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Camus nel narghilè

Autore: Elio Grasso
Testata: Pulp
Data: 19 luglio 2013

A caccia di Camus. Ad Algeri il professar Nabil, fino a quel momento (siamo oltre la metà del romanzo) insegnante di liceo placido e incapace di spasmi, non ha che un leggero fastidio alla rivelazione che suo padre (appena morto) non è il vero padre ma un surrogato di Camus, lo scrittore francese, unico ad aver ingravidato sua madre. Ma in questo capitolo Nabil raggiunge la fascinosa Sarah, collega scolastica che si rivelerà vivacemente disinibita, per unirsi a lei in una cena metafisica e galoppante, smaltata e sexy. Qualcosa di inaudito per lui, che dichiara d'essere innamorato della moglie, anche se in preda ai sudori e ai vapori del terzo whisky, mentre fronteggia con un certo humour la splendida fanciulla. Lei beve Martini e sparge tutto attorno il fumo del narghilè: nessuno può resistere. l discorsi politici e letterari, la situazione algerina, un passato che pesa, uno scrittore diventato il mito di folte generazioni, il torpore dato dall'alcol, le frasi atte a sedurre senza ritegno alcuno, l'atmosfera che circonda il locale Le T argui, indeboliscono ogni resistenza. Lo charme, dice Sarah furbescamente citando Clamence, «è sentirsi rispondere di sì senza aver fatto alcuna domanda chiara». E dunque il mistero algerino viene indossato dalla coppia che torna a esplorare gente e case senza nulla sapere dell'esito finale, tranne la meravigliosa sensazione data da un atto seduttivo andato a segno. Nessuna rivelazione certa, lo stesso Nabil evita di confessare che il figlio adulterino potrebbe essere lui invece di un supposto amico. Ma non si lascia catturare dall'amore o dall'ingordigia carnale, il ritorno dalla moglie riporta la storia nei binari consueti e opportuni. La marea spirituale termina quando il potente mujaheddin Hagg Bazooka rimette in sesto il proprio protetto, promuovendolo preside e raccontando le gesta del padre morto, che ridiventa il "vero" padre. Ma la verità resta sospesa, e qui sta il fascino del romanzo, che proprio nella seconda parte prende il volo con una storia ricca di tutta la spessa nostalgia per un paese che sembra tornato al decennio in cui lo scrittore "francese" d'Algeria, Camus, passava per quelle vie. Mietendo belle donne, rude lui profumate esse.