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I PREGIUDIZI DI DIO – LUCA POLDELMENGO

Autore: Salvatore Chianese
Testata: Thriller Cafè
Data: 14 giugno 2016
URL: http://www.thrillercafe.it/i-pregiudizi-di-dio-luca-poldelmengo/

Oggi su ThrillerCafe.it recensiamo I pregiudizi di Dio, nuovo romanzo di Luca Poldelmengo per i tipi di E/O. Il ritorno del commissario Andrea Valente diviso tra un passato pieno di tormenti e le indagini sul delitto di una giovane donna, in un noir dal sapore mediterraneo.

La storia è ambientata in un paesino della valle dell’Aniene, Mandela, nel cuore della provincia romana, qui scompare una giovane mamma, Margherita, e il suo cadavere viene ritrovato poco dopo in un fosso. Gli accertamenti sul corpo della vittima stabiliscono che la donna è stata strangolata e seviziata con una mazza di legno. Le indagini vengono affidate al commissario Andrea Valente, al suo fianco il nuovo arrivato, l’ispettore Marco Alfieri e il commissario Francesca Ralli. Il commissario Valente prova subito una forte empatia verso il marito della vittima immedesimandosi nella sua sofferenza in cui rivede sé stesso nel momento in cui la moglie Alice lo ha abbandonato. Giulio, sembra non capacitarsi della scomparsa della moglie ma le indagini svelano che l’uomo, contrariamente a quello che vuole far apparire, nasconde più di uno scheletro nell’armadio. Giulio, infatti, gestisce un ambiguo bar notturno che usa per adescare le donne che frequentano il locale e si intrattiene per ore al suo pc in chat erotiche dove da sfogo alle sue malate perversioni. Nel frattempo un vero e proprio ciclone mediatico si abbatte sulla cittadina con i giornalisti pronti a tutto pur di rivelare i dettagli più scabrosi e scandalosi della vicenda. Durante il corso dell’indagine i tre protagonisti, Andrea, Marco e Francesca saranno costretti, in modi diversi, ad affrontare scelte personali e professionali difficili legate al loro passato e da queste decisioni non potranno più tornare indietro. Dopo un romanzo più duro e sperimentale come, Nel posto sbagliato, l’autore romano ritorna ad un giallo più classico riproponendo i temi e i personaggi già incontrati nel suo secondo libro, L’uomo nero. Riappare così l’ispettore Marco Alfieri coprotagonista insieme al commissario Andrea Valente e alla sua affascinante collega, Francesca Ralli della squadra mobile di Roma. Su questi tre personaggi, e i loro rapporti personali, è costruito il nucleo centrale del romanzo.

Un evento tragico ha legato i destini del commissario Valente, dell’ispettore Alfieri e del commissario Francesca Ralli. Poldelmengo introduce la storia attraverso gli occhi dei personaggi, tre sguardi sulla stessa indagine, ciascuno alterato dallo specchio della propria anima. Il commissario Andrea Valente è un poliziotto integerrimo, ha un profondo senso della giustizia e del dovere, e per niente al mondo sarebbe disposto a violare la legge e i suoi ideali. Da quando la moglie lo ha lasciato vive con la suocera che mal sopporta e il figlio piccolo. Pochi mesi dopo che Alice lo ha abbandonato, a causa di un banale incidente in servizio, ha cominciato a soffrire di leggeri attacchi epilettici, problema che tiene nascosto ai colleghi di lavoro per non essere degradato dal suo ruolo. Francesca Ralli, commissario della squadra mobile di Roma, è da sempre innamorata di Andrea, ma per i problemi avuti in passato con lui ha paura di riavvicinarsi. Marco Alfieri invece è un ispettore col vizio delle escort. Essere figlio di un ex vice capo di polizia gli ha affibbiato la fama di raccomandato e allo stesso tempo lo condanna a vivere costantemente sotto l’ombra imponente del padre. Anche Marco vive con un bambino, il figlio della sua amata sorella uccisa in circostanze sospette e da lui vendicata. Marco e Andrea non vanno d’accordo, anzi si detestano dal loro primo incontro, ma col passare del tempo si renderanno conto di avere più di qualcosa in comune e forse anche qualcuno… L’ambientazione scelta dall’autore è la provincia romana, una piccola città di periferia in mezzo tra il Grande Raccordo Anulare e la città di Tivoli. (Mandela è un comune italiano che si trova su un poggio tra il torrente Licenza e il fiume Aniene). I riferimenti al territorio e ai suoi elementi sono ripetuti e non affatto casuali. Spesso l’autore si sofferma su descrizioni dei luoghi puntuali e meticolose.

Un coacervo di lottizzazioni più o meno abusive, poli industriali attivi e dismessi, stabilimenti termali e cave di travertino (cit. dal libro).

Il contesto nel quale si svolgono i fatti descritti dallo scrittore non è infatti solo uno scenario che resta sullo sfondo della storia ma ne è parte integrante. L’ambiente viene ricostruito nei dettagli per far sì che il lettore sia in sintonia con il mondo in cui si muovono i personaggi facendo ricorso anche al dialetto locale in più di una situazione. Lo stile narrativo è semplice e diretto con un ampio uso di elementi naturali per ricreare le sensazioni, come l’acqua o la polvere di travertino; o di elementi simbolici come il serpente. Con I pregiudizi di Dio Poldelmengo tralascia in parte le atmosfere più cupe che avevano caratterizzato i romanzi precedenti senza perdere nell’efficacia della forza espressiva. In particolare per quello che riguarda i temi e i personaggi del libro. I protagonisti apparentemente molto diversi tra loro per carattere e metodologia di lavoro, una volta superate le divergenze, si ritroveranno ad agire in sintonia anche grazie a esperienze personali tra loro simili quanto traumatiche. La caratterizzazione dei personaggi molto ben tratteggiata è uno dei punti di forza del romanzo a scapito della trama dove l’intreccio non ha uno sviluppo molto ricercato ne originale ma se vogliamo più conforme al realismo che caratterizza l’intera opera. L’autore non ne fa un mistero anzi tende a mettere in risalto il lato umano della narrazione tanto che all’interno del romanzo si ripete in maniera quasi ridondante la frase cult (un po’ banale)

I bravi poliziotti fermano i cattivi e quelli buoni lo fanno nel modo giusto (cit. dal libro).

Nonostante non sia un libro molto lungo sono molti i temi affrontati al suo interno e questo e l’altro elemento di forza del romanzo. Un libro che ci riporta alla realtà nuda e cruda, al concreto, lontano dallo stereotipo del fantomatico e imprendibile serial killer all’americana. L’omicidio di Margherita è uno di quelli che si raccontano spesso in televisione nei programmi di approfondimento o talk show. Una cittadina anonima, Mandela, si trasforma in un luogo di culto assediato dalle telecamere. Il meccanismo che scatta è quello che a cui un po’ di tutti ci siamo abituati in Italia. Prima la caccia all’assassino, le accuse verso il diverso lo straniero, lo zingaro, o il rumeno di turno. Un uomo prima descritto come vedovo inconsolabile e vittima degli eventi che presto si trasforma in un mostro o peggio ancora un maniaco pervertito. La macchina del fango pronta a mettersi in moto a comando sostenuta dall’umore di un pubblico moralista e scandalizzato. Tutto questo amplificato da un nuovo mondo, quello virtuale dove i giudizi e i pregiudizi si espandano con disarmante facilità. Il tema centrale in questo caso è quello della curiosità che si trasforma in morbosità, in una sorta di voyeurismo all’italiana dove tutti vogliono spiare il proprio vicino.

Poldelmengo adopera i meccanismi del giallo per spostare l’attenzione su altri temi. L’esistenza della giustizia, o cosa definisce concretamente il concetto di bene e male. Un libro che apre ad una riflessione su aspetti controversi e analizza i comportamenti dell’uomo nella società di fronte a una realtà sempre più ambigua.

Luca Poldelmengo classe 1973, romano, è scrittore e sceneggiatore come molti autori di noir contemporanei. Ha esordito con Odia il prossimo tuo (2009 Kowalski) con il quale si è aggiudicato il premio Crovi come migliore opera prima. È stato per due volte finalista al premio Scerbanenco con le successive opere: L’uomo nero (2012 Piemme) e Nel posto sbagliato (2014 Edizioni E/O).