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Veit Heinichen, finalista Bancarella ''Ho un segreto: non ho scelto io il commissario Laurenti''

Testata: Libreriamo
Data: 20 luglio 2014

Ultima fatica dello scrittore tedesco, ormai naturalizzato triestino, racconta l’ottava avventura del commissario Proteo Laurenti alle prese con l’ingombrante morte dell’imprenditore Franz Spechtenhauser, ex senatore della Repubblica Italiana, saltato in aria sul su Cessna dalle parti di Prosecco una mattina di maggio

MILANO - Tra i finalisti del Premio Bancarella 2014, anche lo scrittore tedesco Veit Heinichen, naturalizzato triestino. In gara con il suo ottavo romanzo noir ''Il suo peggior nemico'' che vede, ancora una volta come protagonista, il commissario Proteo Laurenti. Come mai sempre lo stesso personaggio? Abbiamo incontrato l'autore che ci ha svelato un clamoroso segreto, ecco cosa ci ha raccontato.

Finalista al Premio Bancarella. Come si sente e quali sono le sue aspettative in merito alla finale?

Da scrittore tedesco, per me è un grandissimo onore essere stato nominato tra i finalisti dell’italiano premio Bancarella, perché anche se i miei romanzi nascono in lingua tedesca vivo in Italia, anzi a Trieste, da ormai quasi vent’anni. In più il premio ha per me un valore aggiunto: essere conferito dai sommelier del libro, l’associazione dei Librai Pontremolesi perché per molti anni ho lavorato nell’editoria, come libraio e come editore, e conosco bene il prezioso lavoro che svolgono ogni giorno nell’indirizzare il gusto e mediare tra gli scrittori e il grande pubblico.  Un vero libraio conosce i propri clienti e li consiglia, una figura di grande sensibilità e con molte capacità, ruolo che purtroppo sta scomparendo. Questi sono i motivi per cui sono già soddisfatto di essere stato tra i finalisti, certo incrocio le dita per la serata di premiazione finale. D’altronde chi non lo farebbe?

Cosa significa per uno scrittore avere la possibilità di partecipare ad un Premio di così grande spessore?

Per me è stata una bellissima sorpresa. E’ stata una splendida occasione per entrare in contatto con realtà di grande sapienza e con l’organizzazione del Premio, davvero impeccabile. E poi è stato anche un momento di confronto con gli altri nominati, come la straordinaria Chiara Gamberale.

Con “Il suo peggior nemico” si riconferma grande autore noir. Come nasce questa storia?

Il genere del noir era l’unica scelta letteraria e narrativa possibile. Fin da bambino odiavo le fiabe e purtroppo penso che la società sia tutt’altro che semplicemente magnifica, così il genere noir mi è sembrato un potente strumento per raccontare la realtà nuda e cruda, così com’è senza abbellimenti o pillole indorate. Viviamo in una società in cui l’intreccio tra politica, economia e criminalità organizzata è sempre più intenso, sempre di più dominano strutture d’ombra che mettono in pericolo il valore più alto da difendere: la democrazia. Nel noir il vero protagonista è la società in un determinato momento e il crimine racconta meglio di altri temi le nefandezze che si nascondono dietro alle rassicuranti rappresentazioni manieristiche. E questo genere letterario, a guardarlo bene, è il più antico del mondo.... vi ricordate la storia di Caino e Abele?

A proposito di riconferme, ancora una volta possiamo assistere al meticoloso lavoro del Commissario Proteo Laurenti, presente in molti dei suoi libri. Come mai ha scelto di portare avanti questo personaggio nel tempo?

Vi confesserò un segreto, non sono io ad aver scelto il commissario Proteo Laurenti, salernitano di origine ma trapiantato a Trieste da moltissimi anni come me, ma è stato lui a scegliere me. E adesso pretende che io lavori tutti i giorni, quando voglio andare a farmi una nuotata nello splendido mare di Trieste, mi perseguita e mi impone di rimanere fermo al mio computer a scrivere le sue storie. Il problema più grosso, però, è che al ristorante spesso mi lascia il conto da pagare. In “Danza macabra” ho già cercato di ucciderlo e liberarmene, invano…

Dopo il Premio Bancarella, quali sono i suoi progetti. Sta già lavorando al suo prossimo romanzo?

Il commissario Laurenti è sempre al lavoro o cerca di delegare il suo lavoro a me. Sicuramente sono in fase di ricerca per il materiale del prossimo romanzo, momento che trovo squisito nella creazione letteraria perché mi permette di andare negli archivi, parlare con testimoni del tempo (buoni e cattivi) e assistere alla storia che lentamente prende forma tra mie mani. E poi ci sono altri progetti che non riguardano la letteratura, ma da buon “terrone crucco” sono diventato scaramantico e finché non vanno in porto…