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Nero di mezzaluna tra amori corsari e dubbie conversioni

Autore: Diego Zandel
Testata: La gazzetta del mezzogiorno
Data: 1 maggio 2008

Scontro di fedi e di pirati nel Mediterraneo del'500. Con i «Cristiani di Allah» siamo al largo di Algeri. Non c'è il celebre detective Alligatore, ma un rinnegato albanese innamorato

I noir di Massimo Carlotto hanno il grande pregio di smascherare i lati oscuri della nostra società, la corruzione e la violenza che, dietro una coltre di perbenismo, alligna ed esplode negli ambienti più diversi, sopratutto quelli borghesi del nordest d’Italia da cui l’autore proviene. In questo senso, alcuni romanzi come Arrivederci amore, ciao e la serie dell’Alligatore, ma anche altri, scritti a quattro mani, in particolare Mi fido di te sulla sofisticazione alimentare e gli affari sporchi che produce, risultano esemplari: un altro modo di leggere l’Italia di oggi, sopratutto di conoscerla nel profondo, con rare assoluzioni.

Per questo sorprende l’ultimo romanzo dello scrittore padovano, ormai naturalizzato sardo, Cristiani di Allah, edito da e/o. Dal titolo, visti i precedenti, si potrebbe pensare a qualcosa che tocchi i temi dell’attuale questione degli emigrati arabi in Italia, lo sfruttamento di questi lavoratori nelle fabbriche del Nordest, eventuali conversioni dettate da chissà quali sordidi interessi, insomma uno spaccato della Padania più ipocrita, o, forse, un’altra, più nascosta Sardegna, così vicina alle coste magrebine. Invece Massimo Carlotto ci sorprende. E scopriamo che il suo ultimo romanzo nulla ha a che fare con i precedenti, mentre racconta di battaglie sul mare, di turchi, corsari e lanzichenecchi, nell’anno di grazia 1541, ad Algeri, o, meglio, davanti ad Algeri, sul mare, dove i musulmani respingono, annientandola, l’armata di Carlo V, testa di ponte della cristianità, in odor di crociata.

La storia è raccontata in prima persona da Redouane, un corsaro di origine albanese, convertitosi all’Islam - quello che ha il suo epicentro a Costantinopoli - rinnegato cristiano non per motivi religiosi bensì per essere meglio libero di assaltare navi, depredare città, dietro la protezione dell’impero ottomano. Non solo. Un altro motivo, più intimo, lo ha guidato nella scelta: l’amore omosessuale per Othmane, corsaro al pari di lui, i quali si trovano a vivere insieme così una doppia avventura, quelle delle battaglie sul mare e quelle a letto. Quest’ ultime, a un certo momento, si inseriscono nelle prime con tutto il peso dei sentimenti quando Othmane, invaghitosi di un giannizzero, farà scatenare la gelosia in Redouane. Una gelosia venata anche di timori di altro carattere, per la proibizione esistente tra i musulmani di avere rapporti con i giannizzeri. C’era davvero, per Redouane, il rischio di perdere per sempre, col rischio della vita, il suo amato. Da qui, il tentativo di distrarlo, di condurlo in battaglie disperate al seguito di Hassan Agha e nella ricerca di tesori affondati negli abissi, dei quali si è sparsa voce.

Li aiuta nell’opera la costruzione di uno straordinario, agile sciabecco, il classico due o tre alberi a vele latine usato dai pirati algerini, chiamato Vittoria dell’Islam, che tuttavia non dovrà affrontare solo le altre navi ma sarà teatro di altri scontri che avranno a che fare con le passioni degli uomini. Da qui una serie di vendette e intrighi, questi sì alla maniera di Carlotto, che trasformeranno un classico romanzo d’avventure nel noir annunciato in copertina ovvero un noir mediterraneo.

Si tratta indubbiamente, questo di Carlotto, di un romanzo diverso, per il quale sono state necessarie non poche ricerche. Innanzitutto per la precisa collocazione storica degli eventi. E poi perché Cristiani di Allah non è solo un romanzo di corsari, generico come potrebbe essere un qualunque romanzo avventuroso, ma vuole anche sottolineare come il conflitto religioso coinvolgente le tre religioni monoteiste presenti nel mediterraneo, quella ebraica, quella cattolica e quella musulmana, abbia radici antiche e non sempre è dettato da ragioni ideali, ma spesso da loschi affari. Tant’è che Redouane alla fine, per interesse, ancora una volta, tornerà ad essere cristiano, cambiando per la terza volta identità. In questo senso è anche un romanzo simbolico.

Per raccontarlo Massimo Carlotto ha fatto affidamento a una scrittura molto sorvegliata, molto uniforme, per certi versi meno disinibita di quella, dura nelle immagini e immediata, a cui ci ha abituati. Si avverte il puntiglioso esercizio di volontà che l’impresa ha richiesto. E che deve avere molto intrigato l’autore, se ha coinvolto i suoi amici musicisti Maurizio Camardi e Mauro Palmas che a questo libro hanno dedicato una serie di musiche che potrete ascoltare nel CD allegato al romanzo.