altrimenti – la Colombia e la sua realtà politica e sociale come perno attorno al quale ruotano i conflitti, le sventure e, in modo un po’ fantasmatico, le illusioni dei personaggi.

La Colombia di Álvaro Uribe è l’oscura forza gravitazionale di questo romanzo in cui l’amore fraterno convive con le reti della prostituzione, e le marce per i desaparecidos con la corruzione del governo militarista. Gamboa non risparmia severe critiche addentrandosi nell’universo di complicità tra paramilitari, polizia ed esecutivo e getta luce su un paese che si è svegliato dall’incubo del narcotraffico per ritrovarsi in quello, molto più camuffato, della guerra sporca contro la guerrilla.

Juana e Manuel Manrique sono figli di genitori analfabeti appartenenti all’umile classe media di Bogotá che considera Uribe un vero e proprio messia. I gesti dell’idolatria, il patriottismo a buon mercato e l’apologia dalla mano pesante costituiscono l’atmosfera familiare dalla quale i due fratelli scapperanno a gambe levate. E in questa fuga, che è un doppio salto nel vuoto, si dipana una trama intricata che include una sparizione e una ricerca, un nefasto processo a Bangkok, postriboli nelle strade illuminate dai neon di Tokyo e un piano di evasione da una Teheran asettica. In mezzo a questo turbinio di eventi, il console colombiano a Delhi (palese alterego di Gamboa, che ha lavorato nel servizio diplomatico in India), presta l’orecchio ai racconti di Juana e Manuel.

Il tutto termina, come vogliono le leggi della fiction, con il dramma dei due che il console rifiuta di riconoscere ma che invece appartengono alla stessa tragedia nazionale.