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«Racconto come può morire la speranza di un'adolescente»

Testata: L'Arena di Verona
Data: 12 ottobre 2014

Due adolescenti aspirano a scambiarsi i ruoli in un legame che si fa, via via, sempre più complice. Ma l'uno è ebreo, l'altro no. E siamo a Roma, il 25 luglio 1943: cade il fascismo, non finiscono le leggi razziali. È lì che Lia Levi, giornalista e scrittrice, per trent'anni direttrice del mensile Shalom) sviluppa Il braccialetto (edizioni e/o, 139 pagine, 15 euro): quaranta giorni febbrili, in cui la speranza sfocia in tragedia. Il tutto con stile avvincente e, insieme, molto pensato. Un periodo incandescente, visto attraverso la prospettiva di un ragazzo semita.Lia Levi, partiamo dal protagonista: il quindicenne Corrado. È euforico: hanno deposto Mussolini e pensa che in autunno potrà tornare alla scuola pubblica dalla quale è stato allontanato in quanto ebreo. Si accende, quindi, la speranza che è una parte fondante de Il braccialetto?Corrado è un ragazzo molto colto come erano i liceali di allora, che leggevano i classici. La scuola che ambisce a frequentare è il rinomato liceo ginnasio Visconti. Ma non si tratta solo di un simbolo del sapere. Unirsi ai ragazzi non ebrei sarebbe anche la cancellazione di un'umiliazione, l'uscire finalmente da un ghetto fisico e mentale.I genitori, però, tendono a raffreddare gli entusiasmi. Com'è il rapporto?Bisogna prima di tutto considerare che Corrado, quasi sedicenne, si trova in un'età in cui il rapporto con gli adulti è sempre difficile. Le ostilità, i rimproveri fanno proprio parte di un percorso obbligato per diventare autonomi. Inoltre, dato il periodo storico, tutto è colorato a tinte più cupe. I genitori rappresentano la società e il ragazzo li vede inadeguati. Ma bisogna anche dire che i genitori di Corrado, seppure giovani come erano anagraficamente i parenti allora, tendono a volare basso. A non vibrare. A vivere solo i frammenti di un quotidiano povero di stimoli.Una parte importante del suo romanzo è l'amicizia tra Corrado e Leandro. Chi è Leandro? Che legame c'è?Leandro coetaneo non ebreo di Corrado è l'«altro», che frequenta inoltre l'ormai famoso Visconti. Entrambi aspirerebbero a scambiarsi i ruoli, ma soprattutto Leandro. Il liceale, infatti, è vittima di un disagio che non sa definire, legge i «poeti maledetti», non riesce a inserirsi tra i compagni. Nell'ebraismo vede una diversità e un malessere finalmente riconosciuto e codificato, che non rinuncia alle proprie radici. Che è anche fiero della sua unicità. Inoltre è affascinato dalla cultura e dalla tradizioni israelite. Anche per tutte queste ragioni vuol essere amico di Corrado, che incontra casualmente. L'israelita si comporta, invece, in modo più sfuggente, non perché voglia essere corteggiato. Ma perché i ritmi dell'amicizia richiedono filosofia e riflessione che, in questo momento di lotta, gli mancano. Alla fine, quando in settembre arrivano i tedeschi, e si cominciano a deportare gli ebrei vince il lato affettivo, prevale il sentimento.Che cosa succede delle leggi razziali, in questo preciso momento storico, alla caduta di Mussolini?Erano state cancellate le ridicole scritte del duce, buttati giù i busti, chiuse le Case del Fascio. C'era, quindi, una certa aspettativa che si abolissero anche le leggi razziali, ma non successe. Forse per intrighi politici, forse per ignavia, si era in un periodo di incertezze, quindi non si sa. Quello che è certo è che mancò la spinta ecclesiastica. Da un carteggio emerso recentemente tra il gesuita padre Tacchi Ventura e il segretario di Stato, il cardinale Maglione, sembra che il Vaticano fosse d'accordo di abolire le leggi razziali, ma non tutte. Il resto è storia...Ci parli del braccialetto, che si insegue per tutto il romanzo e ne è anche il titolo.È un oggetto simbolico per più d'un motivo. Rappresenta la madre di Corrado, da giovane, quando lo indossava tintinnante insieme ai vestiti floreali di seta leggera. Era anche la metafora di quando la vita era più lieve, poi con il peggiorare degli eventi è stato messo da parte.Ma poi ritorna da protagonista...Certo. Quando il 26 settembre i Tedeschi impongono il famigerato patto dell'oro. Chiamano i dirigenti della comunità ebraica e promettono di non deportare alcun ebreo da Roma se verranno consegnati in un giorno e mezzo cinquanta chili d'oro. L'atmosfera, tra speranze e angosce, si fa sempre più febbrile. Anche Corrado può finalmente agire e far da passa parola. Ma davanti ai due gingilli d'oro, che i suoi genitori intendono consegnare, annichilisce. Dov'è il braccialetto?Già, dov'è il prezioso monile?Padre e madre gli confessano d'averlo venduto in un momento di bisogno. Il ragazzo si sente una volta di più tradito e arrabbiato. Si dice che è quasi un uomo, potevano almeno consultarlo.Però, in realtà, la storia del braccialetto è diversa. Cosa possiamo dire senza svelare la trama?Che entra in gioco la menzogna, Corrado la scopre e questa volta la sua delusione è pari a uno scoppio. I genitori gli sembrano vecchi anzitempo, non hanno il minimo moto di ribellione. Il padre poi non si comporta affatto in modo paterno con il figlio. L'adolescente lo trova troppo "gentile" e considera che un genitore dev'essere semmai affettuoso, ma non cortese. Per anni Corrado si fa la fantasia, come molti ragazzi del resto, che Vito non sia il suo vero padre.Il romanzo finisce con l'arrivo dei nazisti a Roma.I tedeschi sono dappertutto, presidiano tutto, una cappa di terrore sulla città. Li ricordo anch'io, che ero una bambina piccola. Cominciano a correre voci che, nonostante avessero rispettato il patto dell'oro, gli ebrei vengono deportati. Corrado si trova improvvisamente uomo. Ora la vita è davvero nelle sue mani. E lui deve finalmente agire.