Login
Facebook
Twitter
Instagram
Newsletter

Barbery, ritorno al fantasy con due bambine e gli elfi.

Testata: L'Arena di Verona
Data: 7 febbraio 2016

Realistico, fantastico. Il nuovo atteso romanzo di Muriel Barbery è um tuffo nella natura e nel regno del soprannaturale. A nove anni dal bestseller «L'eleganza del riccio» la scrittrice francese ci porta in una dimensione magica attraverso la «Vita degli elfi» (E/O, pp. 249, 18 euro), creature misteriose e per nulla innocue che abitano il mondo delle brume dove, come sulla Terra, le forze che vogliono riportare l'armonia combattono contro quelle che voglio- no distruggerla. Accolto da ampi consensi in Francia, pubblicato in Italia dalle Edizioni E/O, nella traduzione di Alberto Bracci Testasecca, questo romanzo-favola è ambientato tra Roma, l'Abruzzo e la Borgogna. A rendere possibile l'unione degli 1m1ani con il mondo soprannaturale sono due bambine dotate di speciali talenti: Clara dalle «mani sottili e graziose», cresciuta fra le montagne abruzzesi, senza genitori, è un'abile suonatrice di piano e coltiverà le sue doti musicali a Roma arrivando a sentire le storie nascoste tra le note degli spartiti. Maria dagli occhi come due «ossidiane scintillanti», anche lei orfana, è cresciuta fra gli alberi in un villaggio contadino della Borgogna, conosce i segreti delle piante officinali e sente le onde emesse dagli esseri che la circondano. Le piccole comunicano entrambe con strani esseri, gli elfi, e nella distanza percepiscono l'una la vita dell'altra. Con un linguaggio poetico, la Barbery racconta la lotta fra le forze del bene e del male in mondi paralleli. Attorno alle due ragazzine si muovono particolari figure come la minuta zietta Angele dalla «volontà più coriacea di una carica di cinghiali» o il maestro di pianoforte Gustavo Acciavatti con il suo strano segretario Petrus. Ad un'umanità in preda a guerra, odio e violenza l'invito è a non scordarsi di amare e a non avere paura. Ma «Vita degli elfi» è soprattutto una riflessione sul potere dell'arte, della poesia e dell'immaginazione che può riportare alla dimensione dell'incanto perduto. Muri e scissioni, ci ricorda la Barbery, hanno sempre «portato grandi mali».