Login
Facebook
Twitter
Instagram
Newsletter

Macadàm

Autore: Stefano Bartezzaghi
Testata: La Repubblica
Data: 13 ottobre 2013

Al Padre dei nomi Paolo Teobaldi aveva intitolato un romanzo, pacato e acuto come lo sono tutti i suoi (e come lo sono pochi altri, nella tradizione italiana). Era la storia di un uomo che di mestiere conia nomi per i prodotti. Ma tutti i padri sono padri di nomi, e tutti i figli sono figli del nome paterno: nomi e padri rimbalzano in tutta l'opera di Teobaldi. Ora esce Macadàm (edizioni e/ o). Il protagonista è un cantoniere, figlio di cantoniere, e come già il padre viene soprannominato Macadàm. È la ghiaia compressa della pavimentazione stradale, dal nome dell'ingegnere scozzese che la inventò. Teobaldi non scrive parole: le adotta, le alleva e le accudisce così quando viene il momento di impiegarne una risponderà docilmente alla chiamata dello scrittore. Per un romanziere come Teobaldi, i nomi propri sono allora parole specialissime, perché la loro scelta è libera da vincoli dizionariali. In Macadàm il festival onomastico incomincia all'ingresso del romanzo di Teobaldi, dove il lettore trova due epigrafi: un brano dell'Adalgisa in cui Gadda spiega l'origine di «macadam» e una dedica dell'autore: «Alla memoria di mio padre, Washington Teobaldi, falegname e narratore».