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Una storia di violenza non si può tenere sotto chiave: Alice Sebold

Autore: Francesca Bolino
Testata: D - Repubblica
Data: 24 novembre 2016
URL: http://il-volo-della-mente-d.blogautore.repubblica.it/2016/11/24/una-storia-di-violenza-non-si-puo-tenere-sotto-chiave-alice-sebold/

Alice Sebold è una scrittrice americana che ha pubblicato negli Stati Uniti tre libri. In Italia sono stati pubblicati tutti da Edizioni e/o: Lucky, Amabili resti (da cui è stato tratto un film diretto da Peter Jackson e interpretato da Rachel Weisz e Susan Sarandon, in italia uscito nel 2010) e La quasi luna.

Alice nasce nel 1963 a Philadelphia e nel 1980 si iscrive all’università di Syracuse (un’università privata che si trova nello stato di New York) per seguire un corso di scrittura creativa.

Ma durante il primo anno di università, ancora vergine, viene brutalmente violentata da uno sconosciuto.

Torna a casa. Resta per qualche tempo in famiglia: ma questo periodo si rivela terribile perché i suoi genitori non sono in grado di accogliere il suo dolore. Scrive “volevo dimostrare a loro e a me stessa che ero quella di sempre. Che ero brava, anche se rovinata…” .

Decide così di ritornare a Syracuse per laurearsi. E, accade, che un giorno per caso rivede il suo stupratore. Lo denuncia.

Il processo è lungo e difficile e porta all’incriminazione dell’uomo che viene condannato al massimo della pena.

Successivamente si trasferisce a New York, dove trova vari lavoretti per mantenersi e si dedica alla scrittura.

Ma i suoi tentativi restano vani. Non riesce a scrivere. E’ bloccata. Ingabbiata.

La paura mangia l'anima...

Inizia a fare uso di droghe in modo distruttivo per affogare il dolore da qualche parte.

Frequenta donne e uomini. E’ in uno stato di confusione tumultuosa.

Così, decide di lasciare New York perché la grande mela copre il suo dolore. Troppi rumori affollano la sua testa. Troppi stimoli invadono il suo corpo. E si trasferisce in California meridionale, mantenendosi con lo stipendio di 386 dollari al mese come tuttofare in una comune artistica. Vive in una casetta nel bosco, senza energia. Per scrivere utilizza una lampada a gas.

Poi, nel 1995 si iscrive a un dottorato in scrittura creativa alla University of California di Irvine. Ed è in quell'anno che inizia a scrivere Lucky, la sua autobiografia. Quindici anni dopo la sua violenza.

Qui inizia il vero processo di guarigione. Qui la paura che l’ha ingabbiata si scioglie.

Perché nel silenzio della casetta nel bosco priva di energia elettrica (dove gli stimoli sono attutiti) riesce a trovare la sua voce. Riesce a dare parola a quella paura.

Scrive, crea, rinasce.

Lucky rappresenta dunque la guarigione. E' la seconda vittoria di Alice.

La prima vittoria è certamente quella giuridica, processuale. Ma è una vittoria di legge.

Racconta Alice Sebold in un’intervista al NYT diversi anni dopo l'uscita del libro: “Ho fatto quello che le donne nelle classi di prevenzione sullo stupro sono tenuti a fare: ho salvato la mia vita. Finsi di pietà di lui. Gli ho detto che era forte. Questo era quello che voleva sentire. Gli ho detto che avevo così vergogna di quello che mi stava succedendo che non avrei mai detto a nessuno. Si era buttato sui miei occhiali quando mi è saltato addosso così gli ho detto che ero quasi cieca senza di loro. Ma in realtà, ho impresso ogni caratteristica della sua faccia nella mia memoria per sempre. So che ho fatto tutto bene. Sono sopravvissuta. Io sono viva, ma otto anni dopo, posso ancora vedere e annusare quel tunnel. E otto anni dopo, posso confermare come vero che nessuno vuole sapere cosa è successo. Il muro di silenzio che circonda il reato è una delle conseguenze più dolorose dello stupro. Chi non ha vissuto una violenza non ha idea di cosa significhi e tende a essere diffidente o addirittura spaventato da chi invece la subisce. Le vittime diventano una realtà separata, incomprensibile”.

Ecco. Quel muro di silenzio di cui parla Sebold è lo stesso muro di silenzio che ha scelto quando ha lasciato NY e si è rinchiusa nella casetta nel bosco senza energia elettrica.

Qui inizia la denuncia al mondo. La denuncia pubblica attraverso la scrittura. Non è più solo il linguaggio della legge che parla per lei ma è la sua parola.

La sua voce.

Qui si produce la seconda vittoria.

Dobbiamo sentire, ascoltare l'esperienza delle vittime di stupro perché la nostra migliore e unica difesa è la conoscenza.

E guarire è sempre una questione di scelta: bisogna scegliere di tornare dentro quella sofferenza per liberarsene. Poi.

Una storia di violenza non si può tenere sotto chiave.

Perché se resta anonima una storia, è solo una storia, non la realtà.

Mentre leggete: https://www.youtube.com/watch?v=Ys5xfdn5rlo