Login
Facebook
Twitter
Instagram
Newsletter

Nel posto sbagliato di Luca Poldelmengo

Autore: Beatrice Tiberi
Testata: Cultora
Data: 16 febbraio 2015
URL: http://www.cultora.it/nel-posto-sbagliato-di-luca-poldelmengo/

Questo autore, Luca Poldelmengo, scrive crudele. E ha messo insieme una storia che è attualissima, la si potrebbe leggere in cronaca, e al tempo stesso lontana. Vera, tristemente vera. Distopica, come la visione di Roma dopo l’Apocalisse. Se avete bazzicato la collana Sabot/Age di E/O conoscerete lo splendido “Sinistri” di Tersite Rossi. Ecco, siamo da quelle parti lì. Italia prossima ventura in mano a un tipo giovine, in maniche di camicia bianca, col sorriso malandrino, il ciuffo e una fame di potere che neanche uno squalo di quelli cattivi. Pronto a mordere qualsiasi cosa, pur di…

Poldelmengo, cominciamo dalla cornice: una Roma come mai nessuno prima aveva osato. Anche se mi consenta di ricordarle il ritratto disperante che Mauro Baldrati fa della città eterna in “La città nera” (Perdisa Pop). Il futuro della capitale è così fosco?Ammetto di non aver letto il libro di Baldrati, ma visto che suona come un consiglio di lettura sono pronto ad accoglierlo. Non so quanto sarà fosco il futuro di Roma, mi accontento del presente, a dire il vero non solo della città ma dell’intero paese, che mi ha ispirato a immaginare questa ucronia romana così livida.

I rimandi nel suo romanzo sono mille e uno. C’è Minority report nell’idea dei Pov, dei cittadini come strumento di indagine?

Minority Report l’avevo già letto, e visto. L’idea è nata però altrove, da una frase letta su un romanzo di De Cataldo in cui si faceva riferimento all’uso a scopo investigativo che l’FBI faceva dell’ipnosi. Sono partito da lì, ho iniziato a informarmi, a studiare, e con le informazioni è nata la storia. Poi, quando avevo già in mente un plot, ho rivisto alcuni film che trattavano temi affini, tra cui quello di Spielberg. Anche se devo dire che dovendone citare uno forse il più vicino al mio romanzo, almeno tematicamente, è Nemico pubblico.

Da sempre lo spunto della manipolazione della mente, del subconscio, della memoria affascina chi scrive. Qui lei porta la suggestione alle estreme conseguenze, consegnandoci una fantascienza distopica e amara come Blade Runner.

La mente umana è misteriosa, e ciò che è misterioso accende la mia curiosità. Voglio esplorare questi territori impervi e privi di certezze, perché sono un mezzo per raccontare belle storie e al contempo per farci belle domande. Domande su chi siamo noi come individui, ma soprattutto su cosa stiamo diventando come società.

Il tutto però appare un gioco di ombre cinesi per denunciare, attraverso una storia dell’altrove, una situazione che stiamo vivendo. E le figure di riferimento dell’anziano uomo di potere alle prese col rottamatore rampante si stagliano chiare contro lo sfondo. Rischia di alienarsi una parte del già esiguo manipolo di lettori italiani, lo sa?

Correrò anche questo rischio, sarà sempre meno alto di quello che mi sono sobbarcato quando ho deciso di scrivere un thriller che da una parte contiene un elemento fantascientifico, e dall’altra si rifà tenacemente non solo alla Realpolitik, ma alla storia più cupa di questo paese.

Un rapporto difficile tra fratelli. Un rapporto difficile tra i sessi. La ferocia inumana delle buone intenzioni. Un romanzo che lascia il segno. E non è un segno di speranza.

La difficoltà crescente che hanno gli uomini di aggregarsi, non solo in gruppi numerosi, ma anche in rapporti a due, anche quando vi è un legame di sangue, è uno dei mali che si sta radicando nella nostra società.

Ha scritto questa storia per questa collana, oppure l’esistenza di Sabot/Age ha incrociato “Nel posto sbagliato” al momento giusto?

Ho scritto questa storia prima, ho voluto ferocemente che uscisse con Sabot/Age poi, e ora sto scrivendo per loro il seguito.

Il libro che sta leggendo ora.

Maus di Spiegelman

Ci regali una frase del suo romanzo.

A loro non interessa cosa sai, ma ciò che contieni.