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La voce di Rachel e quella dell'orco

Autore: Maurizio Bono
Testata: La Repubblica - Almanacco
Data: 8 marzo 2008

Celia è la simpatica e spiantata madre single di una bambina brillante e di insolita multirazziale bellezza. Di Rachel, 9 anni, nel quartiere di villette a Cabbageville, Toronto s'innamorano a prima vista vicini di casa, reclutatori di baby-modelle, amiche e amici di mamma. Ma anche un orco del quartiere accanto, l'infelice e laido Ron, riparatore di elettrodomestici e collezionista di vecchi aspirapolvere, frequentatore abituale delle scuole all'ora della campanella, binocolo in mano dentro il furgone parcheggiato dove non dà nell'occhio.

Abituati come siamo a quintali di telefilm su delitti sessuali e squadre "crimini speciali", sembra un déja vu. Ma con Barbara Gowdy non si sa mai: è la scrittrice abbastanza abile da aver narrato una storia di branco dal punto di vista di un'elefantessa (Osso bianco) e una passione erotica dalla testa di una ragazza necrofila impiegata alle pompe funebri (dal suo racconto era tratto 10 anni fa il film Kissed).

Qui applica il suo virtuosismo (memore delle grandi canadesi Atwood e Munro) a un progetto anche più spericolato: a capitoli alterni, stare alle spalle della madre in angoscia nelle lunghe ricerche della figlia rapita, del pedofilo in lotta coi propri demoni per non passare il confine tra ladro di bambini e stupratore, della tossica e disperata fidanzata di lui e della piccola vittima chiusa nel seminterrato con casa di bambole e peluche.

La parte di Ron è così disturbante da far dire al Guardian che se l'avesse scritta un uomo sarebbe già nella lista nera dell'Interpol. Gowdy se la cava sostenendo che l'empatia, specie buona di amore come tra gli elefanti, alla fine vince anche le perversioni. Ma non prima di aver suggerito con buoni argomenti che l'amore è letale quanto l'odio, e il male non meno pauroso quando, anziché galoppare per le lande mitiche e selvagge di Cormac MacCarthy, trotterella goffo nell'ombra del giardinetto sul retro.