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Venezia e il monaco Edgardo - Un noir dell'anno Mille

Autore: Gianluca Modolo
Testata: Repubblica Sera
Data: 8 aprile 2015

L'incipit. Ho visto un'ombra in bilico sulla sommità di una torre. Oscillava verso il baratro, balbettando una preghiera, sotto un cielo annegato nella pece. Una notte d'inverno dell'anno 1106 di Cristo Nostro Signore.

La trama. Edgardo D'Arduino, rampollo di nobile famiglia, è uno dei più promettenti amanuensi dell'abbazia di Bobbio. Una malattia agli occhi, però, lo ha colpito facendogli vacillare la vista: un'immensa disgrazia per uno scriba dedito alla copiatura di manoscritti come lui. Il giovane chierico non si dà pace e viene a sapere che in una città ancora misteriosa e poco conosciuta, di nome Venetia, potrebbe esserci un rimedio per i suoi occhi malati: una lapides ad legendum.
Approfittando del viaggio del confratello Ademaro nella città lagunare, incaricato dall'Abbazia di acquistare libri preziosi per la biblioteca, Edgardo sbarca in questa nuova e affascinante città, ancora lontana dalla Serenissima Repubblica, ricca, potente e con i suoi maestosi palazzi e le splendide chiese che diverrà poi. Campi e campielli ricoperti di erba, case fatiscenti di paglia e legno, isolotti di fango rubati alla laguna: è questa la Venetia che si presenta al giovane Edgardo, desiderosa di «rubare terra alle acque e di edificare sul nulla: chiese, conventi, torri, case, in una sfida di incastri, sopraelevazioni, ponti, argini, palafitte».
La ricerca convulsa e quasi disperata della pietra miracolosa per i suoi occhi porta Edgardo in contatto con l'intricato mondo dei fiolari, i vetrai dell'epoca, sempre in guerra tra loro e pronti a tutto pur di primeggiare nella loro arte, anche ad uccidere. Negli stessi giorni dell'arrivo di Edgardo, in città è stato commesso un orribile e misterioso delitto: un garzone di una fornace di Amurianum, l'odierna Murano, è stato trovato morto senza occhi. Al loro posto due palle di vetro trasparente. Il giovane chierico si troverà ogni giorno di più suo malgrado al centro di vicende a lui finora estranee e di fronte alle quali non sa come comportarsi: lotte di potere, false amicizie, delitti terribili e l'amore per una schiava, Kallis, che lo catapulterà in un vortice di emozioni e situazioni incontrollabili.

Lo stile. Quello di Roberto Tiraboschi è un vero e proprio romanzo noir, una storia avvincente e frenetica ambientata in una Venezia medioevale che non siamo abituati a immaginare e come quasi mai è stata raccontata. La città fa da sfondo, così, alle vicende di Edgardo e du tutti gli altri personaggi, che, pagina dopo pagina, si intrecciano e mescolano sempre di più e all'invenzione delle prime lenti per occhiali, sulla quale non esistono notizie precise ma che secondo gli studiosi, avvenne proprio a Venezia. Grazie a una scrittura molto ricca, che attinge al dialetto, agli antichi nomi di sestieri, isole e canali, e a tutta una terminologia marinaresca, (molto utile il glossario in appendice al romanzo), La pietra per gli occhi riesce a fondere insieme alla perfezione finzione e realtà in una lettura difficile da abbandonare.

Perché leggerlo. E' un viaggio alla scoperta di una città che sta nascendo, una Venetia ancora in costruzione, caotica, insidiosa, terra incognita e meta di avventurieri. Un romanzo con uno sfondo storico molto ben documentato, che, oltre a raccontarci una Venezia nascente, narra della diffusione e della lavorazione di una delle manifatture più importanti della città, il vetro, e della scoperta di quei «roidi da oci», come li descrive Tiraboschi nel suo libro, che altro non sono che gli antenati degli occhiali.