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"Vendetta ai mondiali", una metafora thriller per il nuovo libro di Paolo Foschi

Autore: Carmine Castoro
Testata: Il Messaggero
Data: 13 giugno 2014

A tutto penseremmo a poche ore dall’esordio della Nazionale ai Mondiali del Brasile – tattiche, moduli di gioco, infortuni, speranze di vittoria – tranne che al corpo di un Balotelli o di un Marchisio squarciati dalle schegge aguzze di un ordigno, o a difensori e attaccanti fra i migliori dei nostri Azzurri, costretti a temere le proprie ombre, e la presenza, fra spogliatoi e campi di allenamento, di qualche oscuro assassino che vuole sterminarli.Guarda l'intervista a Paolo FoschiNeanche la più fervida immaginazione dei “maestri” delle telecronache pallonare, che mai come in questo scorcio di 2014 affollano l’etere, sarebbe arrivata a tanto. «Finzione letteraria», si affretta a rassicurare Paolo Foschi, giornalista del Corriere della sera, ma con una discreta esperienza alle proprie spalle come agonista ed educatore allo sport, in riferimento a questo suo “Vendetta ai mondiali”, ultimo episodio di un’autentica saga del delitto all’interno degli ambienti, non poi tanto fiabeschi e salutari come tv e giornali internazionali ce li raccontano, delle discipline sportive più in voga. Una metafora thriller, se vogliamo, di scenari foschi che talvolta si spalancano a fianco delle performance atletiche più sopraffine, che spesso ci hanno raccontato di casi di doping, di tradimento della lealtà di squadra, di loschi affari, evasioni fiscali, malattie che a distanza di tempo hanno stroncato ex campioni la cui colpa, forse, era stata quella di fidarsi troppo di medici e di trainer a caccia di facili trionfi. Insomma, se il calcio o le maratone, o il ciclismo, o la dorata cornice delle Olimpiadi, non sono proprio sinonimo di doti fisiche da supermen e di valori cristallini di onestà e attaccamento alla maglia, ecco che un Male neanche tanto ipotetico corre il rischio di allungare i suoi scheletrici tentacoli laddove dovrebbero esserci solo buoni esempi per ragazzini e tifosi.Foschi sembra farsi carico di questa buia trasversalità che unisce speculazione, bugie e “vedette” di piste e prati, e usa la tecnica del giallo per una sorta di sublimazione di ciò che c’è ma facciamo finta di non vedere: una mortale strozzatura fra la bellezza del gesto fisico e l’impero dei media e del business che vede nello sport una mammella da mungere, un terreno per nulla impermeabile a ciò che amatorialità e professionalità dovrebbero per principio respingere.Manicheismo per nulla risolto che ci vede sempre vigili di fronte all’enfasi di record e di classifiche, sempre pronti a godere come bambini meravigliati della tensione di una gara, ma anche pronti a disilluderci perché tutti sono figli dei loro tempi, anche chi insegue un pallone o vuole saltare un’asticella a due metri dal suolo.E allora giù a perdifiato in un “pasticciaccio” che ci collega al sudore di scarpini mescolato all’odore di mazzette e al misterioso contenuto di valigette esplosive…Vendetta o terrorismo? Alla vigilia dei Mondiali di calcio in Brasile, un attentato sconvolge la nazionale e l'intero Paese: un'autobomba uccide il centravanti e capitano degli azzurri in una villa a pochi chilometri dal rinomato Centro federale di Coverciano. Il commissario Igor Attila, ex pugile professionista ancora in convalescenza dopo un drammatico incidente in moto, viene richiamato in tutta fretta alla guida della Squadra, la strampalata ma efficiente Sezione Crimini sportivi della polizia, per fare luce sull'omicidio. Le indagini mettono subito in risalto il torbido legame fra la vittima e un ricco industriale dell'acciaio, sponsor della nazionale stessa, accusato di disastro ambientale. Il commissario Attila, alle prese con la tormentata storia d'amore con Titta e divorato dal rimpianto per i mancati successi sportivi sul ring, si ritrova coinvolto tra l'altro in un'inchiesta non autorizzata su un misterioso caso di doping, con imprevisti risvolti sentimentali. E intanto il killer non si ferma: anche il portiere azzurro viene ucciso con un'autobomba...Paolo Foschi, nato a Roma nel 1967, è diplomato in educazione fisica. Musicista per passione, ma giornalista per necessità, è redattore al Corriere della Sera, dove si occupa di economia e politica. Ha lavorato all’Unità, al gruppo Espresso e in Mondadori.