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Nero di Spagna

Autore: Francesca Frediani
Testata: D / La Repubblica delle Donne
Data: 18 luglio 2009

Già definito da Manuel Vásquez Montalbán “uno dei due veri autori di noir spagnoli” – nessun dubbio sull’identità dell’altro – Juan Madrid, nato a Malaga nel ’47, è un romanziere e giornalista estremamente prolifico: dalla quarantina di libri che ha scritto, in Italia sono usciti Cronache di Madrid in nero, Un bacio da amico e il reportage Amazzonia: un viaggio impossibile. Di questo suo ultimo Mele marce il titolo originale e palesemente improponibile per l’edizione italiana era Pajaro en mano (dal detto popolare spagnolo “è meglio un solo uccello in mano che cento nel cielo”): ottima metafora, al di là degli equivoci che deriverebbero dalla traduzione, della teoria di Madrid sulla lotta al crimine: tra mafia russa, squadroni della morte sudamericani, avvocati italiani che praticano il riciclaggio di denaro sporco, appare evidente che è impossibile sradicare completamente il marcio di una città, in questo caso Marbella: quindi, “se non puoi prenderli tutti, cerca almeno di prenderne una parte”.

Perché ha ambientato il libro a Marbella?
«E’ la patria internazionale della corruzione urbanistica, un problema che esiste in qualsiasi luogo, ma lì è assoluto. Marbella è il luogo dove si lava il denaro sporco delle mafie europee, incluse quelle italiane e russe».

Si sente più vicino al romanzo noir mediterraneo o all’hard boiler americano?
«Più che “mediterraneo” mi sento proprio spagnolo. E in ogni caso, più vicino agli italiani – Sciascia, per esempio – ed alcuni francesi, che agli americani».

Crede che il noir sia il nuovo genere morale?
«Il delitto è un’ottima radiografia della corruzione del sistema, i questo senso la “novella negra”, come in Spagna chiamiamo il noir, è davvero il romanzo sociale del XXI secolo. Ma non vale per i semplici polizieschi».

A cosa sta lavorando ora?
«Sono uno scrittore compulsivo, non posso vivere senza scrivere. Ora sto scrivendo un romanzo ambientato durante il Franchismo. E’ una specie di vendetta personale, devo ancora decidere il finale».