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E il cinema arrivò a Partinico Tutti pazzi per la Cardinale

Autore: Raffaele La Capria
Testata: Corriere della Sera
Data: 29 gennaio 2016
URL: http://www.corriere.it/cultura/16_gennaio_29/cardinale-franco-nero-damiani-sciascia-lamattina-sicilia-partinico-333a5604-c6c1-11e5-bc00-4986562dd09c.shtml

In un giorno dell’estate del 1967 il regista Damiano Damiani arriva con tutta la sua troupe, attori, maestranze e macchine, a Partinico, paese noto in tutta l’Italia, tranne che per certi siciliani, come mafioso, nel senso che lì la mafia oscuramente comanda. Damiani viene per girare un film tratto dal libro di Leonardo Sciascia Il giorno della civetta, che proprio contro la mafia è stato scritto. L’arrivo di questa troupe sconvolge le abitudini e i pensieri della gente del luogo, anche perché tra gli attori, oltre a Franco Nero, c’è la bellissima Claudia Cardinale, che è vista come un’apparizione, una cosa dell’altro mondo meravigliosa e irraggiungibile. Basta la sua sola presenza a turbare gli animi, nessuno a Partinico aveva mai visto da vicino una tale bellezza, che suscita non solo ammirazione, ma anche una sottile malinconia soprattutto in un ragazzino di 14 anni, Luca, che è appunto l’autore di questo libro L’incantesimo delle civette ( edito da e/o), il giornalista Amedeo La Mattina, e dal suo punto di vista, cinquant’anni dopo, la storia è raccontata. Una storia vera, autobiografica, che diventa la storia di un amore impossibile oltre che quella di un romanzo di formazione, perché attraverso questi eventi il ragazzo acquista una consapevolezza sull’ambiente in cui vive e sulle forze oscure che lo dominano. Questa consapevolezza lo spinge a leggere Il giorno della civetta di Sciascia, che gli apre la mente su una realtà che fino a quel momento gli era sconosciuta. E non sarà più il ragazzo che giocava a flipper e combatteva con la sua banda dei Signorini (della borghesia) contro la banda dei Mezzocuore, ragazzi del popolo quasi selvaggi, per la conquista di un campetto di calcio, ma uno che getta uno sguardo su un mondo diverso da quello che conosceva. Gioca in questo mutamento anche l’amore per Claudia Cardinale, che tratta Luca con confidenza e, forse leggendo nel suo sguardo quello che lui prova per lei, lo chiama «Occhibelli» e gli dice: «Sei un ragazzo straordinario». Cosa c’è di strano se lui si innamora perdutamente dell’attrice e se nel suo corpo di adolescente «i neuroni fibrillano»? Si sa che le passioni di un adolescente hanno la stessa intensità e le stesse complicazioni di quelle degli adulti. Ma l’invasione degli alieni che sono arrivati col cinema crea una reazione anche nelle abitudini e nel costume del paese, perché le ragazze sono più spigliate nel vestire, i ragazzi hanno i capelli più lunghi e pettinati, le botteghe vendono più merce. Le cose però si complicano, perché l’oscuro potere mafioso si accorge che il film di Damiani è una denuncia che lo mette in causa, e decide perciò, con la minaccia di rapire Franco Nero, di dare un avvertimento. In quel momento Luca, il ragazzo che racconta questa storia, entra in un gioco più grande di lui, e anche pericoloso, perché, venuto a conoscenza del luogo dove avrebbero sequestrato Franco Nero, si propone di rivelarlo per sventare le intenzioni dei mafiosi. Ma per sua fortuna tutto si risolve prima che lui metta in atto il suo proposito, perché Damiani, avendo girato buona parte del film, decide che è inutile correre rischi e che è meglio andarsene a Roma. Anche Claudia Cardinale dunque lascia il paese, e grande è il dolore di «Occhibelli» che la vede andar via. La macchina che porta la Cardinale si ferma e proprio a lui la Cardinale dà un ultimo saluto: «Scese dalla Mercedes, io non avevo la forza né di parlare né di muovermi. Claudia mi abbracciò e mi baciò con il calore e la semplicità che aveva per tutti. “Occhibelli, perché sei così triste?” Aveva pure il coraggio di chiedermelo?». E qui su questo addio finisce veramente il racconto, che però ha tante implicazioni, perché da questo momento l’idea che il ragazzo Luca ha della Sicilia è cambiata. Anche attraverso il libro di Sciascia, letto una volta, Luca ha capito come veramente stanno le cose nella sua Sicilia, e il ruolo che ha la mafia. L’incantesimo delle civette è un racconto avvincente non solo perché si sente che tutto è veramente accaduto, ma anche perché l’uso non compiaciuto che il narratore fa del dialetto, meglio di qualsiasi spiegazione, ci avvicina alla realtà di cui tratta.