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ISOLE MINORI - LORENZA PIERI

Autore: Simone Casavecchia
Testata: SoloLibri
Data: 24 ottobre 2016
URL: http://www.sololibri.net/Isole-minori-Lorenza-Pieri.html

“Isole minori” sono quelle meno note, misconosciute perché adombrate da ciò che le circonda, quelle che i loro momenti di gloria li vivono di rado; ne apprendiamo l’esistenza in una pagina poco risolutiva di un manuale di scuola, sono luoghi dove apparentemente non succede mai niente d’importante, che sui giornali ci vanno solo d’estate, quando le affollano i forestieri. Lorenza Pieri però è piuttosto geografa dell’anima, perché isola, oltre al Giglio, in questa storia lo è soprattutto Teresa.

Per Vittorio e Elena, i genitori, quello per l’isola fu amore a prima vista, ci finirono dopo una vacanza, dopo il ’68 vissuto a Bologna, lui sognatore anarchico, lei, la Rossa, combattiva e coriacea, come Nonnalina che da sola l’aveva cresciuta, dopo gli orrori della Resistenza. L’infanzia di Teresa al Giglio è un pulviscolo di sensazioni, la scoperta continua di una natura mozzafiato, la conquista della consapevolezza, spesso imprevista e spiazzante, del contesto familiare e di una dimensione, quella politica, di cui una manciata di uomini accoglie pochi, chiarissimi, segnali. Quando si concretizza la possibilità che due fascisti, responsabili di una strage, vengano messi al confino sull’isola, mentre la Rossa arde e prepara la rivolta, Caterina - la maggiore - e Teresa, guardano l’episodio, come a tutto ciò che le circonda, con occhi attenti e spaventati, l’una sente già la curiosità aggressiva dell’adolescenza, l’altra, si preoccupa solo dei suoi incubi. A fare il resto è la televisione, mostrando che la Storia, che è capace di chiedere il conto anche a chi vive in un paradiso, mentre qualcuno, come la madre, la fa, qualcun altro può osservarla soltanto:

“quella fu l’epifania della mia infanzia che la consacrò definitivamente come un essere soprannaturale, la mia madreperla (...) della quale non sarei mai stata all’altezza”. La stessa sensazione accompagna Teresa nei confronti della sorella, in uno di quei rigorosi patti di sangue tra due universi, contrapposti per non dover ammettere di completarsi, confesserà a sé stessa: “Caterina il sole, io nella sua ombra. (...) Caterina continente, io isola minore”.

In questa storia di donne, Teresa ha un posto speciale

“Eravamo tutte femmine ma tra loro forse solo io me ne sono accorta, anche piuttosto precocemente. Le altre, forzate all’indipendenza, abituate a ricoprire più ruoli, a non cercare l’aiuto degli uomini, a non sottrarsi mai a una responsabilità, a non usare in nessuna occasione una presunta debolezza per ottenere qualcosa, hanno vissuto da maschi, con piglio virile. Solo io ero consapevole del potere dato dalla dolcezza di essere una femmina, una bambina. E finché ho potuto, fino all’adolescenza, l’ho esercitato sul babbo, ma anche sulle altre”. Con l’adolescenza entrambe le sorelle dovranno conoscere il sapore agro del continente, ogni estate arriveranno sull’isola turisti esagerati a rompere l’idillio di una natura primigenia, Caterina varcherà la soglia di un rigido collegio fiorentino, il resto lo farà la noia di quello scoglio, capace di covare amori clandestini e di dividere una famiglia dalla collera facile quanto il silenzio. Teresa, poco prima di trasferirsi sulla terraferma con la madre, ingoia un boccone di sabbia per non tradire quel suo senso imperioso d’appartenza, come a volersi portare dentro le avventure vissute con Pietro, i momenti di complicità passati col babbo a pescare sul gozzo o a sonnecchiare in una caletta sconosciuta, gli sguardi di Irma, l’amatissima cana. Quel che accade dopo, sul continente, lo apprendiamo in una modalità diversa, il distacco si fa via via patente; la vita vera - sembra dirci Lorenza Pieri -, quello che orienta la bussola di Teresa, è l’infanzia: in questa dimensione conchiusa, attraverso un linguaggio vivido, talvolta sferzante come il dialetto toscano, talvolta capace di momenti di lirismo, trovano posto movimenti impercettibili e dinamiche familiari che si riverberano in ogni fase successiva della vita dei personaggi.

A Caterina la giovinezza porta un’indipendenza sterile e misurata, un po’ come quella di Teresa, bocconiana controvoglia, finita nella Capitale, sacrificata sull’altare del marketing. È nei ritorni alla terra natia che Teresa sente ancora forte un legame che l’altra, emigrata, è riuscita a recidere completamente. Il Giglio diventa anche il punto dove può scrutare quegli uomini che non se sono andati: Pietro, il compagno che c’è sempre stato, e Vittorio, padre sbadato e pieno di dolcezza, ridotto a “un puntino rosso di solitudine”, capace però, con una morte improvvisa, di riportare a casa tutte le sue donne. Perché da lì non si può stare lontani troppo a lungo: ci sono spazi, quelli che abbiamo abitato da sempre, che per sempre, nonostante tutto, rimangono nostri; a questi luoghi fa da contraltare un tempo che è altro da quello scandito dagli eventi. La storia, e poi l’attualità, sono una presenza costante in “Isole minori”, un ospite inatteso che entra prepotentemente dalla porta principale, eppure c’è anche un tempo altro, quello delle stagioni e della morte che porta altra vita, quello di un figlio che Teresa, alla fine madre, sceglierà di crescere da sola, come la nonna, nell’isola dove ancora ritorna, delusa dallo spirito del (nostro) tempo. Lasciamo al lettore il gusto di scoprire l’ultima prova che la sorte ha in serbo per lei, l’ultimo scherzo che il destino, burattinaio di uomini sciocchi, utilizza per incrinare un mondo dove però la protagonista ha imparato a prendere quel tanto di buono che vi è in ogni raccolto, a stringere un’altra mano, consapevole che

“quelli che erano attorno a me erano più forti, erano capaci di decidere, di portare avanti le loro battaglie, erano i protagonisti. Io no. Ma adesso sapevo che non potevo forzare il mio ruolo, che quello che potevo fare era tutto lì, potevo contare sulla mia resilienza e amarli”. Esordio letterario piacevolissimo, frutto di un’esperienza editoriale maturata a lungo nelle stanze torinesi di Einaudi e in quelle romane di Minimum Fax, “Isole minori” di Lorenza Pieri è un viaggio inusuale attraverso quattro generazioni, che nel ritorno mostra tutta la forza dei legami, una dichiarazione d’amore per una terra magica, un libro decisamente raccomandato che racconta la storia di una formazione faticosa, intrecciata sapientemente alle vicende del nostro Paese.