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Il Garfagnana in giallo incontra Piergiorgio Pulixi

Testata: Garfagnana in giallo
Data: 5 febbraio 2016
URL: https://garfagnanaingiallo.wordpress.com/2016/02/05/il-garfagnana-in-giallo-incontra-piergiorgio-pulixi/

Al Garfagnana in Giallo nell’ultima edizione sono passata grandi scrittori italiani di noir, gialli e polizieschi. Tra questi Piergiorgio Pulixi, una delle penne più vivaci che sta riscuotendo successo in tutto il mondo: l’ultimo invito – solo in ordine cronologico – lo ha visto protagonista in India.

Piergiorgio, Biagio Mazzeo è protagonista di alcuni tuoi romanzi. Ispettore superiore della sezione Narcotici a capo di una banda di poliziotti corrotti. Un insieme di figure molto cinematografiche, da fiction, con personalità spiccate e vizi accentuati. Come e da dove nascono questi personaggi?

La serie di Biagio Mazzeo nasce dalla lettura di un articolo di cronaca che raccontava di un arresto clamoroso di sedici poliziotti tutti facenti parte della stessa sezione di Polizia per associazione a delinquere, arrestati dai loro stessi colleghi dell’Anticrimine. La notizia mi fece sobbalzare sulla sedia, e mi chiesi come queste persone avevano potuto delinquere per dieci anni (secondo l’accusa) accumulando potere e denaro. Ma soprattutto, scavando un po’ di più scoprii che tra queste persone si era creata una sorta di dinamica famigliare in cui ognuno copriva le spalle all’altro. Era una sorta di clan, di microcosmo in cui non permettevano a nessun altro di entrare, e tra questi spiccava la figura di una sorta di capoclan, un patriarca che col suo carisma tirava le redini della squadra e la teneva coesa… La saga di Biagio Mazzeo nasce dalla domanda: cosa sarebbe potuto accadere se in realtà quei sedici poliziotti infedeli l’avessero scampata e avessero continuato a commettere illeciti e delitti? E cosa sarebbe potuto accadere se nel controllo del territorio fossero incappati nel cadavere sbagliato, uccidendo per errore un esponente della mafia cecena? E cosa avrebbe comportato ciò all’interno della loro “famiglia”? Da lì è cominciato tutto.

Con “Il canto degli innocenti” entrano in gioco gli adolescenti e un mondo che dovrebbe ancora essere candido e limpido viene macchiato dal noir. Alla fine tutti ne escono sconfitti. Quale dunque la tua lezione sul male?

In realtà non ho risposte né lezioni da dare o fare sul Male. La serie di Vito Strega “I canti del Male” nasce proprio per questo: per cercare di esplorare insieme ai lettori il tema del Male, seguendo Strega in questa sua Odissea nei territori oscuri dell’animo umano, cercando di capire se il Male può cambiare le persone, e se sì, se questo processo è più veloce in chi col male, per mestiere e missione, ci ha a che fare tutti i giorni. Ogni libro, ogni Canto, parlerà e cercherà di eviscerare un lato diverso del Male. L’idea è quella di avere alla fine una sorta di mosaico su quello che sia il Buio, inteso come Male. Nel primo Canto viene rovesciato quel dogma o tabù che vede i bambini e gli adolescenti come simbolo di purezza e innocenza. Nel romanzo i teenager sono gli assassini. Mi interessava raccontare un momento di passaggio così complesso e delicato nella vita di una persona in cui si è facile preda di manipolazioni, suggestioni e prevaricazioni psicologiche che possono portare su una strada senza ritorno.

Dalla scrittura alla lettura. Pulixi lettore, oltre che dal maestro del noir italiano Massimo Carlotto, dove ha attinto ispirazione?

Queste sono domande impossibili perché richiederebbero risposte pressoché infinite. Vi faccio solo qualche nome tra i più rappresentativi della mia “formazione” che in ogni modo continua costantemente. James Ellroy, Michael Connelly, Carlo Lucarelli, Giancarlo De Cataldo, Don Winslow, Sandor Marai, Javier Mariàs,Samuel Beckett, Jean Claude Izzo, Elena Ferrante, Andrew Vachss, Stephen King, Elsa Morante, Agota Kristof, e così via…

Sappiamo che stai lavorando a tredici episodi su una serie poliziesca che ha avuto il battesimo proprio con “Il canto degli innocenti”. Fini dove si spingerà a ricerca del male che alberga in ognuno di noi e che si insinua tra le pieghe della nostra società?

Fin dove la storia mi chiederà di essere portata. Come narratore non mi pongo limiti e non filtro la mia scrittura o le mie intuizioni, ho troppo rispetto per la storia e per i lettori per dare loro qualcosa di edulcorato. La serie racconterà le contraddizioni che vive chi del bene ha fatto la sua bandiera, la sua ideologia ma per lavoro è costretto a sguazzare nel male. Cosa avviene nell’animo di questa persona? Dove va a nascondersi tutto il male che è costretto a vedere? Sedimenta in lui come un virus e cresce, avvelenandogli il sangue, o la sua moralità, il suo senso della giustizia riescono ad arginarlo? E come potrebbe reagire un personaggio di base buono e giusto se dovesse accorgersi di essere rimasto infettato dal male? Smetterebbe di fare quel lavoro o continuerebbe a esserne assuefatto, come se il male e la violenza potessero dare dipendenza? Queste sono le domande che costituiscono la vis creativa della serie “I Canti del Male”.

La foto è stata scattata a Barga accanto alla famosa cabina telefonica inglese diventata la più piccola biblioteca della Toscana.