Già definito da Manuel Vásquez Montalbán uno dei due veri autori di noir spagnoli nessun dubbio sullidentità dellaltro Juan Madrid, nato a Malaga nel 47, è un romanziere e giornalista estremamente prolifico: dalla quarantina di libri che ha scritto, in Italia sono usciti Cronache di Madrid in nero, Un bacio da amico e il reportage Amazzonia: un viaggio impossibile. Di questo suo ultimo Mele marce il titolo originale e palesemente improponibile per ledizione italiana era Pajaro en mano (dal detto popolare spagnolo è meglio un solo uccello in mano che cento nel cielo): ottima metafora, al di là degli equivoci che deriverebbero dalla traduzione, della teoria di Madrid sulla lotta al crimine: tra mafia russa, squadroni della morte sudamericani, avvocati italiani che praticano il riciclaggio di denaro sporco, appare evidente che è impossibile sradicare completamente il marcio di una città, in questo caso Marbella: quindi, se non puoi prenderli tutti, cerca almeno di prenderne una parte.
Perché ha ambientato il libro a Marbella?
«E la patria internazionale della corruzione urbanistica, un problema che esiste in qualsiasi luogo, ma lì è assoluto. Marbella è il luogo dove si lava il denaro sporco delle mafie europee, incluse quelle italiane e russe».
Si sente più vicino al romanzo noir mediterraneo o allhard boiler americano?
«Più che mediterraneo mi sento proprio spagnolo. E in ogni caso, più vicino agli italiani Sciascia, per esempio ed alcuni francesi, che agli americani».
Crede che il noir sia il nuovo genere morale?
«Il delitto è unottima radiografia della corruzione del sistema, i questo senso la novella negra, come in Spagna chiamiamo il noir, è davvero il romanzo sociale del XXI secolo. Ma non vale per i semplici polizieschi».
A cosa sta lavorando ora?
«Sono uno scrittore compulsivo, non posso vivere senza scrivere. Ora sto scrivendo un romanzo ambientato durante il Franchismo. E una specie di vendetta personale, devo ancora decidere il finale».