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Massimo Maugeri. Trinacria Park

Testata: L'Estroverso
Data: 27 marzo 2013

Come vivi il tuo tempo?

Per quanto riguarda la ripartizione del mio tempo, posso dirti che non ho “tempi morti”… altrimenti non riuscirei a fare tutto ciò che faccio (tra impegni famigliari e lavorativi, scrittura, blog, programma radiofonico, collaborazioni con i quotidiani, ecc.). Non sempre è facile… e spesso a pagarne le conseguenze sono le ore di sonno. Insomma, se dovessi vedermi sbadigliare è perché sono stanco… non certo annoiato.

Cosa ti aspetti dalla scrittura?

Per me la scrittura è la massima forma di libertà. Non ci rinuncerei per nulla al mondo. Per questo scrivo solo ciò che mi va di scrivere, senza essere tentato di seguire possibili mode o roba del genere.

Com’è nata la tua passione per lo scrivere?

Com’è nata, non saprei. Ma posso dirti che scrivo fin da quando ho imparato a tenere in mano una penna. So che è una considerazione banale, ma è la verità. Ho scritto più di un romanzo su anonimi quadernetti a righe, quand’ero ragazzino. Roba illeggibile, a guardarla adesso, e che farei bene a eliminare in maniera definita.

Cosa significa, oggi, fare lo scrittore?

Continuare a rimanere fedele al concetto di libertà a cui facevo riferimento prima. Una libertà che ti consente di viaggiare. In fondo la scrittura è una forma di viaggio pionieristico. Sei il capitano della nave e l’unico membro dell’equipaggio. E pure l’unico passeggero. Poi, uno dopo l’altro, fai salire a bordo i tuoi personaggi. E lì comincia l’avventura. Non sai bene dove (e se) approderai. Quando poi il viaggio si conclude, provi un immancabile senso di nostalgia.

Qual è il messaggio cardine del tuo nuovo romanzo “Trinacria Park”?

In verità non c’è un messaggio. O se c’è, spero possa coglierlo il lettore. Quel che posso dire è che, attraverso questa storia, ho cercato di raccontare la nostra contemporaneità (con tutti i suoi paradossi e le sue contraddizioni). Ho cercato di farlo in maniera alternativa, accogliendo nella trama elementi mitologici in un contesto ultramoderno. Mi piace pensare a “Trinacria Park” come a un romanzo visionario, ma al tempo stesso lucido; metaforico, ma pure fortemente concentrato sulla realtà.

Qual è, dunque, il tema forte di “Trinacria Park”?

Senza dubbio quello della “menzogna”… che poi è uno dei temi forti della collezione Sabot/age delle edizioni e/o (che accoglie anche questo mio romanzo). Sul progetto di costruzione e sulla successiva realizzazione di questo enorme parco tematico che sorge su un’isoletta siciliana si accavallano grumi di bugie e si contrappongo interessi diversi (spesso opposti). Nel presentare la collezione Sabot/age, Massimo Carlotto (che ne è il curatore) ha affermato che “non c’è aspetto della nostra vita “sociale” che non sia infettata dalla menzogna. Addomesticare la verità non è una novità in questo Paese, in fondo ci siamo abituati a convivere con la menzogna e a non credere più a nulla”. Poi Carlotto ha aggiunto che “la letteratura è uno strumento straordinario per raccontare tutto questo e oggi iI noir non può più essere considerato lo strumento per eccellenza, l’unica lente d’ingrandimento. Ogni genere letterario può e deve essere in grado di farlo. Sabot/Age nasce con questo spirito. Raccogliere voci, scritture, storie di qualità per dare spazio a una narrativa senza steccati di genere ma aperta ai contenuti”. Ecco, credo che “Trinacria Park” vada proprio in questa direzione.