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Oltre il romanzo: una coperta dai racconti coloratissimi

Autore: Gloria Ghioni
Testata: Critica Letteraria
Data: 28 gennaio 2014

Anaïs Nin, indimenticata per il suo Delta di Venere e per i tanti romanzi che hanno ispirato sogni proibiti ai suoi lettori, torna negli "Indimenticabili" delle Edizioni e/o, una nuova collana che ripropone titoli fuori catalogo di autori notissimi.
Collages, uscito per la prima volta nel 1964, è difficile da definire: sarebbe riduttivo parlare di romanzo corale, né renderebbe l'idea. Iniziamo con una cornice narrativa: la storia d'amore tra la bellissima e radiosa pittrice Renate e l'imprendibile Bruce, scrittore inquieto. Il loro rapporto è un incontro tra solitudini, che periodicamente si cercano, non sanno rinunciare l'uno all'altra, ma non possono neanche stare insieme, perché le personalità forti di entrambi e il bisogno di spazi autonomi fanno sì che nessuno dei due rinunci alla propria libertà. E qui parte la storia vera e propria di questo "romanzo-vita": come nella vita reale, Renate parte, ricomincia a viaggiare senza Bruce e incontra innumerevoli personaggi, che da comparse diventano protagonisti di micro-narrazioni. Renate è allora una semplice ascoltatrice e interviene poco: passa il testimone del racconto al personaggio. E non resta certamente delusa: i personaggi incontrati sono eccentrici e imprevedibili, le storie sono delle prove di bravura che riconfermano la grandezza della Nin a far sentire profumi e suoni, ma soprattutto a far vedere colori.

Sì, è un'opera che riprende la pittura vivacissima ed intimistica di Renate e si tinge dei colori più inaspettati. Se dovessi pensare a una metafora per Collages (titolo parlante), sceglierei una coperta coloratissima, un patchwork che accosta pezze di tessuti diversi che sono però cuciti con molta cura, facendo attenzione agli accostamenti, ma senza rinunciare all'unicità di ogni parte. E tra le varie parti, la cucitura di tutto è Renate, che a volte zizzaga tra i tessuti altrui con fili sottili e mai intrusivi. Di base, una convinzione:

"Tu sogni a occhi aperti" disse Renate. "Molti sognano a occhi aperti. E alcuni sono gelosi perché non hanno sogni e bevono o prendono pillole per sognare" (p. 86).

Della scrittura della Nin, c'è di che essere gelosi. L'autrice riesce senza incertezze ad andare oltre la dimensione della narrazione, con la levità di certi narratori sudamericani (immediato il rimando a Márquez, con cui condivide la passione sinestetica per i cromatismi vivaci, storie altamente inventive, al limite del verosimile), ma con la memoria europea. Un libro sperimentale fino alla fine; anzi, soprattutto alla fine: per farsi sorprendere fino all'ultimo capoverso.