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Diventa best seller il dialogo sulla fede tra padre e figlia

Autore: Alessandro Zaccuri
Testata: L'Avvenire
Data: 4 maggio 2014

Questa volta ci vuole proprio il riassunto delle puntate precedenti. Abbastanza facile da ottenere, oltretutto, perché il francese Jean-Louis Fournier è un autore tutt'altro che sconosciuto anche per i lettori italiani. Nato nel 1938 e apprezzato sceneggiatore televisivo, ha iniziato a pubblicare libri all'inizio degli anni Novanta, sfoggiando uno stile lieve e caustico insieme, dal quale non esce indenne neppure la teologia (il testo più rappresentativo è, da questo punto di vista, Il curriculum di Dio, ripreso da Vallecchi nel 201 0). Il grande successo giunge nel 2008, quando Fournier decide di riversare in Dove andiamo, papà? (disponibile in Italia da Rizzoli) la sua esperienza di genitore alle prese con la gravissima disabilità di due figli. T itolo molto fortunato, ma con strascichi spiacevoli, dato che la madre dei ragazzi non ha gradito il ritratto niente affatto lusinghiero tracciato dall'ex marito. Il quale, nel frattempo, ha continuato ha pubblicare, senza mai desistere dall'autobiografismo e, più che altro, senza rinunciare a coinvolgere la famiglia nelle sue imprese letterarie. E così, mentre Clichy presenta Poeta e contadino (traduzione di Sylvia Zanotto, pagine 144, euro 12), da e/o arriva, nella versione di Alberto Bracci Testasecca, il più recente tra i best seller di Fournier, La serva del Signore (pagine 124, euro 12,50). In Francia è stato uno dei titoli più venduti e discussi della scorsa rentrée autunnale, complice la polemica che, nel caso specifico, viaggia già incorporata nel volume. La protagonista di questo ennesimo racconto dal vero è infatti Marie, la terzogenita dello scrittore. La prediletta, e non solo perché a differenza dei fratelli non porta il peso dell'handicap, ma anche perché assomiglia al padre nella predilezione per l'umorismo nero e nelle ambizioni artistiche. A un certo punto, però, la ragazza si converte, lascia il suo lavoro di illustratrice e si ritira in una comunità religiosa, allentando i rapporti con il sempre più perplesso Fournier. La serva del Signore è, in definitiva, il diario di un'incomprensione. L'ironia esibita dal padre- specie nei confronti dell'ineffabile "Monsignore", ritenuto responsabile della trasformazione di Marie- non nasconde il fondo di amarezza. Lo scrittore vorrebbe ancora la compagnia della figlia, che invece fa celebrare una Messa per lui come regalo di compleanno. Vorrebbe continuare a essere amato, e magari ammirato, in quanto alfiere dell'ateismo e del libero pensiero, atteggiamenti che però ora gli vengono rinfacciati e ribaltati nell'accusa di essere un miscredente. Fournier scende nel dettaglio, anche finanziario, ma sul finale arriva la sorpresa: le ultime pagine sono occupate da una testimonianza della stessa Marie, che lamenta di sentirsi sfigurata dal profilo «cubista» proposto dal padre. Prima non ero sarcastica, dice, ero solo disperata. Adesso non sono impazzita, ho semplicemente smesso di drogarmi e di pensare al suicidio. «Sono felice», conclude. Il seguito, forse, in un prossimo libro di Fournier.