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Fuga per Totti. Da un Cpt

Autore: Massimo Ciuchi
Testata: Gazzettadellosport.it
Data: 18 marzo 2008

In un romanzo che sa molto di cronaca, la storia di una ragazza iraniana (e di sua madre) in fuga verso la Francia. Su tutto la passione per il pallone, affinata in patria, che diventa l'occasione per parlare di cose molto più impegnative: amicizia, razzismo e solidarietà

“Davanti a me e alla mia nuova amica sedici incapaci seguono un pallone, in uno dei campi di calcio più sgangherati che abbia mai visto. Due lati del campo coincidono con il muraglione di cinta, su cui è montata una rete che impedisce di scavalcare ma che torna utile anche per evitare che la palla esca in strada. Una porta è disegnata con il gesso nel pezzo di muro più corto, l’altra, in mezzo al piazzale, ha invece come pali due segnali stradali e per traversa un filo per stendere. Uno dei cartelli è quello di senso vietato, il che mi pare un ottimo auspicio”. Preoccupante la precisione cronistica dell’autore, a suo tempo presidente di Amnesty International Italia (e ora direttore delle comunicazioni di ActionAid), uno al quale, evidentemente, piace il calcio. Ma alla sua maniera, come già aveva fatto con “Diritti in campo-Storie di calcio, libertà e diritti umani”, un viaggio tra Argentina, Brasile, Romania, Jugoslavia, Sierra Leone, Iran, Ruanda, Congo, Russia e Italia. Paesi diversi, lontani, per raccontare un calcio inedito: otto storie di resistenza e di ribellione, dove i temi della libertà e della difesa dei diritti umani si intrecciano con famosi eventi calcistici. Preoccupante, dicevamo, perché in questo libro, a cominciare dal titolo, si parla molto di calcio, anche se il calcio diventa solo il mezzo per raccontare di cose più serie, visto che “Centro permanenza temporanea vista stadio” è la storia di due donne iraniane, la giovane Sharmin e la madre, dirette in Francia nella speranza di poter riabbracciare il padre, esiliato a Lione. Le due donne, però, devono prima sperimentare sulla loro pelle la reclusione (anche se il termine burocraticamente ufficiale dovrebbe essere “ospitalità”) nel Cpt (Centro di permanenza temporanea) di Orbassano.

PASSIONE - Ma Sharmin – una fanatica del calcio al pari di tantissime altre donne in Iran (sorpresi?) – vive la drammatica situazione anche come un'opportunità: quella di conoscere il paese dei campioni del mondo e delle superstelle come Totti. Scoprirà un universo dominato da una passione che ben presto la contagerà, ma comunque molto diverso da quello che si immaginava. La storia di Sharmin si intreccia con quella di Lucia, avvocatessa interessata ai temi dell'immigrazione. Anche lei considera Torino come una tappa nel suo percorso di vita sebbene, al contrario di Sharmin, non abbia affatto chiara la sua destinazione finale. Coriandoli di una vita difficile che Daniele Scaglione, tifoso del Toro, fa ruotare attorno a diversi appuntamenti calcistici. Tutti immaginati dentro l’anima di un romanzo che è però cronaca degli ultimi anni. Una ragazza iraniana appassionata di calcio? Certo. A cominciare da quella partita, vista in tv, del Mondiale ’98 in Francia (21 giugno), giocata, guarda un po’, proprio allo stadio Gerland di Lione, in cui l’Iran battè Satana, pardon, gli Usa per 2-1. E poi la festa, e che festa!, dell’8 gennaio 2003 (qui un po’ di cronaca l’aggiungiamo noi) quando a Teheran, il Peykan (significa "freccia" in farsi, la lingua iraniana), ospitava il Barq di Shiraz, e il manager del Peykan ottenne che un gruppo di donne potesse assistere alla partita, sia pure in un settore distinto e riservato. Fondamentale per quella iniziativa sembra sia stato il fatto che i tifosi del Peykan – da dove, poche settimane fa, è “scappato” l’ex interista Taribo West che voleva fare “anche” il predicatore… –, non usassero un linguaggio scurrile. Sharmin c’era a quella partita - “Una cosa incredibile: ero entrata in uno stadio della Repubblica Islamica dell’Iran, seduta sulle gradinate a vedere una partita di calcio!”) -, così come la passione si gonfiò grazie alla televisione satellitare: “Abbiamo visto Beckham passare dal Manchester al Real Madrid. Henry arrivare all’Arsenal, Ronaldo spaccarsi la gamba e gonfiarsi come un’oca all’ingrasso, una squadra di sfigati ceceni vincere la coppa di Russia, la Grecia dare una ripassata a tutti gli squadroni europei, il portiere del Portogallo segnare un rigore, Ronaldinho giocare divertendosi come un matto”.

TORINO – Dall’Iran, dove uno dei giocatori più ammirati era Ale Del Piero, alla grande fuga. Fino all’Italia, fino a Orbassano. Per un'altra fuga ancora più grande, una domenica pomeriggio, per andare all’Olimpico (“ma com’è piccolo!, nello stadio di Teheran ce ne stanno dieci di campi così…”) a vedere i granata perdere contro la Roma dell’idolatrato Francesco Totti. Anche qui, sino alla conclusione positiva della fuga di Sharmin e della mamma verso la Francia (scontato?) solo l’occasione per parlare d’altro: un’avventura in cui, col pallone, si mescolano razzismo, crudeltà della burocrazia e solidarietà femminile. E cronaca giornalistica. Quella che “La Stampa” (secondo il romanzo) racconta per un’altra fuga dal Cpt: in 7, poi presi dai carabinieri e riportati a Orbassano malconci, dopo una tappa al pronto socorso, manche fossero finiti su uno dei voli segreti della Cia. E in ogni caso – dice Sharmin tra le righe del suo romanzo –, a chi può fregare qualcosa di un Centro di permanenza temporanea in provincia di Torino (con annesso sgangheratissimo campo di calcio), dove stanno al più un centinaio di sfigati? Altro che calcio, altro che Totti, Del Piero o la Curva Maratona. Quello che Daniele Scaglione, con la scusa di un pallone, vuole dirci davvero è lì. E in un certo senso, quasi intuisse la nostra curiosità, ci frega proprio all’ultima pagina. Nella bibliografia, addirittura dopo i ringraziamenti. “A Orbassano non esiste alcun Cpt. Ma nel resto d’Italia, Torino inclusa, vi sono almeno una ventina di centri di permanenza temporanea, centri di accoglienza, centri di identificazione. Sono strutture nate dalla strana idea che se qualcuno arriva nel nostro paese con documenti irregolari o scaduti merita di essere rinchiuso”. L’ospitalità è un’altra cosa. Ben venga il calcio, se “serve” per dirci anche queste cose.