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Incalzante caleidoscopio triestino in giallo

Autore: Renzo Sanson
Testata: Il Piccolo
Data: 6 luglio 2008

Il business internazionale dello smaltimento dei rifiuti pericolosi è al centro del nuovo romanzo di Veit Heinichen, «Danza macabra», che esce martedì per le edizioni e/o (pagg. 297, titolo originale «Totentanz», traduzione dal tedesco di Maria Paola Romeo ed Elena Tonazzo) e che sarà presentato il 9 luglio, alle 19, al Bagno Ausonia e l’11 luglio, alle 20, al Malabar di Trieste e il 12 luglio, alle 18, a Gorizia nell’ambito di «Autori e libri in giardino». «Danza macabra», è un poliziesco con tutti i crismi della suspence, ma anche un caleidoscopio triestino in giallo, poiché, come gli altri romanzi dello scrittore tedesco è ambientato a Trieste, dove Heinichen vive da anni in una villa sulla Costiera. Protagonista è sempre il commissario Proteo Laurenti, 52 anni, vicequestore della polizia di Trieste, tre figli (un maschio e due femmine) e una moglie che non disdegna di tradire. Un personaggio che conosce la città come le sue tasche e la fa conoscere al lettore, con affetto ma anche con tanta ironia. E dopo «I morti del carso», «Morte in lista d’attesa», «A ciascuno la sua morte», «Le lunghe ombre della morte» anche quest’ultima avventura del commissario Laurenti è destinata a diventare un bestseller europeo. I libri di Heinichen, infatti, amatissimi in Germania e Austria, sono tradotti in italiano, olandese, sloveno, norvegese, francese, greco e spagnolo, e il primo canale della Televisione tedesca ne ha già tratto una prima serie di fiction, che ha avuto un’ottima audience.

Questa nuova avventura coinvolge un po’ tutta Trieste: dall’Area Science Park di Padriciano, teatro di una losca vicenda di spionaggio industriale sulla produzione di energie alternative, al centro città nei posti frequentati da Heinichen-Laurenti (che predilige ristoranti, bar, gallerie d’arte...), ma anche i dintorni e oltreconfine, in un itinerario che il lettore, in primis triestino, può ripercorrere a memoria. Le «scene madri» sono ambientate lungo i binari del «tram di Opcina» e nel bel mezzo della vendemmia tra i vigneti sui pendii carsici di Santa Croce. Un appuntamento immancabile per il commissario Laurenti, che in questa avventura corre lui stesso grossi rischi mentre indaga su una serie di «casi» e personaggi, con un denominatore comune: «a Trieste si fanno gli affari più grossi fra Europa occidentale e orientale» e i criminali hanno un ruolo di primo piano. Heinichen non lesina sui colpi di scena, ma sempre facendosi apprezzare per l’abilità, oseremmo dire gastronomica, della sua scrittura e per l’ironia con cui descrive la città, i suoi abitanti (fin dal «sindaco-sceriffo») e persino lo svolgersi delle indagini, in cui può capitare che un’arma del delitto possa essere alquanto originale: per esempio uno stoccafisso essicato.