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James Franco

Autore: Tiziana Lo Porto
Testata: Icon Panorama
Data: 13 novembre 2015

Questa conversazione con James Franco inizia da uno scambio di messaggi. Sono da Strand Bookstore a New York, una mattina d'ottobre. Ho appena letto il bel memoir di Grace Jones, I'll Never Write My Memoirs, e i due magnifici libri di Ta-Nehisi Coates, The Beautjful Struggle e Between the World and Me (quest'ultimo uscirà in Italia per le edizioni Codice). Tra i tavoli affollati della libreria cerco un libro che stia al passo, che sia altrettanto bello. Scrivo un messaggio a James Franco per chiedergli cosa leggere. Che James Franco sia una delle persone a cui rivolgersi per un valido consiglio su cosa leggere l'ho scoperto traducendolo. Nel 2012 ho tradotto per minimum fax il suo romanzo d'esordio, In stato di ebbrezza, e nel 2015 per Bompiani Il manjfesto degli attori anonimi. Durante le traduzioni gli scrivevo chiedendogli cosa leggere, libri non necessariamente collegati ai suoi. ma che in qualche modo erano stati utili alla sua scrittura. Perfezionismo da traduttori, o solo un modo per capire meglio la scrittura. Nelle sue liste di titoli c'erano soprattutto William Faulkner e Cormac McCarthy, molta poesia (da John Berryman a Frank Bidart e Louise Gluck), romanzi sperimentali (tra tutti Casa di foglie di Mark Z. Danielewski), qualche saggio (Fame di realtà di David Shields, che James Franco ha diretto nel documentario I think you're totally wrong: a quarrel). Alcuni li avevo letti, altri li ho scoperti così.

«Ciao James, sono da Strand. Che libro compro?». «Elena Ferrante».

Che sia un attore americano a consigliare di leggere l'italiana Elena Ferrante non stupisce nessuno. Da quando nel 2012 L'amica geniale è uscito in America non c'è giornale o rivista americana che non ne abbia scritto (bene). Adesso che tutti e quattro i volumi sono usciti in inglese, la serie completa è in bella vista in scaffali e vetrine di tutte le librerie. Da Strand è sul tavolo all'ingresso dove tengono il "Best of The Best". La libreria McNally Jackson a Soho ha fabbricato uno scaffale apposito con una cornicetta che con una grafica stile Febbre del sabato sera dice: Ferrante Fever. A confermare che di "fever" si tratti sono i numeri: cinquecentomila copie vendute in Italia dei quattro volumi della serie, quattrocentomila in America. Se chiedi un giro scopri che in questo momento la sta leggendo mezzo cast di Dawson Creek (nello specifico Busy Phillips, Michelle Williams, Jennifer Morrison). La conversazione con James Franco inizia proprio da qui, da Elena Ferrrante, per poi spostarsi verso altri autori e altri libri. (...)

Tiziana Lo Porto: Di Elena Ferrante hai letto solo l'Amica geniale o anche gli altri volumi?

James Franco: Adesso sono al secondo: La storia del nuovo cognome. E finora mi è piaciuto moltissimo. Ho letto anche I giorni dell'abbandono, quello sulla donna che viene lasciata dal marito.

TLP: Come l'hai scoperta?

JF: Ho visto che la leggevano tutti. Una delle mie amiche più care stava leggendo la serie e mi ha confessato che avrebbe voluto che non finisse mai per quanto l'amava. Poi ho visto un'ottima recensione dei suoi libri sul New Yorker scritto da James Wood e lì mi sono convinto definitivamente. Anni fa ho seguito un suo workshop alla Columbia e i suoi gusti mi piacciono parecchio.

TLP: Allora dammi cinque motivi per leggerla.

JF: La centralità che dà alla giovinezza all'interno della storia; quella che dà alle vite delle donne; l'abbondanza di dettagli; la ricca vita interiore dei personaggi; personaggi interessanti e ben descritti.

TLP: Ci vedi qualche legame con il cinema italiano contemporaneo?

JF: Più che a quello contemporaneo mi sembra che sia vicina al vecchio cinema italiano. Al neorealismo del primo Pasolini, a Fellini, Antonioni, De Sica. Facevano film sulla vita della gente comune in piccole cittadine italiane e sui microdrammi della classe operaia. (...)