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La pietra per gli occhi. Venetia 1106 d.C. - Roberto Tiraboschi

Autore: Elisabetta Bolondi
Testata: Sololibri
Data: 23 gennaio 2015

“Se pareba boves, alba pratalia araba, et albo versorio teneba et negro semen seminaba.”

Che emozione trovare questi primissimi esempi di letteratura italiana, l’Indovinello veronese con cui cominciano tutte le storie letterarie in uso nelle scuole superiori italiane.
Roberto Tiraboschi ambienta a Venetia, anno 1106, il suo fascinoso romanzo storico-letterario, nel quale si mescolano tutte le suggestioni di un Medioevo ancora lontano dalla rinascita, ma già presago dei grandi cambiamenti che la scienza può inserire nella vita dominata da una religiosità che chiude nelle abbazie il sapere per conservarlo e difenderlo dagli occhi di possibili infedeli.

Il chierico Edgardo, rampollo di una nobile famiglia ma da questa escluso a causa della sua deformità fisica, si è rifugiato nella abbazia di Bobbio dove ha trovato un ruolo importante come amanuense: la sua abilità di scriba sta però venendo meno a causa di una nuova deformità; sta perdendo la vista, e quindi la sua abilità rischia di essere definitivamente compromessa. Il confratello Ademaro sta per partire per la città lagunare dove, nel convento di San Giorgio, arrivano dall’Oriente nuovi manoscritti che potrebbero arricchire la biblioteca di Bobbio. Ademaro, impietosito dalla sofferenza di Edgardo, gli rivela di aver sentito parlare di una pietra per gli occhi che potrebbe aiutarlo a guarire e gli propone di accompagnarlo a Venetia, alla ricerca del mercante che per primo ne ha accennato.

I due monaci partono per Venezia e tutto il romanzo li insegue all’interno dei labirinti di isole, canali, lagune, ponti, lazzaretti, fornaci, un nascente arsenale, i palazzi sontuosi della nobiltà, la basilica di San Marco dove maestri vetrai stanno progettando i mosaici.

Edgardo entra in contatto con i maestri vetrai che si fanno la guerra alla ricerca della ricetta che permetta di costruire un vetro puro come il cristallo di rocca. Sull’isolotto che diverrà Murano, Amurianum, già sono all’opera il maestro Angelo Segrado, accompagnato da una schiava bella e sfuggente, Kallis, e altri rivali: il cristalliere Zoto, il prepotente e venalissimo Tàtaro, il mercante Karamago, si avvicendano nella storia convulsa alla ricerca ciascuno dei propri interessi: la ricchezza, la fama, e, nel caso di Segrado, l’esperimento che lo porterà a trovare il vetro puro che fino ad allora nessuno era riuscito a plasmare.

Edgardo si trova al centro di scontri ai quali la sua codardia, già sperimentata in gioventù quando non era intervenuto a salvare suo fratello, non sembra dargli la forza necessaria. Eppure, sia per il desiderio impellente di trovare un rimedio per i suoi occhi malati, sia per l’amore improvviso che prova per la sottile e ambigua Kallis, Edgardo lo Storpio compirà gesta inimmaginabili da lui stesso.

Il celebre romanzo di Eco, ambientato in una abbazia, ritorna nella ricostruzione dello scriptorium, ma anche nella invenzione degli “occhiali”, e nel tema di fondo del romanzo, che aleggia nelle parole di Edgardo rivolte al confratello che è divenuto il suo nemico,
Io volevo divulgare e diffondere, voi volete nascondere e celare”, riferendosi all’uso del sapere che deriva dai manoscritti, pazientemente e fedelmente copiati da umili chierici come Edgardo.

Nel libro si affaccia la voglia di sperimentazione e di libertà del sapere che sarà conculcata dalla Chiesa ufficiale fino ed oltre la Controriforma, ma anche il tema della sessualità vista non più solo come peccato mortale ma come strumento per avvicinarsi a Dio.

Ricchissima la scrittura di Tiraboschi, che si serve del dialetto e di tutta una serie di termini, desueti, propri della marineria veneziana: le diverse imbarcazioni che si aggirano nella laguna sono le peote, le sandole, le gondule, le ghelandie, le scaule, le acazie, le galee, mentre si va costruendo il ponte di Rivus Altus: un apposito glossario aiuta i lettori a districarsi in una lessico di parole che non esistono più e che mostrano come la lingua unitaria sia solo una recente conquista, mentre lingue originali si siano in qualche modo disperse.

“… scappa da Venetia, questa città è malata, sotto le acque della laguna si nascondono mostri e gli abitanti sono segnati da un morbo orribile che trasforma e annienta le loro anime. I miasmi, le nebbie, i venti, scarnificano le mente, spezzano i sentimenti, inaridiscono i cuori”


Come non pensare a Thomas Mann e alle scene inquietanti del suo immortale racconto, “Morte a Venezia”, così ben illustrato dall’omonimo film viscontiano?

Pensando agli scandali del Mose, alle grandi navi che attraversano la laguna ferendo la città, all’acqua alta e all’inquinamento che minaccia la morte della Venezia odierna, non si può che apprezzare l’analisi visionaria de La pietra per gli occhi. Venetia 1106 d.C. che racconta un millennio fa quasi come fosse il presente temuto e non sapientemente combattuto.

 

http://www.sololibri.net/La-pietra-per-gli-occhi-Venetia.html