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Omicidi contro il sapere nella "fabbrica" di Venezia

Autore: Nicoletta Canazza
Testata: Gazzettino di Venezia
Data: 2 febbraio 2015

Ci sono libri che modellano così profondamente l'immaginario da diventare uno specchio inevitabile per chi si avventuri sullo stesso terreno narrativo. Così, se un romanzo sceglie di narrare di due monaci, un maestro e un discepolo, se ci sono manoscritti e amanuensi, un testo "proibito" e temuto dalla Chiesa e una misteriosa sequenza di omicidi, è difficile che la mente non corra a un best seller mondiale seguito da un film di successo come fu "Il nome della rosa".
Tiraboschi sa bene di maneggiare materiale incandescente e infatti, ne "La pietra per gli occhi. Venetia 1106 d.C." fa muovere i suoi personaggi tra forni e fucine, fiamme e fusioni, dentro quel mondo di vetro che è stato ed è il tesoro di Murano, per i cui segreti si può uccidere. Sa di muoversi su un terreno fragile e traditore, così come sono le terre emerse tra i canali e le barene della laguna, e lo fa forte di una scrittura precisa, ma soprattutto, giocandosi una carta straordinaria, Venezia. Che qui è ancora Venetia, anzi, la "fabbrica" di Venetia. Una città ancora miserabile e puzzolente, dove spadroneggiano i ricchi e si muore di fame, la vita non vale niente e si può morire per superstizione, ma che ben presto dominerà i mari. Ed eccola la città medioevale, con monasteri e chiese, isole e acquitrini, calli sporche e ratti, il cantiere di Rialto, anzi Rivoalto, da dove il grande ponte sta sorgendo come una galea dell'Arsenale, e poi la darsena davanti San Marco dove approdano spezie e relique, mercanti e impostori, dove si imbarcano cavalli e cristiani per la Terrasanta, con la basilica di San Marco non ancora sfavillante d'oro. E' Venetia che si impone su Edgardo e Ademaro, che non avranno il destino di Adso e Gueglielmo, così come il manoscritto "proibito" non è di Aristotele ma di uno scienziato arabo che ha studiato la luce e le sue forme, e il pericolo per la Chiesta non viene dal riso, ma dalla forza della scienza e dall'osservazione della realtà.
Alla fine la "Pietra per gli occhi", la misteriosa e stupefacente invenzione degli occhiali - porterà all'assassino. E il fuoco che là distruggeva, qua è dominato dall'uomo per realizzare un tesoro inestimabile: cristallo purissimo. C'è la fabbricazione di Venezia nel libro di Tiraboschi. Che nasca dal sangue o dalla nebbia poco importa. Così cupa forse non era mai stata raccontata.