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Quando l'esodo era verso Sud. L'ultimo Carlotto tra rinnegati

Autore: Checchino Antonini
Testata: Queer - Liberazione
Data: 27 aprile 2008

«Cristiani di Allah», avventura di pirati negata dalla storia ufficiale. Noir mediterraneo anche da ascoltare, con musiche di Camardi e Palmas.

C’è stato un tempo in cui il verso delle vie di fuga era l’opposto di ora: da sud verso nord, anziché il contrario. E sulla sponda del sud del Mediterraneo c’era Algeri la Bianca che tollerava l’omosessualità, pure formalmente proibita dal Corano, e dove trovavano asilo alchimisti e cerusici altrove accusati di stregoneria. E in mezzo al mare e sulle sue sponde c’erano zone franche e una lingua franca, il sabir, miscuglio di portoghese, spagnolo, italiano, provenzale, arabo e turco. E miscugli erano gli eserciti, gli equipaggi, le città di mare, i mercati. E nei flussi della guerra e delle merci, allora come oggi, c’era chi fuggiva. Allora “si faceva turco”, rinnegando la fede cristiana in cerca di un affrancamento dalla fatica, della ricchezza – certo – ma soprattutto di libertà. Centinaia di migliaia di cristiani decisero di diventare rinnegati, le cronache dell’Inquisizione non bastano a contenere tutti i nomi, né le ragioni della fuga.

Il 19 ottobre 1541, Algeri assiste all’assalto in grande stile da parte della flotta di Carlo V. Sui bastioni della città maghrebina c’è Reduane Rais. Albanese, ex mercenario lanzichenecco. Dice di sé di essersi fatto corsaro per essere libero di amare. « E per essere ancora più libero mi sono fatto turco». E turca sarà la mano che si prenderà il suo amore. Costui, Othmane, germanico e disertore dai lanzichenecchi commetterà un errore. Si innamorerà di un giannizzero, uno dei cani da guardia del Sultano. Reduane Rais, voglia di fuggire ancora, magari verso ovest dove – è ormai certo a questo punto – esiste un nuovo mondo, forse una via di fuga ancora più definita. È lui la voce narrante dei Cristiani di Allah, l’ultimo lavoro di Massimo Carlotto (collana Assolo di edizioni e/o), romanzo completo di colonna sonora scritta ed eseguita da Maurizio Camardi, armeno, e Mauro Palmas, sardo, mescolando strumenti moderni e tradizionali con le voci di Patrizia Laquidara e Elena Ledda per una storia, lontana dai manicheismi e disincantata, che sta già anche girando per i teatri di mezza Italia con la sua trama di intrighi e vendette intagliata in un contesto ricco di spunti per navigare nel Mediterraneo di adesso. Perché la forzatura del genere noir, avviata da Carlotto fin dai tempi di Nordest, vestendo le movenze di romanzo storico non rinuncia agli intenti politici e controinformativi del noir mediterraneo.

Non c’è evasione nella ricerca letteraria del Fuggiasco. Il romanzo arriva dove la storia ufficiale ha issato muri apparentemente insormontabili. Allora come oggi, è la costruzione della paura dell’Altro a muovere la macchina del consenso. Lo scontro di civiltà è una fiction infingarda e solo un’altra fiction può invertire la tendenza dalla finzione alla verità? Può essere una traccia di lettura che vale la pena di seguire perché anche stavolta Carlotto ha incastonato il romanzo su una solida documentazione, andando e tornando tra archivi di Sassari e Algeri, proprio come fa con le inchieste dell’Alligatore, il protagonista di gran parte dei suoi romanzi sulla rivoluzione criminale nell’area del Mediterraneo.