Login
Facebook
Twitter
Instagram
Newsletter

Trinacria Park: viaggio nella Sicilia di Massimo Maugeri

Autore: Gabriella Serravalle
Testata: FUORIASSE Speciale LABirinti Festival
Data: 23 dicembre 2013

“Trinacria Park” è il romanzo apologo del catanese Massimo Maugeri. A soli quarantacinque anni Maugeri ha raggiunto una maturità intellettuale sorprendente con questo volume  da molti definito un vero e proprio “pastiche” di generi, dal noir, al giallo al romanzo realistico. Un volume che ci rivela lo “stile Maugeri” avvicinando, sempre più, l’autore ai grandi classici, primo fra tutti Sciascia di cui sembra essere l’erede naturale. Un traguardo raggiunto grazie anche ad una innata curiosità che lo ha portato ad una esplorazione delle forme espressive a 360 gradi. Maugeri, da buon studioso e ricercatore, non ha tralasciato nulla del mondo comunicazione: dal romanzo, alla collaborazione con le pagine culturali dei più importanti quotidiani nazionali, al suo noto blog “Letteratitudine” un luogo d’incontro tra operatori, dai critici, agli autori, ai giornalisti. Ha pubblicato il romanzo “Identità distorte” nel 2005 (Premio Martoglio), “Letteratudine, il libro – volume I – 2006-2008” edizioni Azimut nel 2008, il racconto “La coda di Pesce che inseguiva l’amore” edizione Sampugnaro & Pupi nel 2010, scritto con Simona Lo Iacono “L’e-book è (e?) il futuro del libro” edizone Historica nel 2011, la raccolta di racconti “Viaggio all’alba del millennio” (Premio Addamo) edizione Perdisa;  “Letteratitudine, il libro – volume 2” edizione Historica.
“Trinacria Park”,  uscito nel marzo di quest’anno, ha già conquistato il prestigioso Premio Vittorini e il favore del grande pubblico.
Di Maugeri mi hanno colpito l’integrità unite alla serietà e alla semplicità. In un mondo letterario popolato da autori protagonisti, da premières dames lui, con il suo lavoro e con il suo atteggiamento, sottolinea che il protagonista deve rimanere l’opera e dunque la letteratura. L’ho incontrato in un pomeriggio di fine ottobre al Labirinti Festival. Una presentazione - cui ha partecipato il critico letterario e autore Giuseppe Giglio - che si è poi rivelata una chiacchierata tra amici per raccontare, al pubblico in sala, i mille risvolti e le mille anime di questo volume.
Il romanzo inizia con Gregorio Monti che  ritorna in Sicilia e prosegue con un intreccio di storie e personaggi che vede i preparativi, la realizzazione e l’inaugurazione del Trinacria Park, un parco divertimenti degno di Disneyland. Il luogo è Montelava , una piccola isola siciliana mantenutasi selvaggia e dimenticata dalla storia e dal progresso.  La storia è condotta da tre donne assimilate alle tre Gorgoni del Mito. Il Parco offre una sintesi della Sicilia e della sua storia. Così il mondo vero diventa una favola con un intero canale televisivo dedicato a diffondere la vita del Parco. La favola diventa l’epilogo di una civiltà che comincia con il Mito e si conclude con il trionfo della tecnica. Il Parco diventa il sogno cui vengono affidati speranze  e desiderio di riscatto. La conclusione ci dice da un lato che “la verità è fittizia, che ciò che sembra non è ciò che è” dall’altro che “L’isola è tutto. Tutto e il contrario di tutto” per ricordarci che “non è sempre facile discernere ciò che è falso da ciò che è immaginario”.
 
GS - Maugeri. In un’epoca in cui molti autori raccontano pesanti verità sui risvolti della realtà italiana in modo diretto, con stili da cronaca nera, tu hai scelto di raccontare la verità sulla “tua” Sicilia tornando alla nostra tradizione letteraria utilizzando metafore, paradigmi, ironia. Un modo di narrare più vicino a Verga e Sciascia. Quanto pensi sia importante il ritorno ad una letteratura che conosca e dunque rispetti forme e regole?
MM - Quello che mi premeva era tentare di raccontare la nostra contemporaneità e i suoi paradossi con un approccio narrativo un po’ diverso da quello che oggi viene utilizzato più di frequente, avvalendomi della metafora, della visionarietà e del Mito. Trovo che il Mito sia uno dei grandi assenti nella narrativa italiana di questi ultimi anni. Eppure la sua forza ancestrale e la sua potenza immaginifica consentono di incidere in maniera efficace anche nel racconto moderno. Anzi, un approccio visionario e mitologico – a mio avviso – rafforzano la narrazione e determinano un maggiore impatto psicologico nei confronti di chi legge. Mi interessava scrivere una storia capace di rimanere sotto la pelle del lettore, in un momento storico in cui siamo bombardati da notizie più o meno vere diffuse senza soluzione di continuità dai vari media. Spero di esserci riuscito.
 
GS - Il romanzo inizia con Gregorio Monti uno dei personaggi del libro che tornando in Sicilia avverte una sorta di capogiro. E’ l’”effetto isola”  causato dal ritorno alla terra natia. Qual è il rapporto di Monti con la Sicilia e quale il tuo?
MM - Gregorio Monti ha un rapporto molto conflittuale con la sua terra. Un misto di amore e odio, perché se da un lato Monti ama l’Isola, dall’altro detesta i suoi abitanti. Questo è stato il motivo principale per cui ha scelto di andarsene, di abbandonare la propria terra e di cercare fortuna all’estero come regista teatrale (arrivando fino a Broadway). Adesso ritorna per fare il direttore artistico del “Trinacria Park”. L’effetto isola, per lui, è un sentimento contrastante. Si manifesta a mano a mano che la nave si avvicina al litorale dell’isola: è un insieme di nostalgia che afferra alla gola, ma anche un senso di fastidio (e persino un sottile senso di colpa)… perché la terra amata è ancora un crogiuolo di problemi irrisolti, di cui pure lui è forse corresponsabile.
Per quanto riguarda me, posso dirti che sono uno di quei siciliani che è rimasto nell’isola e che non ha nessuna intenzione di andarsene. Amo la mia terra, pur riconoscendone i difetti. “Trinacria Park” per me è anche questo: un atto d’amore sincero, un messaggio dentro la bottiglia che viaggia nel mare magnum della letteratura nella speranza che qualcuno possa raccoglierlo.
 
GS - L’isola dentro l’isola ovvero un parco di divertimenti costruito su Montelava. Perché hai scelto di utilizzare il parco come dimensione narrativa?
MM - Da un lato perché oggi se ne parla tanto. Sembra quasi una moda. Dall’altro mi interessava, da un punto di vista narrativo, imbastire una storia incentrata sulla costruzione di un parco tematico così grande da occupare addirittura l’intero territorio dell’isola che lo ospita. Ma è bene precisare che, personalmente, non ho nulla contro i parchi. Anzi, come mi è capitato di dire in altre occasioni, in certi casi e in certi luoghi i parchi possono assurgere al ruolo di “fiore all’occhiello” di un territorio. Dipende dalle circostanze e dai contesti. Nella prospettiva della storia che racconto, il parco tematico è metafora del “grande progetto” che qualcuno decide di realizzare in un territorio nonostante l’opinione contraria della gente che lo abita e con forti dubbi sulla sua effettiva utilità. Un sogno sognato da pochi, a dispetto delle esigenze reali dei più.
 
GS - Nel romanzo “nulla è come appare” o meglio tutti i personaggi mentono, da Gregorio Monti alle tre protagoniste  femminili paragonate alle tre Gorgoni del Mito. Tu stesso lo hai definito “un libro contro la menzogna”. Perché lanciare questo messaggio così forte e perché farlo oggi? Abbiamo più che mai bisogno di verità?
MM - Credo che l’uomo abbia sempre bisogno di verità, sebbene questa sia sfuggente e, a volte, persino non univoca né assoluta. Ti racconto un aneddoto riguardante Mitridate VI, re del Ponto (siamo intorno al 111 a.c.). Pare che Mitridate temesse di essere avvelenato a causa di una cospirazione. Per difendersi chiese al medico di corte di preparagli degli antidoti. Questi cominciò a somministrargli piccole dosi di un miscuglio di veleni. Il tentativo di immunizzazione fu così efficace che, quando (sconfitto da Pompeo Magno) Mitridate decise di togliersi la vita (dopo aver invano tentato il suicidio col veleno) fu costretto a chiedere di essere pugnalato.
Da qui nasce il termine “mitridatizzazione”, o “mitridatismo”: per indicare – appunto – un processo di assuefazione determinato da un procedimento simile a quello descritto.
Ora… immaginiamo di essere continuamente bombardati da notizie di morti, di violenze, di scandali, di truffe nel settore pubblico e in quello privato. Immaginiamo che certe dichiarazioni “assurde”, o frasi che nascondono biechi ideologismi, o mode discutibili vengano ripetute ogni giorno senza soluzione di continuità. Immaginiamo di essere oggetto di continue menzogne spacciate per verità. Qual è uno dei principali rischi di siffatta situazione? Che la nostra attenzione, la nostra sensibilità, il nostro senso critico vengano risucchiati nel gorgo dell’assuefazione, generando un processo di mitridatizzazione delle coscienze.
A volte penso che siamo talmente accerchiati dal reale, che rischiamo quasi di non riconoscerne pienamente mali e contraddizioni. Viviamo, forse, nel pieno di quella parte dell’oracolo calviniano che ci spinge ad “accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più”. Per questo sentivo l’esigenza di scrivere un romanzo “contro la menzogna”, ricorrendo alla visionarietà e alla metafora nel tentativo (probabilmente utopistico) di bucare, con il pugnale della letteratura, la coltre di assuefazione che rischia di ricopre le nostre coscienze.
 
GS - La Sicilia, una terra che vuole essere moderna ma che non riesce a liberarsi dai suoi mille paradossi. Trinacria Park mi è sembrato un atto di amore verso la tua terra che ha dato origine a grandissimi uomini di cultura e a grandi fenomeni criminali. E’ incredibile come questi due mondi paralleli riescano a convivere, non credi?
MM - Sì, è così. In fondo la Sicilia è la terra dove è nata la mafia ma anche l’antimafia. È il luogo che ha generato grandi fenomeni criminali, ma anche grandi eroi che li hanno combattuti rischiando (e, spesso, donando) la propria vita. Dal punto di vista letterario, se mi volto indietro, vedo una serie di giganti insuperabili che hanno dato un contributo eccezionale alla letteratura italiana e internazionale. Giusto per citare i più noti: Verga, Capuana, Pirandello, De Roberto, Tomasi Di Lampedusa, D’Arrigo, Brancati, Sciascia, Bufalino, Quasimodo, Vittorini, Bonaviri, Consolo.
 
GS - Il successo di questo volume ti impegnerà a lungo nelle presentazioni, hai già una nuova idea, un nuovo romanzo a cui stai lavorando?
MM - In verità ho idee per almeno una decina di nuovi romanzi. In questo momento sto iniziando la stesura di una nuova storia ambientata sull’Etna e incentrata, in un certo senso, sulla lava; ma è anche una storia molto moderna e contemporanea, giacché affronta problematiche legate alla attuale crisi economica. Di più, non posso dirti.