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Rapina e delitti in villa Un nuovo caso per l’Alligatore

Autore: Nicolò Menniti-Ippolito
Testata: Il Mattino di Padova
Data: 4 novembre 2015
URL: http://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2015/11/04/news/rapina-e-delitti-in-villa-un-nuovo-caso-per-l-alligatore-1.12387230

Per festeggiare i vent’anni, doppio Alligatore. Quando nel 1995 Massimo Carlotto inventò il personaggio dell’Alligatore (ex detenuto, detective privato senza licenza, appassionato di blues e calvados) probabilmente non pensava lo avrebbe accompagnato per vent’anni con grande successo, anche all’estero. Invece è successo, e dunque a sei mesi di distanza da “La banda degli amanti”, ecco una nuova avventura di Marco Buratti, la nona, che sarà in libreria da domani. “Per tutto l’oro del mondo” (E/O edizioni, pp 208 15 euro) è ancora una storia veneta, anzi in gran parte padovana, un noir «che tallona la realtà» come dice Massimo Carlotto. E la realtà in questo caso sono le rapine in villa, la voglia di vendetta e di farsi giustizia da soli. Il caso di Vaprio d’Adda, che in questi giorni ha riportato il tema della giustizia fai da te al centro del dibattito, ha mostrato che l’opinione pubblica almeno a nord sembra in gran parte pronta ad abbracciare l’idea dell’autodifesa di cui parla il libro di Carlotto. «Era già stato detto tutto in questo senso» dice Carlotto. «Si attendeva solo l’ennesimo episodio. Quello che mi preoccupa è che sta nascendo un modo completamente diverso di concepire la società. Mi colpisce anche il modo in cui ci si accanisce sulla microcriminalità rispetto al silenzio assordante nei confronti della mafie e della grande criminalità internazionale. Siamo il quarto paese al mondo per il riciclaggio di denaro sporco, ma questo sembra non interessare nessuno». L’Alligatore, coi suoi modi non sempre legali indaga questa volta su un doppio delitto durante una rapina in una villa. Ne nasce una delle inchieste più difficili, anche sul piano etico. «È un tipo di rapina» riflette lo scrittore «che appare odioso anche alla vecchia criminalità, soprattutto perché storicamente ha esiti di una violenza inenarrabile. Socialmente poi genera una grande sfiducia, una inquietudine profonda, è un reato che sposta i voti. Alimenta fantasmi di tutti i tipi ed è assolutamente difficile da debellare perché il Veneto è terra di confine ed è dimostrato che le bande attaccano e poi si ritirano». L’Alligatore si muove quindi in questo caso tra Vicenza, Venezia, soprattutto Padova, fotografando un clima anche politico di grande chiusura: «Mi sembra pericolosa» dice Carlotto, condividendo i giudizi dell’Alligatore «la mancanza di dialogo. I sindaci che mettono i libri all’indice, che sono disposti a finanziare la difesa dei cittadini che sparano, mostrano l’incapacità reale di governare il territorio». Nel libro ci sono anche altri temi, quello della vendetta, ad esempio: «A distanza di tempo da “L’oscura immensità della notte” volevo tornare ad affrontare un tema che è centrale nella convivenza civile». Poi c’è un Alligatore in crisi, che ascolta sempre più blues, sempre più si circonda dei due amici che gli sono rimasti, Max e Beniamino, gli uomini che lo accompagnano in molte delle sue avventure: «Buratti ha la sensazione» dice Carlotto «che provare a fare giustizia sia come svuotare l’oceano col cucchiaino, soffre per l’incapacità di incidere e allora conta sempre di più il microcosmo che lo circonda. È un modo di difendersi da un mondo che non riconosce più. L’unico progetto che rimane praticabile in questa fase». Come tutti i personaggi seriali anche l’Alligatore ha i suoi alti e bassi, in questo libro sembra in fase di riflusso, a tratti di declino ma questa non sarà l’ultima sua avventura come testimonia l’epilogo i cui ricompare anche Giorgio Pellegrini, il cattivo dei libri di Carlotto: «“L’Alligatore tornerà nel 2017» dice lo scrittore padovano «perché ho bisogno di pensare a una evoluzione delle sue storie. Continuerà a tallonare i mutamenti della società italiana, ma in modo diverso. È vero che i lettori sono tradizionalisti, ma la serialità per sopravvivere ha anche bisogno di novità e di sperimentazione. Voglio costruire libri più corposi per le sue avventure, ma che conservino la stessa velocità di lettura. Io voglio che i lettori brucino le mie storie, questa è, credo, la mia cifra di scrittore”.