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Recensione: "La melodia di Vienna" di Ernst Lothar Muller

Testata: Bostonian Library
Data: 1 gennaio 1970

"La melodia di Vienna" narra la storia di tre generazioni della famiglia Alt, viennese, dal 1888 al 1945. 
Christoph Alt, patriarca della famiglia, è un fabbricante di pianoforti, i migliori che l'Austria (e forse il mondo) abbia mai visto, sui cui tasti hanno preso vita le melodie di Mozart e Haydn, Beethoven e altri ancora. 
Assieme alla fabbrica, Christoph fonda una grande casa di tre piani al numero 10 di Seilerstätte. Alla sua morte lascerà un testamento in cui si darà ordine ai discendenti di abitare nella suddetta casa, pena la perdita dell'eredità. 
Nel corso della loro vita accadrà di tutto: intrighi alla corte di Francesco Giuseppe, un erede al trono che si innamora di Henriette e dovrà sopportare il peso sulla coscienza del suo suicidio, tradimenti, figli illegittimi ma amatissimi, figli legittimi ma assolutamente detestati, passioni brucianti e relazioni di ghiaccio, guerre (la Prima guerra mondiale, le prime marce della Seconda), l'avvento del nazismo e molto altro. 
La grande storia attraversa le stanze del numero 10 cambiandone per sempre gli abitanti: gli episodi memorabili sono decine, così come i personaggi e gli eventi.
Considerazioni.
Toccante, profondo, aulico, appassionante da cima a fondo. Un affresco di un altro tempo, andato, perduto, sconfitto. Ernst Lothar ha avuto il pregio, che gli va assolutamente attribuito, di descrivere una Vienna che si ricostruisce, disegna, muove e vive sotto gli occhi del lettore che vorace beve tutto, impara, cresce e si strugge per la storia che intesse Muller, che ricostruisce non solo fedelmente, ma conferendo un'anima ai suoi personaggi, ad un'epoca storica, ad un paese che anche se ci è vicino a volte possiamo (almeno io) confessare di non conoscere poi così tanto.

Muller, esule in America a causa della Grande Guerra, ci porta infatti alla fine del 1800, precisamente nel 1888, per condurci per mano nelle vite di tre appartenenti alla famiglia Alt ed approdare quindi fino al 1945. 
Non vi narrerò cosa accade di questi personaggi, come si intessono le loro vite, perdonatemi, perchè penso sia giusto mantenere qualche interessante segreto per la lettura, che è bene far emergere man mano che si procede alla sua scoperta. Ma fidatevi, è davvero una lettura pregevole e interessante.

La cosa che ho apprezzato maggiormente è stato il fatto di seguire una Vienna nella sua luccicante decadenza, fino alle porte del secondo conflitto mondiale. Ed una brillante decadenza, quella che seguiamo in questa storia. Lo so, lo so, sembra un ossimoro, ma è così. E si rimane affascinati, ghermiti, dalla fulgida bellezza di questo crollo, come se morendo per rinascere poi in altra pelle, altra veste, la Vienna di fine ottocento e inizio novecento abbagliasse certa del suo ultimo canto e lo volesse far ricordare ai posteri.

Fortemente criticato per il punto di vista privilegiato con sui scelse di narrare la sua storia (in quanto la famiglia Alt è borghese e benestante)  Muller mediante la storia degli Alt - che vivranno di scandali, intrighi più o meno reali e ragali, guerre, amori, passioni, lutti, ecc... - ci mostreranno i costumi all'epoca dell'Impero austro-ungarico che cedono il passo alla Prima Guerra Mondiale fino agli albori della Seconda. Ed è proprio questo lo scopo ultimo del romanzo, non tanto dar modo di conoscere i personaggi che intrecciano le loro vite alla città e la storia viennese, quanto piuttosto narrare un periodo storico dal punto di vista prettamente autriaco, con il suo punto di vista, la sua società, le sue lotte, le sue convinzioni, la sua cultura, i vari strati di cui si compone la sua società, la sua vita politica, le sue scelte e le sue posizioni politiche e quant'altro.

Questo fa de "La melodia di Vienna" un romanzo non solo molto particolare, ma anche interessantissimo, perchè pochi romanzi trattano e raccontano dell'Austria, del suo animo e della sua storia, come questo romanzo, che coglie appieno l'essenza di quello che non solo l'Austria è stata durante l'Impero, la Belle époque e la prima metà del Novecento, ma anche come sono cambiati man mano i suoi cittadini, non solo nelle aspettative, nella società e negli obiettivi, ma anche nell'animo e nella cultura. 
 
Ciò che emerge da questo libro, più di ogni altra cosa, è che Muller vuole sottolineare come l'Austria non sia solo una Nazione associabile alla musica, a Mozart, Haydn, Beethoven, Mahler, Klimt, Strauss, Freud, Schnitzler, Jung, Rilke, Von Hofmannsthal, Zweig, Schiele, ecc... ma c'è altro ancora, non più o meno interessante, più o meno importante, ma altro, da valutare, da approfondire, conoscere della piccola grande Austria, che è un peccato non conoscere, non sondare e che è bello ritrovare in un romanzo storico complesso, in una saga familiare che non lesina per spiegare lo sforzo di mutare che è richiesto all'Austria e agli austriaci, e che è interessante conoscere.Veramente.
 
Scritto con malinconico abbandono, come lo può essere scrivere lontano e per dal proprio paese, Muller riesce a confezionare un'opera solida, affascinante, ammantata da un velo di decadente bellezza che solo la guerra è in grado di squarciare con veemenza e lasciare senza protezione alcuna dagli sguardi, dalla sicurezza e dalla cruda verità. E' un'ottima opera che merita una lettura per non lasciarsi indimenticata.