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Valerio Piperata, 'Le rockstar non sono morte' - La recensione

Autore: Michele Lauro
Testata: Panorama.it
Data: 22 dicembre 2014

Un romanzo inattuale sul sogno di un giovane liceale: dedicato a tutti quelli che hanno una band



Rilettura antimoderna dell'epica rock, quasi sparita dai radar dei sogni adolescenziali omologati al culto dei talent, Le rockstar non sono morte di Valerio Piperataè un romanzo d'esordio fresco e grezzo come un demotape. Strofa ritornello strofa ponte ritornello (scuola band famiglia ragazza band), nel breve volgere del quadrimestre che prelude alla maturità.

"Era una domenica di fine agosto e come avrete capito non avevo niente da fare". La fiaba di formazione accorda le tonalità delcomico e dell'onirico, del malinconico e del grottesco al sogno demodè di quattro ragazzi ai margini della società: Davide e Tommy, compagni di liceo snobbati dal resto della classe, Pannocchia l'ex reietto del carrozzone di X-Factor, Trota il chitarrista con la passione per il soul e i furtarelli. Ribattezzatisi I Vecchi, non sono neanche maggiorenni.

Il destino li unisce come una predestinazione underground. Nessuno sa praticamente suonare ma a un certo punto le canzoni, come diceva quel tale, vengono fuori "già con le parole". L'inattesa alchimia spalanca alle aspiranti rockstar le porte di un improbabiletour nel Nebraska ciociaro, fra impresari d'accatto e sfaccendati faccendieri, grancasse spellate e furgoni scassati, ristoratori senza un soldo e sporadici avventori. Eppure nonostante tutto, quell'attimo sospeso prima di salire sul (surrogato di) palco vale più di ogni umiliazione.

È la parte del libro più divertente e borderline, al confine tra la fantasia a colori e la vergogna. Piperata gioca con lo stereotipo invitando sul suo palco una pletora di comparse a fumetti: Tiziano Legno, i Negro d'Avola, i Pino Assoluto, Caparotta, fino ai temibili Stroncatutti, Sgamasòle e Maria Castrante, i giornalisti da cui dipenderanno le sorti dei nostri eroi nel corso di una drammatica conferenza stampa nella casa discografica del potente Ottavio Pilato. Lo scivolo caricaturale (però Peppino d'Elba non è male...) è compensato dal ritmo, che resta serrato fino ai titoli di coda. Linguaggio diretto, dialoghi secchi, zero subordinate, sogni geneticamente emarginati.

Le rockstar non sono morte ma oggi forse scriverebbero un libro. Per raccontare quel che John Lennon sintetizzò in pochi memorabili versi quasi mezzo secolo fa, che la realtà delle cose è diversa da come te la immagini ma che per crescere non puoi fare a meno di immaginarla diversa, e che successo e fallimento sono soltanto le due facce di una pietra rotolante in balia del tempo, il tempo di quando hai diciott'anni che nel frattempo ha continuato a scorrere regalandoti il coraggio e l'occasione - cioè un battito in quattro quarti per una ragazza con le lentiggini - per mollare il ghetto in cui ti sentivi cacciato.

Insomma Davide-Teseo ha bisogno della sua Arianna non per uccidere il Minotauro ma per uscire dal labirinto (della giovinezza). La sua iniziazione passa dalle corde di una chitarra alle corde degli affetti. Inaspettatamente, e controcorrente rispetto al cliché della narrativa contemporanea, il padre del ragazzo si rivelerà pronto a cogliere l'attimo: "Uhm".

http://www.panorama.it/cultura/libri/valerio-piperata-rockstar-non-morte-recensione/