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Meglio non destare le Gorgoni

Testata: Elio Paoloni
Data: 28 aprile 2013

Il romanzo comincia su un traghetto e su un traghetto finisce. Il ferribò, la vera casa delle femminote che campeggiava nell'Horcynus Orca di D'Arrigo, rappresenta il limbo della condizione siciliana: navicella della speranza e barca di Caronte, il traghetto marca e annulla nello stesso tempo la distanza dall'isola. E' la camera di compensazione che consente ai siciliani l'elaborazione dell'abbandono e del ritorno. Quando mettono piede a terra arriva l''effetto isola', così Maugeri definisce quel disorientamento che è amore, nostalgia, senso di colpa e altro ancora, qualcosa che impedisce di essere "moderni ed efficienti". Modernità ed efficienza sembrano essere profusi nel progetto  Trinacria Park:
 
non si tratta di una semplice Disneyland collocata in Europa ma di un’isola intera adibita a superparco tematico, un isoletta che ricalca perfettamente, tra location ricostruite ed Etna posticcio, l’isola vera che si intravede in distanza. Ho detto vera e mi correggo: forse anche l’isola grande è falsa, è un’invenzione, che occorrerebbe liberare - come dice Valerio Evangelisti in prefazione - "dalle 'incrostazioni menzognere che si sono accumulate sull''isola inesistente' nel corso di decenni se non di secoli".
 
Megalomania, speculazione e delirio mediatico (vedi la ricostruzione dal vivo della strage di Portella della Ginestra) si intrecciano in questa Torre di Babele coinvolgendo una congerie di furfanti, di mentitori, di impostori. Ministri o presidenti di regione, attori famosi e attori cani, registi e aiutoregisti, giornaliste e produttrici, ingannano, si ingannano e vengono ingannati. Non è la Mafia a dominare questo affresco, anche se mafiosi possono definirsi i comportamenti dei molti protagonisti: l’ingenuo terrorismo localistico si intreccia con quello ben più virulento dei grandi poteri sovranazionali in uno scenario apocalittico che ha l’apparenza del thriller fantascientifico ma i tratti granguignoleschi dell’opera dei pupi.
 
Cosa mi ha fatto pensare al Nashville di Altman? Qualche bicchiere di troppo? Forse. Ma a un certo punto ho avvertito che, come nel film, l’intersecarsi di queste storie riguarda una realtà marginale, provinciale, ipocrita e perdente, che si rappresenta sul palcoscenico, intrecciandosi con la politica, per assurgere a grande evento, una autocelebrazione da baraccone che diventa però una grande metafora, finendo per assumere accenti epici, quasi suo malgrado, di fronte all’assassinio politico. Anche in Trinacria Park scorrono aspirazioni, velleità, business, farse, equivoci e tragedie, anche qui la pacchianeria ‘mericana’ la fa da padrona: se l’evento di Nashville aveva per sfondo la copia del Partenone costruita al Centennial Park, la little sicily di Maugeri riproduce i templi di Siracusa. E la giustapposizione di voci, dialoghi, rumori non è così lontana dall’overlapping di Altman. I capitali per la realizzazione del parco, poi, manco a dirlo, sono americani.
 
Tra le falsità che marcano questa storia spicca la bufala del ritrovamento di un antico poema sulle Gorgoni. Ma le Gorgoni imprudentemente evocate paiono davvero incarnarsi nei personaggi del romanzo e, nell' ambiguità del mito, nella sua insondabilità, finiscono per rappresentare l'unica verità possibile, quella della sconfitta e della distruzione. Senza nessun Perseo all'orizzonte.