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Tesori nascosti

Autore: Natalia Aspesi
Testata: Elle
Data: 16 ottobre 2007

Il titolo è dei più misteriosi e meno accattivanti, L’eleganza del riccio: eppure il secondo romanzo di Muriel Barbery, francese, 38 anni, docente di filosofia, è tra i più esilaranti e straordinari degli ultimi anni.

Luogo: un palazzo elegante in una delle vie più eleganti di Parigi, abitato da otto famiglie facoltose. Personaggi: Paloma, ragazzina dodicenne di superdotata intelligenza, figlia di un importante deputato ed ex ministro, di famiglia snob, che progetta il suicidio al compimento del 13° anno. Renée, portinaia del lussuoso caseggiato, 54 anni, che così si descrive: “Sono vedova, bassa, brutta, grassotella, ho i calli ai piedi e se penso a certe mattine autolesionistiche, l’alito di un mammut”.

Cosa hanno in comune la ricca ragazzina e la miseranda portinaia, oltre a vivere a livelli ben diversi nello stesso lussuoso caseggiato? Tutt’e due interpretano perfettamente il ruolo che viene loro richiesto, adolescente mediocre uguale a tutte le altre, portinaia incolta e un po’ tonta che incarna ogni pregiudizio sociale sulla sua condizione. Tutt’e due per vivere felici e non integrarsi agli altri, nascondono la loro raffinatezza di pensiero, la loro erudizione.

Paloma detesta della sorella maggiore la cultura fredda e banale, della madre quella prevedibile e inutile. Renée per non destare sospetti fa finta di guardare la fiction televisiva, in realtà ascolta Mahler, il suo gatto si chiama Lev da Tolstoi, va pazza per i film di Ozu e tra sé e sé confuta la fenomenologia di Husserl e rabbrividisce a ogni strafalcione grammaticale dei suoi ricchi e laureati inquilini, che non la vedono, non la salutano e si rivolgono a lei sprezzanti solo per incombenze servili. Ma lei ciabattando e apparentemente di malumore, come richiede il suo ruolo, li giudica in silenzio, a uno a uno, nelle loro meschinerie e presunzioni. Sarà un nuovo inquilino che occuperà l’appartamento di un odioso critico gastronomico defunto, a smascherarla: un giapponese finissimo dal cognome fatale, Ozu come il grande cineasta, che conosce il concetto di “wabi”, che vuol dire “forma nascosta del bello, qualità di raffinatezza mascherata di rusticità”.

Muriel Barbery dedica il romanzo all’amato marito Stéphane, sociologo, con cui dice di averlo scritto: vivono in un paesino vicino a Bayeux, detestano la notorietà. E se il primo romanzo, Una golosità, pubblicato da Garzanti, non ha fatto scalpore, questo in Francia ha venduto quasi mezzo milione di copie. Renée e Paloma riescono a contrabbandare la massima erudizione, le letture colte, il cinema di élite, le teorie filosofiche, senza la minima pedanteria, senza che il lettore se ne accorga, divertendolo sommamente.