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Carlotto l'Alligatore

Autore: Aldo Grandi
Testata: La Gazzetta di Lucca
Data: 13 novembre 2015
URL: http://www.lagazzettadilucca.it/l-evento/2015/11/carlotto-l-alligatore/

Un pomeriggio di un giorno da cani? Nemmeno per sogno, almeno per chi, come noi, ha un grande rispetto per i cani e, soprattutto, è consapevole di aver assistito, alla libreria Ubik piano superiore, ad un evento letterario più unico che raro. A Lucca, infatti, è sceso, per un tour toscano, il re del noir, lo scrittore che è stato capace di annichilire gli stessi autori del nord Europa e di far invidia agli americani. Lui è Massimo Carlotto, una vita da mediano fino a quando Grazia Cherchi, talent scout ormai scomparsa, non si accorse, nel 1994, leggendo il suo primo lavoro Il fuggiasco, di avere tra le mani uno scrittore in carne ed ossa appunto Massimo Carlotto.

Nato e cresciuto a Padova, Carlotto è veneto in tutto quello che fa e scrive a cominciare dall'ambientazione dei suoi romanzi, quella sorta di triangolo o quadrilatero delle Bermude esploso economicamente nella regione che, fino a qualche decennio fa, era asfittica ed economicamente anoressica. Poi, l'esplosione, il miracolo economico basato, come dice Carlotto, sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, dell'italiano sull'immigrato, proprio quell'italiano che, dopo aver fatto quel che voleva assumendo a destra e a manca finché c'era da speculare, poi, a crisi arrivata, ha licenziato tutti e chiuso baracca e burattini. E' in questa regione bianca e, poi, verde, che Carlotto ha ambientato il suo Alligatore, all'anagrafe Marco Buratti, investigatore molto privato al punto da non avere nemmeno la tessera professionale, ma sufficientemente scaltro e scafato per farsi affidare i compiti più difficili e le missioni più delicate. Innamorato del blues e delle donne, sistematicamente soddisfatto dal primo, puntualmente deluso dalle seconde, l'Alligatore vaga per il Veneto industriale e arricchito spolpando la borgehsia grassa e sporca di tutto ciò che le è di troppo.

Carlotto riesce miracolosamente e mirabilmente a prendere a calci nel culo la classica e tradizionale visione romantica del malavitoso come, del resto, accade nella realtà. "Non c'è più un rapinatore - spiega - che, impaurita la commessa, il giorno dopo le porta un fiore per farsi perdonare lo spavento procurato. Oggi la criminalità è violenta, esageratamente violenta e le prime a farne le spese sono proprio le donne. E' un crimine ormai frutto della globalizzazione, con bande provenienti da ognidove che si sono regolarmente spartite il mercato nostrano. La criminalità italiana soccombe anche se sta cercando di rialzare la testa. Tra l'altro nuovi orizzonti si profilano, con sofisticazioni alimentari e rifiuti più o meno radioattivi che vengono sepolti qua e là vicino alle falde acquifere. C'è, inoltre, un aspetto nuovo che non si può far finta di non vedere: una volta il sapere e il crimine erano agli antipodi, oggi, e l'ho descritto io nel libro Respiro corto, chi vuole restare in gioco deve acculturarsi e sono proprio i criminali delle nuove generazioni che vogliono accaparrarsi il sapere per salire ancora più in alto".

Il quadro della realtà che traccia Carlotto sotto l'incalzare delle domande è micidiale, terribile. Non ci aspetta un futuro idilliaco e nemmeno si conoscono le ricette per cercare di modificarlo o di prevenirlo. Con l'Alligatore, appassionato di Calvadòs, ci sono due personaggi molto cari a Carlotto: Max la memoria, un ex militante del movimento che ama raccogliere informazioni ad personam e Beniamino Rossini, un ex malfattore convertitosi all'eleganza e alla bontà sia pure tutte speciali. Rossini è esistito veramente e Carlotto lo ha incontrato e conosciuto nel periodo trascorso dietro le sbarre durante il suo caso giudiziario che fece epoca nel secolo scorso. Rossini è il vecchio malavitoso che odia la droga, la prostituzione e il traffico di opere d'arte e per combattere questa degenerazione del crimine si schiera e si batte, con tutto ciò che può, contro il dilagare di una violenza nella quale non sa più riconoscersi.

A fine presentazione-intervista il rito della firma dei libri acquistati e, poi, con Gina Truglio e il marito, ser Fiorenzo e chi scrive, tutti a mangiare all'Antica Locanda dell'Angelo dove Vito e i genitori, i coniugi Cipolla, sposati e colleghi in cucina da ben 54 anni, hanno servito pietanze da urlo che hanno messo spalle al muro il buon Carlotto che ha particolarmente gustato i tordelli. Una serata trascorsa a raccontarsi il senso della vita che, come è solito ripetere lo scrittore noir, è un insieme di esistenze: tante esistenze, una vita soltanto. Detto da chi,come lui, ha vissuto al di là dell'immaginabile, una massima di cui tenere conto.