Il popolare autore esce con un nuovo romanzo e si racconta al nostro giallista Pierluigi Porazzi
PIERLUIGI PORAZZI. Massimo Carlotto festeggia i vent'anni di carriera, nel corso dei quali si è imposto come uno dei maggiori autori contemporanei, non solo di genere. Ed esce con “La banda degli amanti” (e/o), romanzo atteso dai suoi lettori perché riporta in scena il suo personaggio piú famoso e amato: Marco Buratti, alias "l'Alligatore", che questa volta dovrà vedersela con un altro celebre personaggio partorito dalla fantasia di Carlotto: Giorgio Pellegrini (il protagonista di "Arrivederci amore, ciao" e "Alla fine di un giorno noioso"). Carlotto ha accettato di parlarcene. C’è ancora qualcuno che ritiene i romanzi gialli letteratura minore. Come risponde quando sente questi discorsi? Che questo dibattito esiste ormai solo in Italia e che è frutto di un equivoco letterario. Opere come "Il giorno della civetta" o "Quer pasticciaccio brutto de via Merulana" sono considerate classici della letteratura, quando dal punto di vista stilistico sono veri e propri romanzi polizieschi. Mi sembra però evidente che i lettori abbiano deciso di chiudere questo dibattito con la divisione tra libri belli e libri brutti. L'unica distinzione sensata. In tutti i suoi romanzi si racconta in modo molto realistico la società, senza sconti, con uno sguardo acuto e profondo. Abbiamo lasciato l'Alligatore ne "L'amore del bandito", quando la famigerata “crisi” era appena iniziata, e lo ritroviamo nel 2015. Com'è cambiato in questi sei anni? E come ha vissuto i cambiamenti sociali? L’Alligatore ha vissuto questi sei anni pericolosamente ma gli sono serviti anche per riflettere sul mondo che lo circonda. Dopo aver girovagato per l'Europa è tornato a vivere a Padova e stenta a riconoscere la città, segno che le trasformazioni sociali dovute alla crisi sono profonde e visibili. Si dice spesso che il romanzo noir racconta e descrive la realtà in modo piú efficace della cronaca o di altre forme d'arte, e, anzi, talvolta la anticipa. Per quale motivo? Come vede il panorama degli autori noir italiani? Il panorama degli autori noir italiani è sempre piú promettente. Scrittori che si sono formati in un momento editoriale difficile, ma che sono riusciti a mantenere uno sguardo limpido sulla realtà, nel rispetto del genere e dei lettori. La ragione per cui il noir anticipa la realtà sta nella capacità di costruire trame frutto di investigazioni giornalistiche o di osservazioni attente dei fenomeni criminali. Ormai si tratta di un percorso consolidato, riconosciuto dai lettori. Ci sono stati anni in cui l’impegno, in letteratura e nella cultura in generale, veniva apprezzato, incuriosiva e appassionava anche il pubblico. Da parecchi anni, invece, tra i best seller proliferano soprattutto le storie "leggere", le commedie o i film comici. È vero. Però sono altrettanto convinto che in questo Paese domini una cultura della consolazione che impone prodotti artistici che interessano sempre meno. La "leggerezza" è sacrosanta, ma non può sovrastare il bisogno di realtà che la gente esprime in modo evidente.