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Col cuoco «gotico» di Kressing il cibo diviene arma di potere

Autore: Felice Modica
Testata: Libero
Data: 23 dicembre 2016

Sull’altopiano spicca una collina più alta delle altre e senza vetta. Rompe la successione regolare delle cime arrotondate che si snodano intorno, coltivate e boscose, con un precipizio inaccessibile. Sulla sommità, ai bordi, un profondo fossato, estrema protezione del grande castello gotico chiamato Prominence. La patina di antico che lo riveste contrasta con lo stato di perfetta conservazione ed efficienza. Le terre e i giardini adiacenti sono curatissimi; i tetti e gli infissi dell'edificio in ordine. Gli immensi saloni paiono pronti ad accogliere, da un momento all’altro, centinaia di invitati per il ballo. L’enorme cucina è scintillante...

Eppure, tale magnificenza stride con l'assenza di vita. Tranne i contadini e i giardinieri che lavorano la terra e, talvolta, alcuni architetti di città, a Prominence nessuno mette piede. Il castello non è abbandonato, ma disabitato. Il che gli conferisce un aspetto inquietante. Non si tratta però dell'incantesimo di un mago.

Prominence è stata per generazioni la casa avita dei Cobb, progettata dal capostipite, A. Cobb, fondatore della città posta più a valle che porta il suo nome. Una famiglia di latifondisti che possedeva tutte le terre fertili della zona. Venne però il tempo in cui i Cobb non ebbero più discendenti maschi, ma femmine, che sposarono i rampolli delle famiglie degli amministratori, fra loro storicamente ostili. Fu così che l'ultimo maschio dei Cobb fece testamento, stabilendo che a una delle figlie andasse la terra delle colline e all' altra quella delle pianure, mentre l'onere e la cura di Prominence gravasse in parti uguali su entrambe, fino alla riunione delle due proprietà mediante un matrimonio. Tale obbligo doveva inoltre estendersi a tutti i discendenti e, in caso di inosservanza da parte degli eredi, tutto il patrimonio sarebbe andato in beneficenza.

Il tempo stempera gli odi e i rancori; il benessere derivante dall'avanzamento sociale inevitabilmente infiacchisce. Così, oggi, tra i Vale e gli Hill, gli ex fattori che si sono spartiti l'impero Cobb, non vi è più guerra. Al massimo una rivalità culinaria, perché ognuno cerca di far sfoggio di maggior raffinatezza e le sfide si esauriscono nell'imbandire la tavola più ricca, o nell'assumere il cuoco più bravo... Cose da non prendere sottogamba.

Le due famiglie hanno entrambe sperato di “liberare” Prominence con un matrimonio tra Daphne Hill e Harold Vale cresciuti insieme e forse anche un po’ innamorati. Ma poi Daphne ha preso a ingrassare a dismisura, si è chiusa in sé e il sogno è sfumato.

Tutto cambierà, però, con l’arrivo di un misterioso personaggio, di altezza imponente e singolare magrezza, che bussa alla porta degli Hill in risposta all’annuncio «Cercasi cuoco». Chi sarà mai, questo strano figuro che gira sempre armato di coltelli da cucina affilatissimi e speciali, che ha modi raffinati e, al tempo stesso, si trova a proprio agio dominando la feccia delle taverne? Un uomo che beve come una spugna, mangia come Gargantua, senza apparenti conseguenze, vanta amicizie altolocate nella grande città, di fronte al quale i suoi stessi datori di lavoro stanno in soggezione e tutti gli altri tremano di paura. Un cuoco, inoltre, capace di conquistare coi suoi piatti i palati più fini e addirittura quelli dei suoi nemici. Ha fatto un patto col Diavolo? O è forse egli stesso, il Diavolo? Tutte le ipotesi sono aperte e l’unica certezza è che Il cuoco di Harry Kressing (e/o, pp. 254, euro 16) resta un libro magnifico, che ti prende per la gola fino all’ultima pagina, e perfetto per questi giorni di festa.

Uscito per la prima volta nel 1965, ebbe un grande successo e una riproduzione cinematografica con Angela Lansbury prima di finire nel dimenticatoio. Oggi la meritoria riproposizione senza aver perso un grammo di smalto o di mistero. A partire dallo stesso autore. Pare, infatti che Harry Kressing sia lo pseudonimo di Adam Ruber (1928-1990). Ma non è proprio certo... Di lui si sa che scriveva un romanzo ogni due anni, però ci sono rimasti solo Il cuoco e due lunghi racconti... Dicono che sapesse cucinare molto bene...