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Piccola osteria senza parole

Testata: Portale delle osterie
Data: 28 agosto 2014

In genere “divoriamo” tutto ciò che ha a che fare con le Osterie. Si è una grande passione, la stessa che ci ha spinto a creare il Portale appunto dedicato alle Osteria. E, con tale spirito, anche il semplice nome osteria nel titolo di un libro ci induce a “desiderarlo” per poi leggere la motivazione che ne ha determinato un titolo simile.
Leggiamo libri di ogni tipo: resoconti personali, storie di osterie di un tempo, guide ad osterie o locali con tale spirito, guide culinarie , ecc. Spesso con la parola “osteria” abbiamo letto romanzi o racconti. E’ il caso di un libro che, ad onor di cronaca ci è capitato tra le mani appunto per il nome osteria nel suo titolo, e di cui noi, che in genere non ci occupiamo di recensioni, ve ne vorremmo parlare.
Trama che si svolge in una zona a confine tra Veneto e Friuli Venezia Giulia con protagonisti locali ed “infiltrati” dal sud che, vuoi per lo spirito del locale in cui avvengono molti episodi del romanzo (l’osteria appunto), vuoi per la singolarità degli stessi e non da ultimo per una scrittura semplice, poetica ed assai spassosa, generano una storia di amore e amicizia percorsa da un mistero che dà al romanzo una venatura di giallo. Un susseguirsi di “statici” avvenimenti con fulcro appunto nell’osteria in cui il nome originale di “Ombre rosse” ben esprime lo spirito di frequentazione di simili locali nella campagna veneta. Ovviamente non vi sveliamo il finale che è clamoroso ed assolutamente imprevedibile ma vi garantiamo una lettura appassionante in mezzo a termini dialettali, nomi pregni di sensi e doppi sensi e spaccati di vita, forse di qualche anno fa, ma comunque attuali per coloro che la campagna non si limitano a percorrerla in automobile ma si soffermano a considerarla ed anche sempre più a rivalutarla. I vari personaggi, poi, sono assolutamente “vivi” e particolari: la Gilda le cui tette sono oggetto di “osservazioni” e desideri come per la tabaccaia di Amarcord; i fratelli Sorgon depositari di una “scienza” agreste e capaci di un linguaggio solo in parte censurato, Perini alias Malattia per quell’abitudine di attribuire soprannomi a tutti, la Silvania con la smania di altri mondi, ecc. Se, come precisa l’autore, questo romanzo è stato scritto da un ragazzo di vent’anni, ci vogliamo complimentare con lui per questa Piccola Osteria Senza Parole.