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La narrativa ruba gli scrittori alle pagine dei fumetti

Autore: Giuseppe Pollicelli
Testata: Libero
Data: 24 giugno 2016

asquale Ruju aveva già da tempo dato prova di essere uno scrittore eclettico. Finora, però, lo aveva dimostrato soltanto attraverso i fumetti, di cui in Italia è uno degli sceneggiatori più affermati. Sono davvero tanti, in effetti, i generi che ha affrontato per conto della Sergio Bonelli Editore, dal western di Tex all’horror di Dylan Dog, dall’archeologia fantastica di Martin Mystère alla fantascienza di Nathan Never, fino al thriller per venire a collane create direttamente da lui di riuscite miniserie come Demian (2006), Cassidy (2010) e la più recente Hellnoir (2015). Ora la sua versatilità lo ha indotto a cambiare modalità espressiva, facendolo approdare al romanzo. Ma questo, come vedremo, è un passaggio non infrequente tra gli sceneggiatori di fumetti.

Il dato più interessante del debutto narrativo di Ruju (nuorese, classe 1962, trapiantato a Torino) sta nel fatto che, pur muovendosi nei territori del noir, cioè scegliendo di rimanere all’interno di uno dei filoni che meglio conosce e sa gestire, ha optato per un’ambientazione e per dei caratteri insoliti e particolarmente intriganti. I protagonisti di Un caso come gli altri (e/o, pp. 256, euro 16) sono infatti due sposi calabresi, il duro e silenzioso Marcello Nicotra e la giovane e sprovveduta Annamaria, coinvolti, con un differente grado di consapevolezza, in una tragica vicenda di ’ndrangheta.

Una storia italiana, dunque, per scrivere la quale Ruju ha verosimilmente trovato ispirazione in efferati fatti di cronaca, come quello che ha al centro Lea Garofalo, testimone di giustizia ammazzata nel 2009 a Milano dal proprio compagno, affiliato a una ’ndrina. La giovane e avvenente Annamaria ha soprattutto una colpa, se così la si può chiamare: la propria ingenuità, alimentata da un romanticismo che la porta a non rendersi conto (e a non voler vedere, attraverso un processo di rimozione talmente inesorabile da non essere forse del tutto innocente) che suo marito è uno spietato boss a capo di una delle più influenti famiglie della costa ionica. La presa di coscienza da parte della ragazza, in qualche modo favorita dal trasferimento della coppia dalla Calabria in Piemonte, dove Marcello viene

mandato per seguire gli affari della cosca, sarà assai tardiva e avverrà in circostanze drammatiche che Ruju, abile nel tratteggiare le psicologie dei suoi personaggi come nel rendere le numerose scene d’azione, racconta con l’efficacia garantita da un solido mestiere.

Quello di Ruju, dicevamo, è però solo l’ultimo caso in una lunga lista di sceneggiatori di fumetti che hanno scelto di praticare la scrittura in prosa. Alcuni, molto noti, sono stranieri, come l’inglese Neil Gaiman o il belga Jean Van Hamme, ma la pattuglia degli italiani è nutrita. Gian Luigi Bonelli, l’inventore di Tex, è stato per esempio autore, negli anni Quaranta, di tre romanzi d’avventura. Renzo Barbieri, principale responsabile, fra gli anni Sessanta e gli Ottanta, del boom del fumetto tascabile per adulti, ha scritto svariati romanzi ambientati nel jet set e divenuti talvolta dei bestseller, come quel Miliardi da cui Carlo Vanzina ha tratto nel 1991 un film con Carol Alt. Luciano Secchi, alias Max Bunker, papà di Alan Ford assieme a Magnus, ha firmato tutti i gialli del detective milanese Riccardo Finzi, a uno dei quali si ispira una pellicola del 1979 con Renato Pozzetto. Tiziano Sclavi, il creatore di Dylan Dog, è uno scrittore notevolissimo, non meno interessante del fumettista, che ha all’attivo

una decina di romanzi tra cui spiccano l’orrifico Dellamorte Dellamore e il sofisticato Non è successo niente. Gianfranco Manfredi, colonna della Sergio Bonelli Editore, ogni tre o quattro anni è solito sfornare un nuovo romanzo (l’ultimo è per adesso lo storico-avventuroso La freccia verde, ambientato nell’Inghilterra del XVI secolo). Giuseppe Ferrandino ha appena visto il suo noir Pericle il Nero diventare un film con Riccardo Scamarcio. E lo stesso Hugo Pratt ha rielaborato in prosa più di un suo fumetto, a cominciare da quella Ballata del mare salato che nel 1967 segnò la nascita di Corto Maltese.

Ultimamente, poi, la voglia di narrativa sembra essersi fatta tra gli sceneggiatori di fumetti particolarmente forte. Fra i colleghi di Ruju che di recente hanno mandato loro romanzi in libreria si possono citare Tito Faraci (La vita in generale, Feltrinelli, pp. 208, euro 15) e Roberto Recchioni, che nel 2015 ha dato alle stampe per Mondadori il primo capitolo di una trilogia fantasy, Ya. La battaglia di Campocarn (pp. 214, euro 18) Non mancano infine le donne: Paola Barbato scrive per la Bonelli ed è autrice di tesissimi thriller come Bilico e Il filo rosso (entrambi usciti da Rizzoli), mentre Barbara Baraldi, fresco acquisto dello staff di Dylan Dog e ideatrice per la Disney della serie a fumetti Real Life, ha da poco proposto in un unico volume edito da Mondadori la sua trilogia gotica dedicata alla sedicenne Scarlett (pp. 860, euro 22).