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“Trinacria Park”: il ritorno al Mito tra menzogna e visionarietà

Autore: Katya Maugeri
Testata: Sicilia Journal
Data: 1 luglio 2014

Una struttura destinata a diventare la più grande attrazione turistica d’Europa, ubicata dell’immaginaria Monteleva. Effimero,  visionario, questo è altro è il Trinacria Park di Massimo Maugeri.
Il libro si apre con una citazione di Leonardo Sciascia: «L’intera Sicilia è una dimensione fantastica: come si fa a viverci senza immaginazione?».
Una narrazione che scava l’animo umano raccontando  la Sicilia di oggi, in cui i personaggi si muovono dando vita a un quadro stravagante e surreale.
Dietro l’apparenza, un groviglio di intrighi, rivelazioni e menzogne che accompagnano il lettore lungo il corso della narrazione. Un linguaggio ricercato, affascinante, brioso quello dello scrittore catanese, Massimo Maugeri, l’autore del blog Letteratitudine.it, che  in “Trinachia Park”, regala emozioni, riflessioni sui disvalori di cui è intrisa la nostra società. Un romanzo contro la menzogna, dove “nulla è ciò che sembra”.

All’interno di “Trinacria Park”, ritroviamo una componente mitologica che affascina il lettore e lo allontana da una realtà artefatta. Il ritorno al Mito, alle origini possiamo considerarlo come canale da utilizzare per ritrovare l’equilibrio tra passato e modernità?

 Ritengo di sì. Credo che il Mito abbia mantenuto, anche ai nostri giorni, tutta la sua forza e potenza evocativa. Anche nell’era dei new media e dell’alta tecnologia il Mito ci aiuta a comprendere meglio noi stessi e la realtà che ci circonda, fornendoci utili chiavi interpretative.
Con riferimento a “Trinacria Park” mi è sembrato molto interessante accostare la componente mitologica a una realtà ultramoderna come quella rappresentata dalla costruzione di questo megaparco tematico (il “Trinacria Park”, appunto) costruito all’interno di una piccola isola siciliana (un’isola immaginaria, posta di fronte all’Etna). Nel romanzo, il parco viene costruito subito dopo il ritrovamento di un antico manoscritto in greco antico che narra le vicende delle tre Gorgoni (Steno, Euriale e la più nota Medusa). Il Mito delle Gorgoni ha ripercussioni importanti (fondamentali, direi) nell’ambito della storia e si intreccia con il destino delle tre donne protagoniste del romanzo: la direttrice del Parco (la produttrice italoamericana Monica Green), la giornalista Marina Marconi, l’attrice Angela Metis.

«Lui lo chiama effetto isola. E’ amore per il luogo in cui si è nati, è nostalgia per un passato irrisolto, è senso di colpa per scelte incerte e opinabili. E’ tutto questo e altro ancora».
L’effetto isola è radicato in noi, quanti realmente lo riconoscono come tale?

Per riconoscere “l’effetto isola” bisogna allontanarsi dall’isola stessa, prenderne le distanze… sia a livello fisico, sia a livello emotivo. Altrimenti è impossibile percepirlo perché lo vivi quotidianamente, diventa parte di te.
Uno dei personaggi principali del romanzo, l’attore e regista teatrale Gregorio Monti ha lasciato la Sicilia da tempo e ha fatto fortuna all’estero. Adesso ritorna, perché gli è stato affidato l’incarico di direttore artistico del Parco. E nel momento in cui traghetta dall’isola grande (la Sicilia) all’isola piccola (Montelava) si sente afferrare da questo coacervo di sensazioni che definisce, appunto, “effetto isola”; un insieme di sentimenti contrastanti: nostalgia, fastidio, mancanza, senso di colpa, amore, odio.

«Un luogo travestito da un altro luogo e che si atteggia ad altro luogo ancora».
L’identità nell’individuo non è mai univoca, alla finzione è stata assegnata molto spesso il ruolo di “salvezza” ai disagi causati dalla realtà. Pensiamo a Pirandello, per esempio. Anche i tuoi personaggi indossano delle maschere.
Cos’è per te la maschera, da cosa è rappresentata?trina

La maschera, in certi casi, è l’apparenza. Altre volte è la menzogna. Se volessimo ideare uno slogan del romanzo, potrebbe andare bene il seguente: “nulla è come sembra a “Trinacria Park”. È vero: tutti i personaggi del romanzo (chi con consapevolezza, chi non rendendosene nemmeno conto) mentono. Spesse volte non sono sinceri nemmeno con loro stessi. Lo stesso luogo, a un certo punto, pare indossare una maschera. E all’apice dell’apparenza, al vertice della piramide di menzogne, c’è l’intero progetto del Parco. Purtroppo lo vediamo anche nella vita reale di tutti i giorni, e non solo in Sicilia. Dietro grandi progetti, a volte, si nasconde ben altro.

Qual è il limite sottile che delimita il concetto di concretezza e di fantasia?

È un limite molto labile e non sempre facilmente identificabile. A volte la fantasia, e ancora di più la visionarietà, aiutano a percepire e a identificare la realtà in maniera più efficace di qualunque altro approccio pragmatico.
In un contesto come quello attuale, che ci vede bombardati senza soluzione di continuità da notizie di cronaca incentrate su scandali pubblici e privati, su tragedie personali e collettive, e che – alla lunga – proprio perché reiterate finiscono con lo scivolarci addosso, il ricorso a una storia visionaria – per raccontare il presente – potrebbe avere un’efficacia ben superiore rispetto alle aspettative. Un critico che stimo molto, su Repubblica, riferendosi a questo romanzo ha evidenziato un “risultato sorprendente e apparentemente paradossale: quello di un iperrealismo forse senza precedenti”.
Era esattamente il risultato che speravo di riuscire a raggiungere.

L’isola di Montelava, mi ricorda un po’ la città di Macondo descritta in maniera sublime da Gabriel Garcia Marquez nella sua opera “Cent’anni di solitudine” all’interno del quale i suoi personaggi erano destinati alla solitudine, incapaci di scegliere un’altra via.
A cosa sono “condannati” i personaggi di “Trinacria Park”?

I personaggi di “Trinacria Park” sono condannati a fare i conti con una realtà del tutto differente rispetto a quella che si prospettava. Alcuni di loro saranno vittime, altri carnefici. Altri ancora saranno entrambe le cose. Il lettore si troverà a vivere le vicende sotto diverse prospettive: quelle dei singoli personaggi e quella del luogo stesso.
A un certo punto la stessa isola si trasformerà in una sorta di trappola. Accadrà qualcosa di devastante e inatteso. Una tragedia immane. Nessuno potrà uscire e nessuno potrà entrare, finché gli effetti di questa tragedia non verranno assorbiti. In ogni caso, compiuto il percorso della storia, nessuno dei personaggi sarà più uguale a prima.578750_4128785151382_1977835778_n

 All’interno della tua raccolta di racconti, “Viaggio all’alba del millennio”, uno dei temi ricorrenti è legato alla difficoltà a comunicare. Viviamo in tempi in cui, grazie ai social network, a Internet, comunicare non è mai stato così semplice, alla portata di tutti.
Ma con quanta autenticità, realmente, riusciamo a comunicare? 

Questo è un problema attualissimo. La possibilità di comunicazione ne ha tratto benefici impensati e impensabili… ma dietro la velocità e la poliedricità del mezzo, il rischio di ricorrere alle maschere è ancora maggiore. E non sempre è facile essere autentici con il filtro di un pc, di un tablet o di uno smart phone.
Del resto, Internet e i social network sono solo strumenti. I loro effetti dipendono da chi li si usa e da come li si usa. Così come un bisturi può salvare la vita di un individuo, o toglierla, la rete può essere una grande occasione di libertà e di comunione, ma anche un mezzo per fare del male e – paradossalmente – per privare un individuo della propria libertà. La rete può salvare o può uccidere, così come un autoveicolo ad alta velocità può portare un sofferente al pronto soccorso in tempo utile, o può uscire fuori strada travolgendo altri. Dipende.
L’importante è prenderne consapevolezza.

Tra i personaggi di “Trinacria Park sono presenti anche delle figure politiche.
Qual è il tuo parere riguardo all’attuale situazione politica in Italia?

Come molti italiani penso che la politica di questi ultimi decenni sia stata uno dei mali del Paese. Penso anche che le responsabilità della “malapolitica” non sempre possono essere slegate dalle responsabilità di una società che, a volte, sembra aver perso la propria direzione e il senso civico.

Letteratitudine è un open-blog, fondato nel 2006, frequentato da scrittori e lettori.
Quali elementi deve offrire un blog letterario per essere considerato un valido mezzo di comunicazione?

Non credo che ci sia una ricetta valida per tutti. In questi anni sono sorti diversi blog letterari e ciascuno ha intrapreso un proprio percorso, cercando una propria identità e una specifica ragion d’essere. In generale credo siano importanti la coerenza, la flessibilità e – soprattutto – la correttezza e l’onestà intellettuale.

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