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Diglielo da parte mia di Joan Didion

Autore: Gabriele Ottaviani
Testata: Fuori le mura
Data: 18 luglio 2014

Diglielo da parte mia. È una frase molto comune, piuttosto semplice, eppure piena di significato: perché è la frase che si dice quando si affida a qualcuno un messaggio importante, qualcosa che non si vuole che si perda, parole che si teme di non riuscire a pronunciare ma che invece è importante che vengano dette, conosciute, ascoltate. È la frase della testimonianza, la frase di chi invoca comprensione, discolpa.

Spesso i titoli italiani non sono all’altezza degli originali in altri idiomi, ma questo invece regge bene il confronto con A Book of Common Prayer, ne restituisce lo spirito, ne racconta la storia, quella di Charlotte, californiana ricca e confusa, messa alla prova da una vita in cui accade tutto e il contrario di tutto in modo onirico e psichedelico, in un immoto perenne movimento (e così viene raccontato, in una maniera a volte un po’ faticosa da seguire, che ricorda Graham Greene), che è finita a Boca Grande, dove c’è un colpo di stato un minuto sì e l’altro pure e dove morirà piena di speranze dopo aver lottato contro le sue negazioni – l’autrice, Joan Didion, sceneggiatrice, giornalista, saggista, scrive sempre che Charlotte non sa, non vuole capire, non ricorda, non risponde… -, in seguito a un peregrinare assurdo. Tutto questo è testimoniato da un’altra donna, Grace, che di Charlotte dice: “Credo di avere amato Charlotte in quel momento così come un genitore ama un figlio che è appena caduto dalla bicicletta, si è imbattuto in un pervertito, ha perso un premio, si è scontrato, insomma, in un modo qualsiasi contro le durezze del mondo. Credo di essermi anche arrabbiata con lei, anche in questo caso come un genitore, furiosa perché non aveva agito diversamente, furiosa perché si era sbagliata”.

Diglielo da parte mia è del 1977. E si vede. Eppure è nuovo, ed e/o lo ha pubblicato in una gradevole veste. Si parla di un prossimo film: impresa non facile, ma interessante.