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Fantasia per vivere

Autore: Paola Romagnoli
Testata: Che libri
Data: 11 novembre 2008

La sognatrice di Ostenda
Una raccolta di cinque racconti accomunati dal filo che lega vita, amore e sogno. Non utopia, ma quell’immaginare che anima i giorni così come i luoghi, che in queste pagine sono ben più di uno sfondo, e che penetrano nell’animo dei personaggi, di tensione positiva. Una mappa empatica su cui Schmitt tratteggia i suoi affreschi esistenziali. A partire dal primo, che da il nome al libro, in cui uno scrittore in fuga da un amore sfumato prende alloggio dall’anziana Emma Van A., mentre con Gabrielle, al centro dell’altro racconto Delitto perfetto, si riflette sulla coppia passando attraverso l’omicidio del marito. Catartico La guarigione, orientato alla conquista di una nuova percezione di sé. E in Cattive letture Schmitt non manca di ricordare quanto la lettura sappia arricchire la vita. Il libro si chiude con La donna con il bouquet dove una vecchina attende alla stazione qualcuno che chissà se mai arriverà.

«Da un amore totale non ci si riprende mai.» Ha il suono di una condanna senza appello quella che lo scrittore, regista e commediografo Eric-Emmanuel Schmitt fa pronunciare alla protagonista del racconto che dà il titolo al suo ultimo libro, La sognatrice di Ostenda. Un’umanità al centro di una ricostruzione collettiva di cui l’autore dipinge fremiti, gesti, sospiri che, come un tappeto volante, trasportano il lettore con levità.
In questa sua ultima fatica i luoghi emergono come co-protagonisti. Che ruolo ha lo spazio e l’ambiente nella nostra vita?
Credo che i luoghi siano come una prima faccia dei personaggi di una storia. Nel mio primo racconto descrivoOstenda come tranquilla e ritirata, e ben si lega al carattere della protagonista Emma che lì vive sola, lontana dal mondo. Una volta creato il connubio tra il luogo e i protagonisti, mi piace poi elaborare le atmosfere ed esplorarne la complessità, fino a ribaltare l’immagine iniziale. Ostenda non è in realtà così tranquilla come sembra, ed Emma, nonostante sia anziana e malata, si svela tutt’altro che un soggetto debole.

É ricorrente nelle sue pagine l’attenzione alle mani dei personaggi; forse specchio dell’anima?
Non me ne ero reso conto, ma la sua domanda mi fa riflettere. Credo che in effetti le mani siano la parte più sincera di ognuno. Sul viso si può sempre indossare una maschera, si può controllare l’espressione in modo da nascondere le emozioni. Mentre le mani sono più libere dal controllo conscio.

Quale crede che sia il rapporto tra realtà e immaginazione?
Ognuno di noi vive calato in una realtà condizionata dai propri desideri, sogni e aspettative. Il potere dell’immaginazione di modificare la realtà è un concetto che ho cercato di imprimere nei miei racconti. È significativo, ad esempio, l’infermiera che acquista coscienza della propria bellezza grazie alla percezione che un altro ha di lei. Certo l’immaginazione può anche essere distruttiva, come dimostra la storia di Gabrielle. Ma credo sia indubbio che lasciandosi trasportare dalla fantasia si possa vivere in modo più ricco.

L’influenza dell’opinione altrui può davvero esser tanto pesante da determinare scelte estreme, come accade a Gabrielle?
Più che l’opinione, contano le parole espresse dagli altri per descrivere la nostra vita: possono distruggere il nostro equilibrio. È un aspetto che forse tocca più di frequente le donne, soprattutto con l’avanzare dell’età, quando cresce anche la paura di non inspirare più amore. Bisogna essere molto forti per saper resistere a queste ingerenze, e per difendersi è fondamentale credere profondamente in se stessi.

C’è un personaggio di questo suo ultimo libro a cui è più affezionato e perché?
Scelgo Emma, al centro del primo racconto. È una donna che riesce a costruire relazioni di grande valore. Conosco persone come lei, minate nel corpo, ma capaci di una forza d’animo tale da contrastare la sofferenza e condurre esistenze ricche. Emma è anche una figura romantica e libera, che nell’insieme trovo estremamente affascinante.

Si ritrova anche in queste sue ultime pagine il tema della coppia, al centro di un esame che sembra lasciare poche speranze. Sa suggerire una formula per stare insieme a lungo senza troppi inciampi?
Direi che le soluzioni sono due: indossare un elmetto o parlarsi. Personalmente preferisco la seconda ipotesi, ma qualche volta ho usato anche la prima! A parte gli scherzi, credo che l’essenziale sia il dialogo. Bisogna esser capaci di comunicare l’un con l’altro, l’amore, così come la frustrazione, o quel che ci manca o quello che vorremmo avere. Certo che non è sempre facile, ma basilare.

In settembre uscirà in Italia il testo della sua commedia Il Visitatore: un dialogo tra Freud e Dio. Ci vuole anticipare qualcosa?
È un testo ambientato nel 1938, durante l’occupazione di Vienna da parte dei nazisti. Freud è nel proprio studio che attende notizie della figlia Anna, portata via dalla Gestapo, quando gli appare un visitatore inaspettato. Non è chiaro chi sia; forse il nemico, o un sogno, o Dio come dice di essere. In ogni caso tra i due è inevitabile interrogarsi sull’origine del male e sulla sofferenza che contamina quel tragico periodo storico.

A cosa sta lavorando ora?
Il prossimo libro uscirà a novembre, in Francia, con titolo Ulysse from Bagdad, incentrato sulla storia di un clandestino. Intanto sto girando il mio secondo film (dopo Odette Toulemonde, uscito in Italia con titolo Lezioni di felicità, ndr.), tratto dal mio libro Oscar e la dama in rosa.

Eric-Emmanuel Schmitt (1960) drammaturgo e scrittore di origini franco-irlandesi. Ha studiato musica e letteratura e si è laureato in filosofia presso la École Normale Supérieure nel 1983. È autore di racconti, romanzi e di opere teatrali tradotte e rappresentate in tutto il mondo ed è considerato uno degli autori di maggior successo nel panorama della drammaturgia francese contemporanea. www.eric-emmanuel-schmitt.com