IN PROFONDITÀ Il giallista ambienta in Sardegna l'ultimo romanzo. Di intrighi internazionali e ambientali
«Volevamo raccontare una brutta storia mediterranea» dice Massimo Carlotto del romanzo-inchiesta scritto insieme con i nuovi autori del collettivo Mama Sabot. Si intitola Perdas de Fogu (edizioni e/o, pp. 176, euro 15), pietre di fuoco, come i proiettili alluranio: un nome che sembra essere una condanna per un pezzo di terra sarda destinato a ospitare il poligono più importante della Nato in Europa. «Abbiamo raccontato il mare nostrum come luogo di conflitti», spiega il giallista. Che ambienta il racconto in unarea dove viene riciclato il denaro sporco «grazie al turismo che può essere sfruttato come una grande lavatrice», ma che è anche una terra «che non riesce a liberarsi delle servitù militari».
In unisola dove accade (veramente) tutto questo, la finzione romanzesca ci porta sulle tracce di una veterinaria che vuole testare sugli animali una cura contro lesposizione alle nanoparticelle. Le sue ricerche danno fastidio a una piovra fatta di politici, militari e faccendieri, che le scateneranno contro tutta la loro potenza.