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Intervista a Piergiorgio Pulixi

Testata: Thriller Nord
Data: 24 maggio 2016
URL: http://www.thrillernord.it/intervistapulixi.html

1) Nelle due serie, ci sono i 2 protagonisti che caratterialmente sono agli antipodi: Vito Strega, analitico, schematico; Biagio Mazzeo senza regole, passionale. Come hai potuto creare 2 protagonisti così diversi?

Ho voluto creare due personaggi molto diversi, che però fanno lo stesso lavoro, i poliziotti, sebbene in Sezioni diverse e con metodi davvero agli antipodi. Mazzeo è un poliziotto corrotto, Strega, invece, integerrimo. Mi piaceva l’idea di lavorare su due poli opposti, per misurarmi con caratteri e personalità completamente diversi, e per mostrare al lettore la parte buia e quella luminosa di un mestiere maledettamente complesso come quello del poliziotto. Per quanto riguarda Strega, il discorso è ancora più complesso; è il protagonista della serie “I Canti del Male” e il racconto si basa sul quesito: il Male cambia le persone che ci hanno a che fare? La domanda che giro ai lettori è: possono gli eventi, il Male, e la violenza a cui assiste trasformare un uomo buono e ossessionato dalle vittime fino a portarlo a diventare come Mazzeo?

2) Ti piacerebbe vedere il commissario Mazzeo in una trasposizione cinematografica? e da quali attori?

Mi piacerebbe tantissimo. Per quanto riguarda gli attori… non saprei. Non ho voluto dare troppi particolari fisici su Mazzeo a parte gli occhi di un celeste artico e l’aspetto imponente. Mi piaceva l’idea che fosse il lettore a immaginare il resto, a disegnare nella propria mente Biagio. Da quello che mi riferiscono i lettori il loro Mazzeo ideale sarebbe Richard Armitage, Jason Statham, o Filippo Nigro.

3) Quanto è importante la musica per la creazione dei romanzi e/o dei tuoi personaggi? cosa ascolti?

Per me è basilare, tanto che nel romanzo in uscita il 19 maggio, “Prima di dirti addio”, alla fine del libro c’è una colonna sonora del romanzo con tanto di titoli. Secondo me la musica da qualcosa in più al lettore e sicuramente permette agli autori di entrare più in contatto con l’essenza della storia, dei personaggi, e di certi movimenti di trama. Per quest’ultimo romanzo ho ascoltato tanto i Pantera, gli Editors, Etta James, e un po’ black-soul, il genere preferito da Mazzeo.

4) Sei un amante del genere Thriller nordico? cosa ci dici di questo genere di thriller?

Non totalmente, mi piacciono molto alcuni autori come Nesbo, Nesser, qualcosa della Lackberg, e tutto Mankell. Ho anche amato tantissimo la trilogia di Larsson, e alcuni romanzi noir della collana di Iperborea. Mi piace molto come alcuni autori tra questi che ho citato riescono ad andare oltre il genere noir/poliziesco, descrivendo e denunciando alcune storture del mondo scandinavo che da fuori sembra perfetto e che in realtà non lo è.

5) La serie Mazzeo è composta da 4 libri. Visto il successo ottenuto, come mai hai deciso di fermarti?

Per rispetto dei lettori e dei personaggi. Mazzeo è un uomo sanguigno, rabbioso, estremo nel suo modo di amare e odiare, e nel corso della serie si è infilato davvero in brutte storie. Ignorare le conseguenze dei suoi atteggiamenti, delle sue scelte, e soprattutto la portata e la caratura dei nemici che si è fatto nel corso della storia, sarebbe stato ingiusto per la verosimiglianza della serie. Biagio è un uomo, non un supereroe, quindi era chiaro che il suo destino gli presentasse un conto parecchio amaro. Alla fine dei conti, la serie della pantere è una tragedia noir, e Mazzeo è un personaggio tragico che deve fare i conti con la propria natura. Fino alle estreme conseguenze.

6) Fai parte del collettivo di scrittura Sabot creato da Massimo Carlotto. Come vi siete incontrati? raccontaci qualche aneddoto.

Massimo, oltre a essere uno dei più importanti autori di noir al mondo, è anche una persona molto generosa, e qualche anno fa ha deciso di creare una sorta di scuola, il Collettivo Sabot, per condividere la sua esperienza più che ventennale, aiutando un gruppo di ragazzi ad approcciare il mondo della scrittura con consapevolezza e professionalità. Ci ha insegnato il mestiere dello scrivere, l’artigianato della scrittura, e ciò che sta alla base della letteratura poliziesca: tanto studio, tanto lavoro e molta passione. Questo processo di studio e apprendimento è iniziato con la stesura collettiva del romanzo/inchiesta “Perdas de Fogu”, e continua tuttora; la formazione, lo studio, l’analisi della letteratura poliziesca nazionale e internazionale, sono un’attività quotidiana per noi, e una delle lezioni più importanti che Massimo ci ha impartito è che nella scrittura e nelle storie non ci dev’essere nulla di scontato. Un piccolo aneddoto è che, sebbene ormai conosca Massimo da circa dieci anni e sia una delle persone più tranquille e disponibili che abbia mai conosciuto, provo ancora nei suoi confronti lo stesso timore riverenziale che sentivo la prima volta che gli chiesi di autografarmi un suo libro. Nonostante la profonda amicizia, l’affetto, e la stima, lo vedo ancora come una leggenda, il Maestro del noir mediterraneo, l’autore della saga dell’Alligatore, e questo a volte mi fa sorridere, perché dietro ogni scrittore c’è un uomo, eppure l’emozione è sempre la stessa.