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Il triste tramonto della libertà sessuale

Autore: Elena Stancanelli
Testata: RSera
Data: 29 ottobre 2013

«C'era una donna nell'Albania molto famosa per la sua bellezza. Arrivò un giovane dall'America, molto bello, snello e biondo e voleva farle la corte e le disse "Io t'amo perché tu mi ricordi una cugina che amavo quando andavo a scuola. Tu mi ricordi anche un'attrice che ho sempre adorato. Io ti amo. Mi vuoi sposare?". La ragazza albanese tirò fuori una pistola dallo stivale e gli sparò.»

Quanto è brava, allegra divertente e leggera Anais Nin. Questo brano è tratto da Collages (edizioni e/o), un romanzo a episodi, in cui i protagonisti, Renate e Bruce, se ne vanno in giro per il mondo a rimorchiare uomini e donne. Spassandosela, ascoltando storie, amandosi in quel modo spregiudicato e incolpevole che non esiste più. Non solo nella vita, ma non esiste più neanche come fantasia. Persino i romanzi erotici/pornografici di ultima generazione, quelli che riempiono le classifiche descrivendo parafilie e paranoie sessuali, sono pieni di gelosie, morbosità. Se due persone di qualsiasi sesso si amano, perché ci sia eccitazione deve esserci l'angoscia, il senso del possesso.

Forse possiamo dirlo, la liberazione sessuale è tramontata. Non il sesso diffuso e promiscuo, ma la libertà. Dagli anni sessanta, quando Anais Nin scriveva e si intrecciava allegramente con Henry e June Miller e il bellissimo Lawrence Durrel, siamo diventati più paranoici e meno curiosi. Abbiamo messo insieme sesso ginnico e coppie chiuse: boom!

Perché? Ci sono infinite ragioni, ovvio. Ma una in particolare mi interessa: l'ossessione dell'unicità, quella per cui la donna albanese di Anais Nin spara al suo spasimante. Essere unici per qualcuno, diversi da tutti, speciali.